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Cronache
Open arms, Salvini: "Rischio la galera". Conte: "Voleva farmi apparire debole"

Processo Open arms, Salvini: “Rischio 15 anni per aver difeso l'Italia"

È ripreso oggi, 13 gennaio, il processo a Matteo Salvini, accusato di sequestro di persone e rifiuto di atti di ufficio per non avere autorizzato nell'agosto 2019 lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave Open Arms. Il vicepremier è arrivato in aula poco dopo le 9, insieme all’avvocata Giulia Bongiorno: "Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’Aula Bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge” ha scritto su Facebook Salvini.

Molto attese erano le deposizioni di Giuseppe Conte, Luigi di Maio e Luciana Lamorgese.

Open Arms, parla Giuseppe Conte: "Con Salvini ero in disaccordo sui migranti"

In particolare l’ex presidente del Consiglio, di fronte alla domanda se "dopo gli incontri con i vertici europei sarebbe stato possibile fare sbarcare i migranti prima della loro effettiva redistribuzione", ha dichiarato: “L'accordo raggiunto nel 2018 tra l'Italia e gli altri paesi europei non prevedeva una condizione legata allo sbarco dei migranti. Potevano tranquillamente sbarcare, non c'era alcuna pregiudiziale né io l'ho mai posta", ha detto Conte. Che poi ha aggiunto: "Io non mi sono mai occupato del Pos – il porto ritenuto sicuro per lo sbarco dei migranti – per ravvisare se c’erano gli estremi per lo sbarco”, e “non ho mai sentito parlare, personalmente, del pericolo della presenza di terroristi a bordo della nave Open Arms né di armi pericolose”.

Ancora, rispondendo in qualità di teste, il leader M5s Conte ha detto: "Ricordo di avere scritto due volte al ministro Salvini. La prima volta dissi che non si potevano respingere i minori, la seconda invece che c'erano 6 paesi europei che avevano confermato la disponibilità alla redistribuzione dei migranti dell'Open Arms. Non ero d'accordo con lui e il clima era incandescente". Conte ha ribadito anche di aver chiesto lo sbarco immediato dei soli minori soccorsi dalla Open Arms ad agosto del 2019 e ammette di non aver sollecitato, invece, lo sbarco degli altri profughi a bordo della nave spagnola.

Open Arms, Luciana Lamorgese tra i teste: "Per noi la priorità era salvare vite"

Ha poi deposto l’ex ministra degli Interni Luciana Lamorgese: "Per noi la priorità era salvare vite. Non ho mai negato la concessione di un Porto sicuro, e non ho mai emesso un decreto di interdizione. Le cose sono cambiate con l'arrivo della pandemia, nel marzo 2020 quando l'Italia non era più un paese sicuro ma per ragioni sanitarie". "Cercavamo di attivare rapporti con i paesi dell'Europa ai fini di accelerare le procedure per l'indicazione del Pos, ma i tempi di attesa per le navi delle ong era di media 2 o 3 giorni, o addirittura di 7 o 8 giorni se c'era da concordare la redistribuzione con altri Paesi". Poi ha aggiunto: "Durante il mio dicastero le ong non hanno mai violato le regole entrando nelle acque territoriali prima della concessione del pos. Eventuali irregolarità potevano riguardare il mancato rispetto della filiera nella comunicazione dei salvataggi, non altro. Noi abbiamo messo sempre in primo piano il salvataggio delle persone".

Processo Open Arms, anche Luigi Di Maio ascoltato in aula

È stato ascoltato anche l’ex ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio: "Non c'era alcun automatismo politico tra la concessione del porto e la redistribuzione dei migranti". Per poi aggiungere: "Nell'estate del 2019 non vi fu alcuna interlocuzione con Matteo Salvini sul caso Open Arms, L'unica interlocuzione che ebbi con Salvini ha riguardato la caduta del governo e non Open arms", ha poi spiegato.

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