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Cronache
Le Influencer come le Sirene dell'Odissea, ma utenti non astuti come Ulisse
Maria Pia Leziroli

Influencer, "in animos influere"

Un comportamento, dentro e fuori dal web, dato che ha a che fare con la realtà attuale, dovrebbe essere normato con le stesse regole che già disciplinano il vivere civile[1]. Secondo AGCOM, intervenuta di recente sul tema, “Influencer è responsabile sui contenuti” [2] e quindi dovrebbe, a parere di chi scrive, possedere conoscenze culturalmente qualificanti, finalizzate a giudizi trascendenti la semplice opinione (doxa), perché correlati al principio di verità (alétheia). “Il servizio è caratterizzato da un legame stabile ed effettivo con l'economia italiana”[3]. Quindi, questo, è un campo largo, che interessa non solo il mondo dei meri consumi alimentari, della moda, del fitness etc., ma anche quello della cultura letteraria, artistica, musicale, cinematografica, etc.

A prescindere dal fatto che oggi l'Influencer appare principalmente qualificato dall'Autorità come soggetto che svolge “un’attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi di media audiovisivi…”, la definizione dovrebbe essere considerata, come si dirà più oltre, ed in previsione di ulteriori sviluppi, più a titolo meramente esemplificativo, che non esaustivo. L'Influencer, in vari modi e forme, è soggetto che nasce con l'uomo. “Il principio di ogni conoscenza sta nella capacità di provare meraviglia...”. Così, i massimi filosofi greci, Platone e Aristotele. Ma, dopo di loro, chiunque volesse dare un impulso allo sviluppo ed alla crescita, individuale e collettiva, non ha mai potuto prescindere da questo principio. Per trasmettere il sapere, i sofisti chiedevano un compenso.

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Diversamente da Socrate, che avvicinava gli uomini, certo di compiere una missione pedagogico/maieutica, dove la comunicazione consisteva nel tirar fuori, e non nel buttar dentro. Quindi, non dovrebbe esserci un costo, là dove il principio è aiutare l'uomo, attraverso la conoscenza di sé, ad acquisire gli strumenti, che lo possono avviare ad una ricerca, il cui obiettivo è la definizione del bene, del giusto, del vero, per sé e per gli altri. In altri termini, occorre un aiuto a sapere guardare dentro sé stessi, strumento primario di conoscenza. Le leggi del mercato ci inondano di cose, dove risulta difficile distinguerne la vera utilità, perché tutto avviene nell'indistinto dell'avere.

Secondo Fromm, il mondo dell'apparire prevale sull'essere e quindi logica vuole che sul primo si fondi il successo nel governo degli individui. Lui ha visto nell'avere la dimensione del possesso e relativo consumismo: “Se uno non ha nulla, non è nulla”. Secondo Adorno, l'illusione di Nietzsche e di Schopenhauer, di annullare le catene dell'individualità, finirebbe col consegnarci indifesi all'onnipotenza dei meccanismi economici. Proprio quelli, che governano il mondo e lasciano campo libero agli Influencer, gente ben integrata nel sistema.

Compito della scuola, principio cardine, è, da sempre, promuovere la formazione dello spirito critico, quello cioè, che aiuta a discernere, a distinguere, a capire, ad intus legere, leggere dentro. In base a tali argomentazioni, entra qui di prepotenza la parola Influencer. Sembra nuova, ma solo per l'ascendenza anglofona, in realtà non è proprio così. “In animos influere”: suggestionare gli animi. Cicerone nel “De Legibus”. “Nihil tam facile in animos teneros atque mollis influere”. Influencer è quindi terminologia diventata anglofona, ma nata latina con semantica pressoché identica. Entrare artatamente negli animi può essere un facile strumento di persuasione, come il canto obnubilante delle Sirene, che irretivano, cioè mettevano nella rete “plaga”.

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Se non hai difese, ne diventi facile preda. Non per niente, l'astuto Ulisse si è fatto legare ad un palo della nave, per non cadere vittima del loro canto. Oggi certe sirene del web si chiamano Influencer, ma nessuno è così astuto, o pensa di legarsi per resistere al loro canto, anzi, la maggior parte ne è felice, sempre più inconsapevole di essere “strumento cieco di occhiuta rapina”[4]. Cambiano i contesti, mutano le situazioni, ma chi sta o si pone in alto, o re, o capo, o governante, o influenzatore, riesce bene a far breccia su chi non possiede strumenti propri di auto difesa.

Nel paragrafo Melange, in Minima Moralia, T. Adorno così afferma: “Una società emancipata... sarebbe la realizzazione dell'universale nella conciliazione delle differenze. Una politica a cui questo stesse a cuore non dovrebbe propagare l'astratta eguaglianza degli uomini. Dovrebbe invece richiamare l'attenzione sulle cattive eguaglianze di oggi... e concepire uno stato di cose migliore, come quello in cui si potrà essere diversi senza paura”. Questo appare un punto dirimente. La paura di essere diversi fa vincere la logica omologatrice dell'influenzatore.

Stare nel web, indossare, comprare, mangiare quello, che viene promesso come conquista della felicità, fa parte ormai di un rituale, a cui è impossibile sottrarsi, pena il sentirsene esclusi. Siamo lontani dal cartesiano “Cogito ergo sum” e sommersi nel mare del consumo ergo sum. Commedia, tragedia, trionfi e cadute, segnano la storia di questi umani, che il pubblico entusiasticamente idolatra, poi, spesso, come emerge da recenti fatti di cronaca, per fisiologici capovolgimenti del destino, spesso non disgiunti dall'umano errore, altrettanto convintamente, abbandona. Il genio di Manzoni mirabilmente ravvisa in Napoleone uno dei più grandi e seguiti “influencer” della Storia: “Due volte nella polvere, due volte sull'altar”[5]. Sintesi di quanto può accadere, non sempre in forma di tragedia, ma spesso di triste commedia, a chi percorre le strade del successo mediatico.

*Avvocato, Studio Legale Leziroli

NOTE

[1] “Musica e diritto. Dal fonogramma al digitale”. G. Pagano-M.P. Leziroli Ed. Franco Angeli 2005.

[2] Linee guida volte a garantire il rispetto delle disposizioni del testo unico da parte degli Influencer e istituzione di un apposito tavolo tecnico” Agcom - Allegato A delibera n. 7/24/CONS.

[3] Ibidem.

[4] Giuseppe Giusti “Sant'Ambrogio”.

[5] ”Cinque maggio A. Manzoni“.

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