Bruxelles, in una casa cinture esplosive e impronte di Salah - Affaritaliani.it

Cronache

Bruxelles, in una casa cinture esplosive e impronte di Salah

Terrorismo: procura Bruxelles teme attentato il 15 gennaio - La procura di Bruxelles teme che il 15 gennaio possa verificarsi un attentato in Belgio, ad un anno esatto dalla scoperta della terroristica di Verviers. SI tratta dell'operazione in cui due terroristi vennero uccisi dalla polizia belga e 8 furono arrestati e poi incriminati per terrorismo. Lo ha annunciato il procuratore federale Frederic Van Leeuv in un'intervista all'emittente Rtl. Il 15 gennaio e' una "data simbolica in Belgio" come per la Francia lo sono state il 7 gennaio, anniversario del massacro di Charlie Hebdo, ed il 9 con l'attacco all'Hyperchacher.

Bruxelles, in una casa cinture esplosive e impronte di Salah - La polizia belga ha trovato tre giubbotti esplosivi, tracce di esplosivo e le impronte digitali del principale sospettato ancora in fuga degli attentati di Parigi, Salah Abdeslam, in un appartamento a Bruxelles. Lo ha reso noto la procura belga. La scoperta in un appartamento nell'area di Schaerbeek della capitale belga e' stata fatta durante una perquisizione il 10 dicembre.

Fratello di Brahim, uno dei kamikaze di Parigi, il 26enne Salah e' il ricercato numero uno per i massacri del 13 novembre e gli inquirenti ritengono che sia fuggito in Siria. Il covo-laboratorio - situato a rue Henri Berge', a Schaerbeek - e' stato scoperto il 10 dicembre, anche se la notizia e' filtrata solo ora. Nella casa, affittata da un sospetto che si trova agli arresti, gli attentatori avrebbero fabbricato le cinture esplosive utilizzate nella capitale francese. "La procura federale ha confermato la scoperta di materiale per la preparazione di ordigni e tracce di TSTP (perossido di acetone, un esplosivo instabile utilizzato negli attacchi del 13 novembre, ndr) durante una perquisizione il 10 dicembre", si legge in un comunicato della procura federale belga. "L'appartamento e' stato affittato sotto una falsa identita', che potrebbe essere stata utilizzata da una persona attualmente indagata", prosegue la nota. Nel covo sono state rinvenuti "tre cinturoni confezionati a mano e che potevano essere destinati al trasporto di esplosivo". La procura ha confermato che nella casa e' stata anche rilevata un'impronta digitale del super-ricercato Salah ma non e' ancora chiaro se sia stata lasciata prima o dopo i massacri del 13 novembre. "Abbiamo trovato l'impronta ma non abbiamo idea di quando sia stata lasciata", ha precisato il portavoce Eric Van Der Sypt. "Puo' darsi che sia andato (nel covo) per prendere la cintura (prima degli attacchi) o puo' darsi che sia tornato dopo. Credo che siano possibili entrambe le opzioni". Il portavoce non ha invece voluto commentare alcune notizie circolate sui media belgi e secondo cui l'appartamento era stato ripulito e perquisito dopo gli attacchi, dettaglio che spiegherebbe perche' e' stata trovata solo l'impronta del 26enne e che confermerebbe come il covo gli sia servito da rifugio durante la fuga. Subito dopo i massacri, Salah si fece aiutare da due amici, Mohamed Amri e Hamza Attou, che lo prelevarono nella notte a Parigi e lo riportarono a Bruxelles la mattina seguente; da allora si sono perse le sue tracce mentre i due 'autisti' sono stati arrestati.

Nel frattempo il procuratore di Parigi, Francois Molins, ha espresso seri dubbi sull'identita' del presunto terrorista morto giovedi', tentando di attaccare un commissariato a Parigi. Intervistato dall'emittente France Info, Molins ha segnalato vari elementi che contraddicono il fatto che l'individuo si chiami Ali Sallah, marocchino di 20 anni. L'aggressore era noto alla polizia per una rapina compiuta nel 2013: si era presentato proprio come Ali Sallah, nato nel 1995 a Casablanca; secondo fonti vicine alle indagini, egli aveva raccontato che aveva soggiornato soprattutto in Germania e Italia. "Non sono affatto sicuro che questa identita' sia vera", ha detto il magistrato, spiegando che i servizi segreti non lo avevano identificato con questo nome. Questa identita' contraddice inoltre un foglio manoscritto di rivendicazione dell'azione, che e' stato trovato giovedi' sui suoi abiti, in cui diceva di essere tunisino e si attribuiva un altro nome. Secondo BFM TV, in quel testo, il terrorista sosteneva di chiamarsi Tarek Belkacem, l'emittente ha anche presentato un fotografia della vittima, in cui sembra avere una trentina d'anni (e non 20, come dichiarato al momento dell'arresto nella localita' francese di Saint Mazime, vicino a Tolone, nel 2013). Il procuratore, che guida l'inchiesta, ha fatto notare che l'attacco e' avvenuto esattamente un anno dopo l'attentato jihadista al settimanale satirico Charlie Hebdo, con appena 10 minuti di differenza; e ricordando le modalita' dell'aggressione, ha aggiunto che i fatti, per come sono avvenuti "presentano tutti gli estremi della legittima difesa" per quanto riguarda gli agenti che hanno sparato. Tra gli abiti del terrorista, sono stati trovati un cellulare con una scheda tedesca al momento analizzata e che l'inchiesta chiarira' se si sia trattato di un'azione solitaria. Quanto all'ipotesi che possano moltiplicarsi gli attentati-kamikaze, Molins ha concluso che quanto accaduto mostra "il carattere multiforme della minaccia" terrorista. Per questo, ha aggiunto, "non c'e' alcuna ragione per essere ottimisti: siamo di fronte a un fenomeno che potrebbe durare vari anni".