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Cronache
Perché il rogo di Notre Dame è il rogo dell'Occidente
Notre Dame Parigi (foto Lapresse)

Il rogo che ha bruciato Notre Dame de Paris, la cattedrale di Parigi, è un evento che, simbolicamente, è pari a quello dell’abbattimento delle Torri Gemelle di New York, l’11 settembre del 2001.

Lo è al di là della causa, che è diversa, un probabile rogo nel primo caso e un attentato terroristico nel secondo.

In questa nostra società, solo apparentemente secolarizzata, la dimensione simbolica è non solo sempre presente, ma lo è anche sempre più fortemente e domina quello che Jung definiva l’inconscio collettivo, un substrato intricato di paure, angosce e desideri.

Più le conquiste della scienza e le applicazioni tecnologiche progrediscono più la dimensione simbolica si fa forte e Notre Dame era (ed è) il simbolo stesso dell’Occidente.

Lo è perché si trova nel centro di Parigi, lo è perché la sua architettura gotica, con i suoi mostri di pietra, è direttamente connessa con quella dimensione onirica che scandisce comunque il tempo dell’immaginario collettivo.

Lo è grazie all’alone di mistero romantico che romanzi di scrittori famosi, come Notre Dame de Paris, di Victor Hugo le hanno donato.

La storia della bella zingara gitana, Esmeralda, e del suo amore impossibile per la creatura deforme che ne abita le soffitte e i legni misteriosi, Quasimodo, è diventata patrimonio dell’umanità.

Notre Dame è un posto magico per tutti noi; è una bella favola moderna, un pezzo del tempo antico che ancora ha una sua collocazione fisica e non solo immaginifica.

Uso il verbo al presente, nella speranza che presto Notre Dame sia presto ricostruita e riconsegnata al mondo.

Proprio per questa dimensione così profondamente impregnata ed impregnante per l’intero Occidente Notre Dame doveva godere di maggiore protezione e le polemiche sui mezzi e gli uomini impiegati stanno già divampando, come le fiamme che hanno distrutto, tra l’altro, la superba guglia svettante contro il cielo.

Emmanuel Macron è il Re laico della Francia e non è chiaramente responsabile in maniera diretta di quanto accaduto, ma lo è in maniera indiretta e, in fondo, per un “monarca” e la stessa identica cosa.

Perché c’era una piccola fontanella a spegnere l’incendio e non un consistente flusso idrico? Perché Macron è giunto con ritardo sul posto? Perché tutto il mondo si è sentito nella necessità di volgere critiche all’operato francese?

È mai possibile che un rogo distrugga e sorga proprio da una iniziativa, la ristrutturazione, che doveva preservare uno dei simboli fondanti dell’Occidente?

La Francia è forse troppo importante per lasciarla a Macron?

Tutte domande che per ora sono senza risposta che interrogano non solo il Capo della Repubblica francese ma la stessa profondità dell’Occidente e i suoi miti fondanti.

 

 

 

 

 

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