Femminicidio, l'avvocato Bocciolini: "L'Italia introduca il reato" - Affaritaliani.it

Cronache

Femminicidio, l'avvocato Bocciolini: "L'Italia introduca il reato"

L'avvocato Daniele Bocciolini, penalista, parla dei casi di femminicidio in Italia. E spiega. "Alla luce dei gravissimi fatti,  ritengo assolutamente indispensabile introdurre un reato specifico".

Avvocato, l'ennesimo caso di femminicidio. Ma, secondo lei, da cosa dipende?
"L'omicidio è l'ultimo atto, l'estrema manifestazione del possesso. L'uomo non ha ancora accettato culturalmente l'evoluzione della donna. Se pensiamo, fino a pochi anni fa era ancora presente nel nostro ordinamento il "delitto d'onore": uccidere per salvare l'onore maschile era considerato meno grave. Le leggi ora ci sono, ogni giorno si parla di violenza sulle donne, ma le statistiche sono ancora in aumento. Abbiamo fallito tutti, noi "esperti", lo Stato e le figure di riferimento: famiglia e scuola. Bisogna ripartire da qui: la violenza non è un fatto privato, ma riguarda tutti"

Avvocato, quando una donna viene uccisa si parla di “femminicidio”. Ma perché non esiste ancora un reato autonomo con questo nome?
"Il riconoscimento giuridico del femminicidio come specifico reato, nel senso di omicidio di una donna per mano di un uomo, in un contesto o con un movente di genere è contenuto nelle legislazioni di alcuni Paesi dell’America Latina (Cile, Messimo, Guatemala). Malgrado il nostro Governo abbia definito le disposizioni urgenti per il contrasto alla violenza di genere come “decreto sul femminicidio”, invece un illecito penale ad hoc per il femminicidio non è previsto nel nostro codice penale così come in quello di nessun Paese europeo. Né è stato considerato il femminicidio come circostanza aggravante".

Pensa sia il caso di introdurre una fattispecie di reato autonoma come è accaduto per l'omicidio stradale?
"Alla luce dei gravissimi fatti,  ritengo assolutamente indispensabile introdurre un reato specifico di femminicidio (o femicidio), come espressione della violenza di genere che produce la morte della donna per mano maschile, in grado di esprimere l’effettivo disvalore sociale dell’ipotesi criminosa in oggetto rispetto alla figura “neutra” di omicidio, modellata su di un soggetto passivo genericamente qualificato come “uomo”. Peraltro la richiesta esplicita di uno specifico reato di femminicidio è contenuta nel Rapporto sulla missione in Italia del 2012 scritto dal relatore speciale delle Nazioni Unite contro la violenza maschile, Rashida Manjoo. L’inclusione di una specifica fattispecie di reato per gli omicidi di donne basati sul genere non è certo risolutiva, fa capire Manjoo, ma necessaria per dare visibilità statistica al fenomeno, visto che a tutt’oggi non esistono in Italia dati sugli omicidi disaggregati per genere".

Ci sono giuridicamente altre soluzioni possibili?
"L’altra soluzione è quella di introdurre una specifica circostanza aggravante all’art. 576 c.p. prevedendo un aumento di pena per l’omicidio se perpetrato da un uomo in danno di una donna nell’ambito di una relazione coniugale o semplicemente affettiva, attuale o pregressa in modo da punire con la pena dell’ergastolo chiunque uccida una donna per motivi di genere. Facciamo in modo, per una volta, di essere i primi in Europa! Almeno, per civiltà".