Addio a Carlo Pepi, il critico d'arte che smascherò i falsi Modigliani: aveva 87 anni - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:26

Addio a Carlo Pepi, il critico d'arte che smascherò i falsi Modigliani: aveva 87 anni

Massimo esperto di Modì, ha dedicato la vita a smascherare falsi e difendere l'autenticità, trasformando la sua casa di Crespina in un museo senza etichette

di Redazione News

Arte: addio a Carlo Pepi, collezionista autodidatta che smascherò i falsi Modigliani

Carlo Pepi, collezionista, critico d'arte autodidatta, noto in tutto il mondo per la sua competenza su Amedeo Modigliani e per la sua profonda conoscenza dei pittori Macchiaioli, è morto all'età di 87 anni all'ospedale di Cecina (Livorno), dove era ricoverato da alcuni giorni. La notizia della scomparsa è stata annunciata dalla famiglia. I funerali si terranno nella chiesa di San Michele Arcangelo di Crespina Lorenzana (Pisa) lunedì 25 agosto, alle ore 10.

Nato a Nuoro nel 1937, Pepi si trasferì giovanissimo in Toscana, dove visse tutta la vita tra le colline di Crespina Lorenzana, trasformando la propria villa in un incredibile archivio visivo dell'arte italiana dall'Ottocento al secondo Novecento. Con una formazione economica alle spalle - di professione faceva il commercialista - scelse un percorso parallelo a quello accademico: quello del collezionismo istintivo, etico, totalmente alieno dal profitto e dalla fama.

Pur riconosciuto a livello internazionale come il massimo esperto di Modigliani, Carlo Pepi rifiutò sistematicamente etichette, premi e cariche: persino una laurea honoris causa, per non essere associato a un mondo dell'arte che considerava troppo vicino al mercato e troppo lontano dalla verità. Non era laureato in storia dell'arte, non pubblicava su riviste accademiche, ma in molti - anche tra gli studiosi stranieri - lo cercavano per pareri autorevoli, schietti, non condizionati. E spesso, quando c'era da distinguere un'opera autentica da un falso, era lui ad avere ragione.

Il suo nome è legato indissolubilmente a uno dei più clamorosi scandali dell'arte italiana: la "beffa delle teste di Modigliani" del 1984. Quando tre sculture, rinvenute nei fossi di Livorno, furono presentate come autentiche, fu proprio Pepi il primo a gridare alla falsificazione. Le definì "falsi maldestri" prima ancora che si scoprisse la verità: erano opera di tre studenti armati di trapano, decisi a dimostrare la superficialità del mondo critico. Fu il trionfo della sua intuizione, ma anche la prova della sua solitudine nel panorama ufficiale.

Nel 2017, un nuovo caso: la mostra di Modigliani al Palazzo Ducale di Genova. Pepi segnalò pubblicamente il sospetto che molte delle opere in mostra fossero contraffazioni. Dalle sue parole partì un'inchiesta: un perito accertò la falsità di numerosi dipinti, la mostra fu chiusa, e alcuni organizzatori finirono sotto processo. Anche questa volta, aveva visto giusto.

La casa di Carlo Pepi a Crespina non era un museo nel senso classico: era una Wunderkammer dell'arte italiana, dove le opere si trovavano accatastate ovunque - sui muri, nei corridoi, nei cassetti, persino nei bagni - ma custodite con una memoria visiva prodigiosa. Nessun inventario, nessun software di catalogazione: tutto era nella sua testa. Una collezione monumentale, oltre 20.000 opere, che spaziava da Giovanni Fattori ai protagonisti delle avanguardie del secondo Novecento, passando per artisti dimenticati che lui cercava di salvare dall’oblio.

Nel gennaio scorso la Regione Toscana gli ha tributato un omaggio ufficiale, conferendogli il Pegaso d'Oro, massimo riconoscimento per la cultura, e annunciando un progetto per la fondazione di un archivio pubblico dedicato alla sua collezione.

Pepi non comprava solo per passione: comprava per amore dell’arte e dell’artista. Era solito instaurare relazioni personali con gli autori, molti dei quali divennero suoi amici. Era un sostenitore silenzioso di tanti artisti ignorati dai critici, anticipando spesso le riscoperte storiografiche. Al tempo stesso, era un sorvegliato speciale del sistema dell'arte: processato e perquisito più volte per le sue denunce, sempre assolto, sempre più convinto di fare la cosa giusta.

Era direttore della sezione Falsi e Contraffazioni dell'associazione ArtWatch International, fondata dal celebre storico dell'arte James Beck, con cui aveva stretto un rapporto di stima profonda. Da lì collaborò a importanti perizie, tra cui quella sul restauro dell'Ultima Cena di Leonardo, dove denunciò l'alterazione dei volti originali. Pepi amava definirsi "un investigatore dell'arte", più che un critico.

E lo è stato davvero. Ha dedicato la sua vita a distinguere il vero dal falso, e non solo sul piano materiale, ma morale: ha lottato contro la mercificazione dell'arte, contro il silenzio complice degli 'esperti', contro i compromessi del sistema. "Modigliani produce più da morto che da vivo", diceva con amara ironia, denunciando un mercato che sfornava più falsi che verità.