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Garlasco, chi è Flavius Savu, l’uomo che diceva: “Farò la fine di Chiara Poggi”. Dai ricatti al Santuario della Bozzola alla fuga in Svizzera
Flavius Savu, condannato per estorsione al Santuario della Bozzola, è stato estradato in Italia. Il nipote: “Temeva di fare la fine di Chiara Poggi”

C’è un nome che torna a muoversi nell’ombra del delitto di Garlasco.
È quello di Flavius Savu, il cittadino romeno condannato a cinque anni per estorsione ai danni di due sacerdoti del Santuario della Madonna della Bozzola. Dopo anni di silenzio e una latitanza in Svizzera, Savu è stato estradato e rinchiuso nel carcere di Torre del Gallo, a Pavia.
A riaccendere i riflettori sul suo passato è una lettera firmata dal nipote, Cleo Kolundra Stefanescu, detenuto nella stessa cella, che racconta le paure dello zio: «Temeva di fare la fine di Chiara Poggi».
I ricatti al Santuario
Le cronache giudiziarie ricordano bene il caso Bozzola. Savu, insieme a un complice, avrebbe ricattato due sacerdoti, minacciandoli di diffondere materiale a sfondo sessuale.
L’inchiesta, esplosa a metà degli anni Duemila, mise a nudo un intreccio di denaro, scandali e segreti ecclesiastici. Condannato in via definitiva, Savu decise di fuggire: un anno di custodia cautelare scontato, poi la latitanza in Svizzera.
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L’arresto e la cella a Pavia
A settembre è arrivato l’epilogo: arrestato a Zurigo, estradato in Italia e ora detenuto nel carcere pavese dove si trova anche il nipote.
Proprio da quella cella è partita la lettera che ha riaperto il dibattito: “Uno zio stanco, diffidente verso chi lo ha condannato, e convinto di essere in pericolo se tornava a Garlasco”, scrive Stefanescu.
Il legame con il caso Poggi
Il nome di Savu era già emerso in passato nel fitto mosaico del delitto Poggi, la ragazza uccisa nel 2007 nella sua casa di Garlasco.
Durante la sua latitanza, Savu aveva rilasciato dichiarazioni televisive, parlando di “festini segreti” nel santuario e possibili connessioni con l’omicidio.
Ma gli inquirenti hanno sempre smentito: nessun riscontro oggettivo, nessuna pista nuova. Solo suggestioni, rilanciate da un memoriale che intreccia verità processuali e frammenti di cronaca nera.
Chiara Poggi, un caso che non smette di bruciare
Chiara Poggi, 26 anni, fu trovata morta il 13 agosto 2007. Dopo otto anni di processi, Alberto Stasi fu condannato in via definitiva a sedici anni di reclusione.
Un caso che ha segnato un’epoca, diventando un simbolo della cronaca nera italiana e un trauma collettivo mai del tutto elaborato.
Ogni volta che un nuovo nome o documento emerge, l’eco di quella tragedia torna a farsi sentire.
Cosa resta, oggi
Dietro le parole di Savu e del nipote, restano paure, sospetti e un passato che non smette di tornare.
La giustizia, però, ha già tracciato i suoi confini: il delitto Poggi è un capitolo chiuso.
Tutto il resto — lettere, confessioni, fantasmi di Bozzola — è soltanto rumore che si insinua nel silenzio di Garlasco.
