Motta Visconti, il criminologo: "Delitto mai visto. Una nuova crisi sociale"
Di Maria Carla Rota
"E' un delitto molto grave e anomalo. E' la prima volta che ci troviamo di fronte a un caso simile". Così il criminologo Francesco Bruno, docente di Psichiatria Forense e Criminologia all'università La Sapienza di Roma, commenta con Affaritaliani.it la strage di famiglia a Motta Visconti. Una donna e due bimbi piccoli uccisi con efferatezza dal loro marito e padre.
Un caso che, per Bruno, non rientra in nessuna delle tipologie di omicidio familiare al momento conosciute. "Finora un uomo arrivava a distruggere la famiglia per due ragioni: una profonda depressione, che porta l'assassino a confessare subito se non a suicidarsi, oppure la paranoia, come per esempio l'ossessione che i figli non siano propri. C'è anche un terzo caso, marginale, che è quello dell'uomo che se la prende col mondo intero, sterminando la famiglia ma anche i passanti che incontra per caso".
Quello di Motta Visconti è un caso nuovo, che non rientra in nessuna di queste tipologie. "Carlo Lissi non era un uomo depresso. Se mai, questo è un omicidio simile a quelli dovuti a schizofrenia, anche se, non conoscendo la persona direttamente, non si può affermare nulla di certo", prosegue Francesco Bruno, spiegando che ogni delitto è scatenato da un lato da motivi psichiatrici, più o meno manifesti, e dall'altro da un contesto sociale che in un certo momento diventa scatenante.
"In questo caso sembra emergere anche negli uomini quell'angoscia tipica delle donne di un tempo, soprattutto a inizio secolo. Quando venivano lasciate e volevano iniziare una nuova relazione, le donne temevano che i figli sarebbero stati un ostacolo e il desiderio di libertà le portava ad uccidere i bambini. L'uomo, invece, non ha mai avuto questo tipo di problema, soprattutto non al punto da prendersela anche con i propri figli".

In questo senso il delitto di Motta Visconti diventa emblematico e apre una nuova, allarmante, interpretazione della nostra società: "Un segno che il rapporto uomo-donna è arrivato al limite, un segnale gravissimo: il peso della famiglia rischia di diventare un pesante fardello. Nel caso di Motta Visconti sembra che ci fosse una certa stanchezza familiare, non era un rapporto idilliaco per quanto tutto sembrasse rientrare nella normalità. Probabilmente Carlo Lissi covava il desiderio di diventare di nuovo ragazzo, di 'rifarsi una verginità'. Voleva essere pronto per iniziare una nuova relazione con la collega di cui si era invaghito e temeva, forse, che lei lo potesse rifiutare proprio per la sua condizione di uomo sposato. Penso al caso di Rina Fort, che uccise la moglie e i tre figli del suo amante per paura di non poter essere sposata dall'uomo che amava. Ma quello era un delitto 'tipico', mai era successo che l'uomo stesso sterminasse anche i propri figli per timore che ostacolassero la sua nuova vita".
"E' evidente che ora il rapporto uomo-donna è profondamente deteriorato ed è sceso a livelli tali da andare persino contro i figli. Gli uomini stanno assumendo modi di comportarsi criminali che una volta appartenevano alle donne e che in quel caso avevano qualche ragione dovuta a certe condizioni sociali dure da accettare. Una motivazione che, invece, ora non c'è".
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