Ciro Grillo condannato per stupro, i giudici non hanno dubbi: "In casa clima predatorio e condotta violenta. Racconto della vittima pienamente attendibile" - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 15:56

Ciro Grillo condannato per stupro, i giudici non hanno dubbi: "In casa clima predatorio e condotta violenta. Racconto della vittima pienamente attendibile"

In 72 pagine le motivazioni della condanna in primo grado per il caso di stupro di gruppo avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villa della famiglia Grillo a Porto Cervo

di Chiara Feleppa

Processo Grillo Jr, le motivazioni della condanna: "In casa clima predatorio e condotta violenta. Racconto della vittima pienamente attendibile"

Il tribunale di Tempio Pausania ha depositato le motivazioni della condanna in primo grado per il caso di stupro di gruppo avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villa della famiglia Grillo a Porto Cervo. Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5S Beppe Grillo, insieme a Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, è stato condannato a otto anni di reclusione, mentre Francesco Corsiglia ha ricevuto sei anni e sei mesi.

Secondo i giudici, la presunta vittima, una studentessa italo-norvegese, “deve essere ritenuta pienamente attendibile”. Le dichiarazioni della giovane “hanno trovato significativi riscontri”, si legge nelle 72 pagine depositate dai magistrati. “Non può revocarsi in dubbio che l'assunzione del 'beverone', contenente anche una quantità di vodka, abbia provocato nella stessa una condizione di inferiorità fisica e psichica che ha agevolato l'operato criminoso degli imputati”.

E ancora, “la descrizione della parte offesa esclude senz'altro un'ipotesi di consenso da parte della stessa, dato che si sono consumati in un contesto di costrizioni ed impossibilità di reagire, che denotano la particolare brutalità del gruppo, coeso fin da principio, e che ha agito in un contesto predatorio e prevaricatorio non tenendo in considerazione alcuna lo stato di fragilità in cui versava la ragazza”, scrivono i giudici. “Non vi è alcun dubbio che gli imputati abbiano, con la loro azione, consapevolmente leso la libertà sessuale della ragazza, approfittando, a tal fine, delle condizioni di minorata difesa di quest'ultima, e dunque ben consci dello stato di ubriachezza della vittima, la quale, nel corso della serata, era stata costretta dagli imputati ad assumere sostanze alcoliche e pertanto si trovava in stato di alterazione psicofisica e di scarsa lucidità”.

“Clima predatorio e condotta violenta”

I giudici evidenziano “un clima predatorio in quella casa” con “una condotta violenta ed insidiosa di tutti i partecipanti, inequivocabilmente diretta alla imposizione di atti sessuali di gruppo nei confronti di una ragazza incosciente, nel medesimo contesto nel quale si stava consumando un'ulteriore violenza sessuale alla quale gli stessi stavano assistendo”. Riguardo al secondo episodio, le foto scattate all’amica della vittima mentre dormiva sul divano, immortalata vicino agli imputati e diffuse con “deprecabili messaggi” a terze persone, sono state considerate dagli stessi giudici parte della dinamica predatoria. Il collegio spiega inoltre che “la violenza richiesta dall'articolo 609 bis del codice penale non deve avere necessariamente carattere assoluto, tale da annullare totalmente la volontà della vittima, ma può produrre anche solo un effetto di coartazione allorché la persona offesa si sia concessa in una particolare situazione tale da influire negativamente sul suo processo mentale di libera determinazione, poiché un siffatto consenso non è libero consenso bensì consenso coatto”.

In sostanza, la deposizione resa dalla teste sembra essere assente "di profili di animosità e astio della ragazza nei confronti degli imputati; da essa, piuttosto, traspare la rappresentazione di una ragazza profondamente incisa dall'esperienza subita, ma capace di restituire il senso di quanto vissuto contro la propria volontà senza esasperazioni contenutistiche e descrittive”, scrivono i giudici. I magistrati sottolineano come “il travaglio, più o meno lungo, che accompagna la vittima nella scelta di 'denunciare' siffatta tipologia di reati, risulta condizionato dai più svariati fattori”. La giovane ha denunciato i fatti solo dopo il ritorno a Milano, “restituendo la medesima versione degli episodi di violenza, ovverosia una versione mai tesa all'enfatizzazione e connotata da una misurata perimetrazione dei particolari descrittivi”, sia in sede di denuncia sia in dibattimento.

Attenuanti e provvisionali

Gli imputati, tutti incensurati e di giovane età, hanno ottenuto le attenuanti generiche, “da ritenersi equivalenti alla aggravante contestata”. Il tribunale ha inoltre stabilito una provvisionale di 10mila euro a favore delle parti civili per Grillo, Lauria e Capitta, e di 5mila euro per Corsiglia. Quest’ultimo è stato condannato per stupro di gruppo, ma assolto dall’accusa relativa alla diffusione delle foto a sfondo sessuale dell’amica della vittima.

La vicenda risale alla notte tra il 16 e il 17 luglio 2019. La studentessa italo-norvegese, in vacanza a Porto Pollo con un’amica, aveva trascorso alcune ore in un locale e successivamente al Billionaire con i quattro amici liguri e altri giovani. Il gruppo si era poi spostato nella villa di Grillo, dove si sarebbero consumati gli abusi. In aula, nel novembre 2023, la principale accusatrice aveva raccontato: “Non avevo la forza di reagire. Ero paralizzata, volevo urlare ma non riuscivo a muovermi”. Lo scorso settembre il tribunale ha emesso il verdetto di primo grado: otto anni di reclusione a Grillo, Capitta e Lauria; sei anni e sei mesi a Corsiglia, con il riconoscimento delle attenuanti generiche.

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