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Cronache
Covid, 651mila vaccini verso i Balcani Occidentali. Ma nell'UE mancano
La Presse

Sei paesi dei Balcani occidentali, Albania, Kosovo, Macedonia del Nord, Serbia, Montenegro e Bosnia -Erzegovina, riceveranno nelle prossime settimane 651mila dosi di vaccino Pfizer BioNTech dall'Unione Europea.

L'intero ammontare delle dosi sarà a carico dell'UE e verrà distribuito con l'aiuto della logistica dell'Austria, che si è anche occupata di discutere i termini contrattuali con il produttore, per un costo che si dovrebbe aggirare intorno ai 7.8 milioni di euro. Attualmente all'Europa una dose costa 12 euro, anche se Pfizer ha già fatto sapere che i costi del vaccino aumenteranno del 60 percento nel biennio 2022/2023.

Secondo quanto dichiarato da Oliver Varhelyi, Commissario dell'Unione Europea per l'Allargamento, l'inizio delle consegne avverrà nei primi giorni di maggio e poi, con cadenza regolare, si andrà avanti fino ad agosto.
Anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è intervenuta dicendo che “è fondamentale accelerare ovunque le campagne di vaccinazione. Sono lieta di annunciare che abbiamo assicurato dosi per aiutare a vaccinare gli operatori sanitari e altri gruppi vulnerabili nei Balcani occidentali. L'UE – ha continuato la von der Leyen – è al fianco dei nostri partner nella regione che ci hanno chiesto sostegno”.

La quota maggiore spetterà alla Bosnia-Erzegovina con 214mila dosi. A Seguire l'Albania con 145mila dosi, poi la Macedonia del Nord 119mila dosi, 95mila al Kosovo, 42mila al Montenegro e infine 36mila alla Serbia, tutti Paesi candidati all'adesione all'Unione Europea.

La solidarietà fra i paesi aderenti, almeno sulla carta, è uno dei valori fondamentali su cui si basa l'UE, quindi è giusto pensare che per le nazioni che entreranno prossimamente possa esserci un occhio di riguardo. Ma come in tutte le cose, poi, se si guarda ai dati pratici si evidenzia come in molti stati dell'Unione sia stato, o sia ancora difficile l'approvvigionamento dei vaccini. Secondo un report distribuito agli ambasciatori presso l'UE, poco più di 34milioni di dosi sono partite dall'Europa verso 31 paesi. Di queste, almeno 9 milioni sono approdate a Londra, circa 4 milioni sono atterrate in Canada, 3milioni in Messico, 2.7 milioni in Giappone e 1.3 milioni in Arabia Saudita. Anche Usa, Malesia, Singapore e Hong Kong e Cile, hanno goduto dell'invio dei vaccini dall'Ue. L'export dei vaccini nelle scorse settimane ha creato non poche polemiche. L'Italia ad esempio ha bloccato l'invio di 250mila dosi di Astrazeneca in Australia, perché non è ritenuta un Paese a rischio. Il no di Mario Draghi alla spedizione ha ricevuto il sostegno di diversi premier del continente.

Ma la penuria delle dosi dipende da molti fattori. Uno su tutti è il ritardo di alcune compagnie produttrici. Un altro è la capacità delle stesse aziende di produrle: è venuta meno, infatti, la presenza di un'istituzione in grado di coordinare il corretto funzionamento della filiera di produzione all'interno dell'Europa.

E' anche vero che rispetto a tutti i vaccini presenti pre-Covid la produzione era ben strutturata. Purtroppo però, la tecnica per l'elaborazione dei vaccini a Rna messaggero è completamente nuova e richiede maggiore tempo per la sua esecuzione.

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