Economia

"Afghana": la mostra sulla maternità di Emergency nel Panshir

 

Roma, 1 apr. (askanews) - Un viaggio fotografico all'interno del centro maternità di Emergency nella Valle del Panshir, in Afghanistan; le storie delle mamme afgane e dei loro bambini ma anche delle giovani donne che hanno realizzato il sogno di diventare infermiere e dottoresse in un Paese così complesso. E' la mostra "Afghana" della fotografa Laura Salvinelli, con testi di Virginia Vicario, che dopo Roma e Matera approda a Genova al Palazzo Ducale nell'ambito della rassegna "La Storia in Piazza"; visitabile a ingresso libero fino al 1° maggio.Il lavoro di Laura Salvinelli fonde l'empatia senza tempo del ritratto all'urgenza del reportage umanitari: "Queste foto sono state scattate nell'autunno del 2019, quindi subito prima della pandemia, e per me era il settimo viaggio in Afghanistan, che è un Paese che conosco molto bene. Questo reportage mi ha dato l'occasione di fotografare la parte più importante della donna, cioè il corpo della donna ripreso nel momento culminante della sua vita, e chi meglio delle ginecologhe e delle ostetriche conoscono le donne?"."Noi abbiamo un'idea unica della donna afgana ma non è così: le donne afgane possono essere le nomadi Kuchi, naturali, libere, un tutt'uno col loro corpo; alle donne stanziali che invece, all'opposto, sono estremamente riservate, raccolte e composte. In ogni caso nel momento del parto, che è il momento più importante della loro vita, esprimono tanto loro stesse".Protagoniste le madri ma anche le dottoresse, le infermiere e le pazienti del centro di maternità di Emergency, aperto nel 2003 e che ancora oggi permette alle donne locali la formazione necessaria per diventare infermiere, ginecologhe e ostetriche. La dottoressa Raffaella Baiocchi di Emergency:"Le donne che lavorano con noi non hanno avuto problemi a continuare a lavorare e hanno una vita sociale abbastanza sovrapponibile a quella che avevano prima. C'è stata tanta paura ma per il momento questo timore è un po' rientrato. Un altro problema è per chi ha figlie adolescenti che ancora non riescono ad andare a scuola. E' di pochi giorni fa la notizia che i talebani, che avevano promesso di riaprire le scuole secondarie a fine marzo, hanno ulteriormente posticipato le aperture e questo getta un'ombra scura su questa situazione, anche se per esempio le Università private sono aperte. Abbiamo delle nostre dipendenti che stanno facendo un corso di medicina e le stanno frequentando regolarmente. Per quanto riguarda le pazienti, la situazione è decisamente peggiorata per motivi legati all'insicurezza che ancora non è un problema risolto soprattutto nella nostra area dove a settembre c'è stato il conflitto attivo, e anche per la crisi economica perché spostarsi significa spendere soldi. Arrivano al nostro centro in condizioni estreme, quando si capisce che non c'è niente da fare a casa ma spesso è troppo tardi. Quindi abbiamo avuto un aumento della mortalità".