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Cronache
Curare i pregiudizi con le scosse. La ricercatrice di IIT ancora al suo posto

“Razzista”, “fascista”, “istigatore di odio”,“islamofobo”, ecc… . A tanti sarà capitato di ricevere, soprattutto negli ultimi anni, accuse del genere, manifestando semplicemente idee non condivise dall’interlocutore. Il pregiudizio nei confronti del pensiero altrui è diffuso. Le idee d’altronde possono essere opinabili. Ma la questione fa sorridere se si pensa che molte volte proprio chi è affetto da pregiudizio accusa chi ha un’idea diversa dalla sua di avere un pregiudizio. Oggi poi se si pensa che la globalizzazione non sia il migliore dei processi possibili è facile incappare in accuse simili. 

 

Ve la ricordate la ricercatrice dell’IIT di Genova Maddalena Marini? Che quest'estate divenne famosa sul web per un articolo pubblicato sull’Huffington Post dal titolo “La stimolazione cerebrale non invasiva contro pregiudizi e stereotipi sociali”. In sostanza basta prendersi una scossa al cervello, ”inducendo delle piccole correnti elettriche o magnetiche” e il pregiudizio non c’è più o giù di lì. 

 

In sostanza la ricercatrice scriveva che “con la globalizzazione” siamo portati al “superamento dei confini spazio-temporali” e all’apertura verso gli altri. Ma “la nostra mente riflette ancora le tracce di un’eredità evoluzionistica dove gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi composti da individui con caratteristiche genetiche e sociali simili tra loro, portandoci tuttora a preferire le persone che sono socialmente e culturalmente ‘simili a noi’ rispetto a quelle che ‘differiscono da noi’”. E quindi tutti, quando si parla de “l’etnia, il colore della pelle, il peso, il genere, l’età, l’orientamento sessuale, politico o religioso, la disabilità e la malattia fisica o mentale”, siamo affetti da pregiudizi a livello inconscio. Ma con una scossetta potremmo curarci. Le premesse socio culturali che giustificano l’urgenza di una ricerca del genere e i riferimenti antropologico-biologici del discorso fanno paura. Associazioni che nel migliore dei casi ricordano la “Cura Ludovico” inflitta al protagonista del film Arancia Meccanica e nel peggiore i programmi nazisti di esperimenti sulla “razza”. Pensando che in Italia il 34% degli elettori potrebbe votare Lega e l’8% Fratelli d’Italia e che questi partiti sono costantemente accusati di essere razzisti e di far tornare il fascismo cosa dovremmo fare? Dare una scossettina al 42% degli italiani?

 

Dopo la pubblicazione dell’articolo ci furono polemiche e dure critiche e chi scrive si aspettava una qualche rettifica o precisazione della ricercatrice. Forse non abbiamo capito. Forse le intenzioni sono altre e il ragionamento è differente. Ma niente, lo scritto è ancora là, intonso. Abbiamo chiamato l’Istituto Italiano di Tecnologia per un chiarimento o una dichiarazione del direttore scientifico Giorgio Metta. Gli avremmo chiesto che cosa c’è di scientifico in ragionamenti simili. Ma ci hanno fatto sapere che l’istituto non rilascia dichiarazioni. Ci inviano dei paper pubblicati e firmati dalla stessa ricercatrice con altri autori per la rivista Press cell e di pensarci due volte prima di “stimolare di nuovo la cattiveria ingiustificata della frazione ignorante e violenta del nostro Paese”. A detta dell’istituto la ricercatrice avrebbe ricevuto delle minacce. Le minacce, se vi sono state, non sono mai accettabili e vanno sempre condannate. Ma questa considerazione dell’istituto, ci permettiamo di dirlo, sembra tanto un pregiudizio nei nostri confronti. Attenzione, vi potrebbero sottoporre alla cura della Marini!

"Questa è sciiieenza", direbbe Crozza nell'imitazione del fisico Antonino Zichichi.

 

L’IIT è un centro di ricerca scientifica e lo Stato lo finanzia ogni anno con circa 100 milioni di euro (dai 94 ai 99 milioni annui), scrive in una relazione la Corte dei Conti. L’istituto da vita a tanti altri tipi di ricerche e dovrebbe spiegare l’impianto scientifico che giustifica questa e perché non ne prende le distanze, se ha finanziato o meno la specifica ricerca di Maddalena Marini, in che modo e per che cifra o se la dottoressa pubblica sull’Huffington Post estratti di ricerche elaborate altrove, visto che l’istituto è finanziato con soldi pubblici e magari avrebbe temi più urgenti di cui occuparsi. 

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