Strage di Motta Visconti, la criminologa: "Il mostro è in famiglia"
Di Maria Carla Rota
"Mi sembra che siamo di fronte a una personalità psicopatica, perfettamente integrata nella società, ma soggetta a violente turbe legate alla sfera affettiva. Ne è prova il fatto che, come in altri casi, il vicino di casa dica: 'Chi se lo poteva immaginare?'. Secondo le testimonianze quella di Carlo Lissi era una famiglia modello". Così la criminologa Cinzia Mammoliti, autrice della rubrica Coppie di... fato, commenta con Affaritaliani.it la strage familiare di Motta Visconti. "Il 90% dei reati più gravi si consuma in casa, in famiglia. Il mostro è con noi e spesso non è prevedibile".
Pur avendo a disposizione solo le prime informazioni, è possibile tracciare un profilo del padre e marito assassinio: "Sembra una persona che a un certo punto della sua vita è sbottata. Emergono segni di grande insofferenza verso la vita familiare, era un uomo stanco. Dubito che il movente sia un'altra donna. Le indagini ora dovranno approfondire il tipo di rabbia nei confronti della moglie e dei figli. Quello che più colpisce è l'accanimento verso il bimbo piccolo".

Perché uccidere anche i figli? "Nei femminicidi c'è spesso il delitto dei figli perchè sono visti come estensione della donna: c'è il desiderio di cancellare l'intero nucleo familiare. Forse quest'uomo non era predisposto per questo tipo di vita, chissà se si è sposato 'per dovere'. Sono aspetti che emergeranno solo durante indagini più approfondite".
Di sicuro ci sono alcuni elementi contraddittori: "Da un lato l'accanimento e l'efferatezza verso i propri familiari, segno di un raptus. Dall'altro la messa in scena di una rapina, segno invece di una mentalità criminale più organizzata. Bisognerà capire quanto questo omicidio fosse premeditato, considerato che Lissi è uscito poi per andare a vedere la partita".