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Coronavirus e terrorismo mediatico: il giornalismo americano e quello italiano

La differenza tra giornalismo di serie A e giornalismo di serie B sta nella capacità di dare le notizie prima dei commenti e non viceversa ‘adattando’ le notizie ai commenti.

Commenti più delle volte strumentali e tagliati su misura per raggiungere un obiettivo, quasi sempre politico.

L’Italia è probabilmente uno tra i pochi Paesi al mondo dove i commenti arrivano molte volte prima delle notizie e dove tutti hanno diritto di parola soprattutto in merito ad argomenti di cui non sono assolutamente competenti.

La stampa, non a caso definito il ‘quarto potere’, ha una formidabile capacità e altrettanto formidabile responsabilità di informare e mantenere sotto controllo il ‘sentiment’ dei lettori.

Coronavirus: giornalismo americano e italiano a confronto

Missione rilevante soprattutto durante momenti eccezionali come guerre o pandemie. E quello di oggi è sicuramente tempo di guerra.

Il sacro obiettivo dei media in questi momenti dovrebbe essere quello di informare con verità, suggerire con competenza, spingere all’unione del Paese e diffondere a piene mani speranza.

Ecco su questi quattro punti sorge spontaneo un breve paragone con il giornalismo americano durante la pandemia.

Ogni giornale e televisione americana trasmette quotidianamente notizie sull’andamento dell’epidemia ma lo fa fornendo dati e fatti reali. Mai interpretazioni dove il commento è prima della notizia.

Certo la battaglia politica non è spenta ma la responsabilità verso i lettori è molto più importante.

Come dappertutto anche qui ci sono reti di informazione e reti di ‘entertainment’.

E’ molto difficile se non impossibile che gli attori delle prime si muovano sulle seconde o viceversa.

La CNN, ad esempio, ogni giorno ha collegamenti sui temi del Coronavirus ma nei quadrati di Skipe sono invitati a parlare di virus solo quelli che di virus ne sanno qualcosa. Ed allora ascolti le interviste al General Surgeon’ del Paese, dr Adams e quelle ai due esperti medici della task force della Casa Bianca, dr.Anthony Fauci e dr.ssa.Debora Birx. Di politiche del lavoro e di economia parlano invece i numeri uno del Ministero del Lavoro e del Tesoro, gente con curriculum ‘spaziali’ (e non esperti di bibite) per finire con il giornalista medico a capo della sezione medicina della rete che guida i fatti sanitari del giorno. Di virus parla solo chi ha la competenza e non l’opinionista sportivo.

Coronavirus: l'importanza dei dati prima dei commenti

Tutti esprimono fatti con estrema competenza. Informano con in mano dati ufficiali, diffondono realismo e speranza.

E poi appena appare all’orizzonte una notizia positiva sul virus invitano il CEO della Compagnia che sta sviluppando il vaccino e gli chiedono notizie, numeri e tempi. Di talk show a caso con ospiti vari non se ne vede l’ombra.

Gli stessi politici, i Governatori che ogni giorno comunicano nel briefing alla stampa, non si permettono invenzioni ma realisticamente danno una fotografia del problema. A nessuno viene in mente di attaccare lo Stato vicino. Uno su tutti il Governatore dello Stato di New York, il più colpito dalla pandemia. I suoi briefing quotidiani sono un esempio di come fare comunicazione seria, empatica, trasparente, corretta ed efficace.

E poi nessun servizio strappalacrime come tanti programmi  nostrani ci hanno abituati. Pochi spazi di testimonianze di pazienti che hanno raccontato la loro esperienza con il virus senza fare un ‘amarcord’ sulla storia della loro famiglia. Punto e stop.

 

Altra situazione nel nostro Paese. Non certo una novità. In fondo quante reti hanno dato spazio in tempi passati a notizie tipo quelle relative al Movimento delle sardine e al suo leader che qui, negli Stati Uniti, forse avrebbero avuto spazio nelle reti locali di qualche isolato ‘contado’.

Informare con verità, suggerire con competenza, spingere all’unione e diffondere speranza sono concetti che onestamente si sono visti poco in questa pandemia nel Bel Paese.

Informare bene è già stato il primo ostacolo, dato che ogni giorno ci si confronta con numeri nuovi, valutazioni diverse sui contagi e sui trend in una baraonda a chi la butta più ‘esplosiva’, normalmente sparando contro il vicino.

Il suggerire con competenza è all’eccesso. Mai come adesso i veri protagonisti sono virologi, epidemiologi, medici, ricercatori scoperti nelle più lontane università americane e tutti ,ogni giorno, pronti a suggerire e dare consigli di tipo diverso, dalle mascherine certificate Iso 9000 alle chiusure totali, alle aperture a tempo, più o meno ritardate, alle teorie scientifiche più strane con il risultato che  nessun italiano ci ha capito più nulla. Ha solo cominciato ad avere paura.

Senza parlare del circo Barnum dei soliti opinionisti buoi per ogni stagione. Capaci di parlare di Afghanistan, di virus, di mafia e camorra e di Borsa senza mostrare vergogna alcuna. Tanto la lingua italiana aiuta le sfumature e garantisce quasi sempre la flessibilità e la  leggerezza di ogni concetto.Tutti possono sempre dire ‘sono stato frainteso’.

  Per non parlare dello spingere all’unione.

Tutti i politici, senza distinzione alcuna, fanno a gara a spararsi palle incatenate. Le Regioni contro il Governo, le Regioni del Sud contro quelle del Nord, i nani e i giganti della politica italiana ( pochi in verità) in un giornaliero wrestling fine a stesso.

I Governatori della Lega contro quelli piddini, i cinque stelle contro tutti , il premier contro l’opposizione in una totale girandola di stilettate buone solo per accendere animi che hanno bisogno di tutto meno che di questo.

Ma la colpa maggiore, anzi il vero peccato mortale è quello di non dare mai speranza. In una irresponsabile corsa alla notizia più cool si cerca quasi sempre di mantenere alta la tensione.

Si parla di una medicina forse ‘promettente’ e due minuti dopo esce il commento di uno dei tanti medici pronti a stroncarla. Si parla di distanza di sicurezza di due metri e subito l’esperto dell’Università di Vattelappesca è pronto a giurare che il virus si diffonde nell’aria e quindi non bastano più nemmeno gli 8 metri. Le mascherine si possono fare in casa? Una domanda legittima visto che non si trovano da nessuna parte ed ecco subito il nuovo esperto pronto a dire che bisogna usare solo quelle certificate ISO 18000 e usarle possibilmente solo per un’ora e assolutamente non di più.

E per finire con quei Governatori che in un delirio di onnipotenza vogliono chiudere i propri confini. Tutti contro tutti e soprattutto uniti nell’attaccare l’unica Regione, quella lombarda, la più colpita dal Coronavirus. Una Regione che ha bisogno di solidarietà invece che di attacchi. Soprattutto da quelli che in altri tempi hanno goduto a piene mani per familiari o per se stessi, sempre a gratis, dell’efficienza del suo sistema sanitario.  Ma questo è un altro discorso.

Certo non sarebbe giusto fare di tutta l’erba un fascio ma sarebbe altrettanto sbagliato non evidenziare le criticità di un sistema di comunicazione che per il momento sembra aver fatto acqua da molti versi e che ha raggiunto un unico obiettivo: quello di creare inutile terrorismo mediatico.

Sfortunatamente, a fare acqua, in questa crisi non è stato solo questo.

 

 

 

 

  

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    coronavirus.americagiornalismoterrorismomedia





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