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Costume
Coronavirus, il mondo degli eventi “divorato” dalla pandemia
(fonte Lapresse)

Eventi, congressi, matrimoni, fiere, attività generano occupazione, incidono sul PIL, creano immagine, movimentano a cascata un indotto di centinaia di migliaia di micro attività, come il mondo dei video, della fotografia, dell’omaggistica, dei viaggi e di mille altri rivoli. Professionisti, collaboratori, impiegati e lavoratori rimasti bloccati e dimenticati da un anno.

Un mondo molto eterogeneo ma “tremendamente” produttore di redditività. Comparti talmente diversi che difficilmente possono essere fotografati con numeri precisi ma, quello che è certo, è che la pandemia da Coronavirus li ha colpiti tutti e in maniera pesante. E fino ad ora, dal precedente Governo, sono stati considerati, comparti di serie B, al pari dell’attività del fitness in generale, e chiusi in un lockdown totale e dimenticato nei cosiddetti “ristori”.

Il grande comparto degli eventi è stato così praticamente “divorato” dal Coronavirus. Una testimonianza di questo dramma ci è offerta da una conosciuta imprenditrice del settore, Susanna Messaggio, A.D. di Strategie di Comunicazione.

Susanna cosa ti porti addosso di questa pandemia?

“Non è certo una novità dire che la pandemia ha creato non pochi problemi in più settori. Uno dei più colpiti è stato quello di cui mi occupo da anni, il settore della comunicazione/eventi/ congressi /fiere. Personalmente, e in un battibaleno, ho perso diversi contratti di consulenza per una serie di convegni in cui avrei dovuto dare il mio contributo sia in qualità di moderatrice sia come ufficio stampa. In questo secondo caso specifico media relations dedicate ad eventi e fiere nel settore della salute e del benessere. Gli eventi sono stati rimandati e riprogrammati con molte difficoltà. In alcuni casi cancellati”.

Come vi siete dovuti attrezzare in questo periodo?

“Gli eventi si sono trasformati in ibridi “phygital”,  in parte in presenza (physical) e in parte in collegamento digital on line. Alcuni sono stati rimandati a data da destinarsi.  Sicuramente il nostro comparto degli eventi è stato uno dei settori che ha pagato il prezzo più caro in questa pandemia. Abbiamo dovuto subire l’annullamento di diversi tipi di lavori. Tutti hanno perso opportunità, dagli organizzatori, agli allestitori, agli espositori per finire con i  k.o.l ( key opinion leader).

Come è stato lavorare in questo anno tremendo?

“Lavorare in questo anno è stato molto complesso: abbiamo fatto il doppio del lavoro per poter comunicare e comprendere a distanza. La vista sicuramente, per molti di noi, è stata compromessa. E questo per le lunghe sessioni on line con l’esposizione alla luce blu dei computer e dei  cellulari per un tempo prolungato. Lo smart working  è stata l’alternativa per continuare a lavorare come ufficio stampa e pr. Ma questa maledetta pandemia non ha fatto bene neppure alla mente, sempre concentrata nel monitor di uno schermo, dove non si riesce ad interagire al meglio.

Cosa significa fare pubbliche relazioni e comunicazione davanti a uno schermo?

“E’ molto difficile davanti a uno schermo cogliere  le espressioni e il comportamento del corpo degli interlocutori. Nei dialoghi la comunicazione non verbale ha un “ linguaggio” che, visto di persona, aiuta a comprendere  le intenzioni nei rapporti con i clienti. Dobbiamo anche aggiungere il danno alla pelle, perché il tempo prolungato di esposizione alla luce blu, crea delle micro-rughe d’espressione che devono essere poi rimesse in ordine grazie a yoga o ginnastica facciale. Per non parlare poi dei danni da sedentarietà e da posture errate assunte nello stare ore davanti al PC. Anche se il danno relazionale da “isolamento”, è certamente quello che ha pesato maggiormente”.

E qualcosa di positivo è possibile trovarlo?

"I clienti più lungimiranti hanno investito nel settore dell’ufficio stampa e soprattutto in quello delle pr per potenziare i loro brand in un momento di così grande disagio sottolineando le peculiarità della propria azienda e i concetti dedicati all’etica verso la sostenibilità, il rispetto del pianeta e delle persone. Ma non tutti sanno guardare nella direzione giusta ed hanno così tagliato i costi nel settore della comunicazione, in modo improprio. E vorrei evitare di parlare dei cosiddetti ristori”.

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