Spettacoli

Salemme, Giallini, Battiston papà gelosi in "E' per il tuo bene"

 

Roma, 25 giu. (askanews) - Cosa possono combinare dei padri molto gelosi e poco comprensivi quando disapprovano i compagni delle proprie figlie? Nel nuovo film di Rolando Ravello, "E' per il tuo bene", Vincenzo Salemme, Marco Giallini e Giuseppe Battiston superano ogni limite quando tentano di allontanare quei malcapitati. Le loro mogli, interpretate da Valentina Lodovini, Isabella Ferrari e Claudia Pandolfi, fanno veramente fatica a trovare una mediazione."E' per il tuo bene", in esclusiva su Prime Video dal 2 luglio, è il remake di una commedia spagnola di grande successo. Ravello racconta con leggerezza i conflitti in tre famiglie tipiche dell'Italia di oggi, accomunate dalla distanza tra genitori e figli: questi ultimi cercano con fatica una propria strada ma vengono ascoltati da adulti concentrati su se stessi, che non capiscono che il mondo intorno a loro è profondamente cambiato.Salemme la vede così: "Io non sono un padre nella vita, però penso che la difficoltà maggiore nel mestiere di padre sia quella dell autorevolezza: sono tre padri che hanno paura di aver perso un ruolo in famiglia, rispetto alle mogli e rispetto ai figli. Questa penso sia la paura più grande del maschio, oggi".Nel film il padre di Matilde Gioli è un avvocato di successo interpretato da Giallini, che entra in profonda crisi quando scopre che la figlia è innamorata di una ragazza di colore."Secondo me è un viaggio che stanno facendo tanti ragazzi dell'età del personaggio, i 25enni-30enni, e cioè la realizzazione di essere in una società che sta molto cambiando: i rapporti di amore sono molto più liquidi, fluidi, c'è una fluidità anche nei ruoli, nei generi, e chiaramente per la generazione dei nostri genitori questa cosa non è ancora così scontata".Giallini, che nella vita è padre di due ragazzi: "E' logico che la generazione nostra si trova un po' in difficoltà, ma non è in difficoltà, è che cambia la società, come diceva lei, cambia tutto. Se avevo una figlia e mi portava un ragazzaccio con settemila tatuaggi, anche con tutta la libertà, insomma, un pochino ci avrei parlato, un filo Ruggero, papà ti deve parlare! L'avrei impostata un po' alla Gassmann e avrei detto: Ruggè, via qua".