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Cronache
Papa Francesco apre al dialogo ebrei-cristiani: "Da Cristo la vera salvezza"

Nel mese di agosto appena passato si è svolto un frammento di dialogo ebraico-cattolico che potrebbe aver avuto un esito inaspettatamente costruttivo. L’occasione fu un’omelia di Francesco pronunciata l’11 agosto, in cui il Papa spiegava il rapporto tra Legge e Grazia secondo San Paolo: un tema delicato e sensibile, dato che è uno dei punti in cui si realizza il distacco tra ebraismo e cristianesimo. 

La lettera uccide e lo spirito vivifica”, esclamò frustrato Paolo. Egli da ligio scrupoloso fariseo era arrivato alla conclusione che osservare la Legge fosse impossibile. La salvezza non poteva venire da pratiche conformi, ma dalla grazia di Cristo ottenuta attraverso il suo sacrificio

Ora, Francesco dava un resoconto della predicazione di Paolo in cui i suoi paradossi e contraddizioni rientrano in un contesto più ampio e meno traumatico: "L'Apostolo spiega ai Galati che, in realtà, l'Alleanza con Dio e la Legge mosaica non sono legate in maniera indissolubile", e "la Legge non è alla base dell'Alleanza perché è giunta successivamente, era necessaria e giusta ma prima c’era la promessa, l'Alleanza… Detto questo, non si deve però pensare che San Paolo fosse contrario alla Legge mosaica. No, la osservava. Più volte, nelle sue Lettere, ne difende l'origine divina e sostiene che essa possiede un ruolo ben preciso nella storia della salvezza… La Legge però non dà la vita, non offre il compimento della promessa, perché non è nella condizione di poterla realizzareLa Legge è un cammino che ti porta avanti verso l'incontro", mentre "chi cerca la vita ha bisogno di guardare alla promessa e alla sua realizzazione in Cristo”. 

Questo smorzava alquanto il contrasto tra Legge e Fede. A ebrei e cristiani sono qui offerte opzioni praticabili e armonizzabili. Non c’è dubbio che un’altra religione può ben attestarsi esclusivamente sulla Legge, anche se vi sono modi diversi di farlo. 

Ad esempio, Gesù di Nazareth (che non era Paolo!) prendeva molto sul serio la Legge, ma ne proponeva interpretazioni che la faceva provenire da un Dio di amore, un padre: la Legge era un’occasione per i suoi interpreti di esplorare il mistero dell’amore divino. 

Al contrario alcuni maestri pensavano che la Legge andasse osservata in quanto tale, amandola anche se non la si capiva e proprio perché non la si capiva. E vedevano un’Alleanza strettamente, essenzialmente condizionata all’osservanza della Legge. Anche questa opzione può reggere, e reggere splendidamente. 

Ora la lettera inviata dal rabbino di Israele Rasson Arousi, incaricato dei rapporti col Vaticano, non entrava in questi problemi teologici, ma esprimeva la preoccupazione che il Papa avesse dichiarato obsoleta la Legge e pertanto non più praticabile la religione ebraica. 

Infine, il rabbino chiedeva di "trasmettere la nostra angoscia a Papa Francesco" e al contempo chiedeva un chiarimento per "assicurare che ogni conclusione dispregiativa sia chiaramente ripudiata". Una lettura attenta della predica del Papa parrebbe portare alla conclusione che questi erano esattamente i timori di cui egli si era fatto carico. 

D’altronde, come il buddismo si staccò dall’induismo, così il cristianesimo dall’ebraismo. Forse delle differenze resistono ad ogni tentativo di chiarimento, e restano: senza alcuna implicazione di dispregio reciproco. 

Ma la richiesta di “chiarimenti” non è rimasta inascoltata a lungo: il 30 agosto è apparso sull’Osservatore Romano un articolo dal titolo “Legge e Grazia per ebrei e cristiani” di Victor Manuel Fernandez, un dotto prelato argentino molto amico, a quanto si sa, del Papa, il quale documenta brevemente la tesi della derivazione profetica della dottrina paolina dell’insufficienza della Legge. 

Può darsi che i “chiarimenti” siano un passo avanti nel dialogo tra le due religioni. Ecco l’interessante messa a punto del Vescovo Fernandez: “Ebrei e cristiani riconosciamo che la sola legge esterna non può cambiarci senza l’opera purificatrice e trasformatrice di Dio (Ez 36, 25-27), che per noi [cristiani] ha già cominciato a rendersi presente nel suo Messia (Gal 2, 20-21).”

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