Cronache

Civitanova, la madre di Ferlazzo: "Mio figlio è malato". Scatto d'ira a lavoro

Parla il suo titolare: "Il giorno prima dell'omicidio ha dato un calcio alla porta del mio ufficio e l'ho cacciato"

Civitanova, il datore di lavoro: "Mi avevano messo in guardia"

Il pestaggio per futili motivi costato la vita al nigeriano venditore ambulante Alika Ogorchukwu, ucciso a mani nude da Filippo Claudio Ferlazzo venerdì scorso a Civitanova Marche nel corso principale della città marchigiana e in pieno giorno, continua a far discutere. "Sono distrutta, come donna e come madre". Così Ursula Loprete, 50 anni, madre del killer descrive il suo stato d'animo. "Penso e ripenso - spiega la donna alla Stampa - che ora c'è un bambino rimasto senza padre a soli 8 anni e a una moglie rimasta senza marito. Ma mi sconvolge anche l'idea che mio figlio Filippo rischi l'ergastolo. Lui non è razzista, è malato, è bipolare e io ho tutti i documenti medici che lo possono provare". La madre di Ferlazzo era stata infatti nominata "amministratore di sostegno" del figlio, un ruolo che tuttavia non comporterebbe un controllo quotidiano perché, come spiega l'avvocato di Ferlazzo, Roberta Bizzarri, "lui non è interdetto: conserva la capacità d'intendere e di volere con la possibilità di spostarsi liberamente".

Emblematico l'episodio accaduto il giorno prima dell'omicidio nella fabbrica in cui lavorava Ferlazzo. "Giovedì - spiega il suo datore di lavoro al Corriere della Sera - ha avuto un’esplosione d’ira: da giorni mi veniva dietro in preda all’ansia per chiedermi di rinnovargli il contrattino di un mese che sarebbe scaduto il 31 luglio. E io gli dicevo: stai tranquillo, non c’è fretta, ne parliamo quando scade. Ma lui, all’improvviso, ha dato un calcio terribile alla porta del mio ufficio e poi è rimasto là fuori in silenzio, balbettando qualcosa mentre mi fissava. Io l'ho cacciato. Alla Croce Verde dove faccio il volontario mi avevano detto di stare all’erta perchè lo conoscevano".