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Cronache

Dalla Russia al Marocco passando per la Francia, Savoini si sposta come se fosse a casa sua. Come scrive il Fatto Quotidiano, prima dell’incontro al Metropol di Mosca, c’è stato quello a Le Méridien di Parigi. Una storia inedita ricostruita proprio dal Fatto. Siamo nella primavera 2016, il protagonista è sempre l’ex portavoce e uomo di fiducia di Matteo Salvini oggi indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta su rubli e petrolio. La convergenza di due fonti danno vita a un racconto da film: Gianluca Savoini è seduto in un bistrot di boulevard Pereire, vicino l’Arc de Triomphe, con un'altra persona. I due si passano rapidamente  un ‘plico alto come un pacchetto di Marlboro’, con all’interno 150mila euro in contanti. Savoini va in bagno a contare la sua parte, un altro cliente irrompe e le banconote finiscono dritte nello scarico. Lui le ripesca dal fondo della turca e le pulisce una a una.

Mezz’ora prima –raccontano le fonti del Fatto - nella sala de Le Méridien Etoile, a due passi dall’Ambasciata del Marocco, hanno ricevuto il prezioso plico dalle mani di Mohamed Khabbachi, ex direttore generale dell’agenzia di stampa nazionale Map, emissario di re Mohammed VI per le attività di lobby su scala europea, Italia compresa. Sul suo profilo WhatsApp riporta tutt’ora una veduta della stazione centrale dal Pirellone, dove Savoini è stato capo ufficio stampa e oggi è vicepresidente Corecom. Ma qual era la contropartita di quel denaro? Savoini era a Parigi per un affare privato o per conto della Lega? Monsieur Khabbachi, che in Marocco ha fama di essere ufficiale di collegamento tra il mondo dei Servizi e la manipolazione dei media a fin di propaganda, nega: “Sono un giornalista, seguo cosa succede nel mondo, ma non dò soldi”. “L’incontro all’hotel Le Méridien – spiega una fonte – era stato organizzato per definire una lista di aziende italiane da segnalare per futuri appalti in Marocco e per garantire una copertura di stampa favorevole al governo di Rabat”.

A favorire la questione era una missione leghista in Marocco di ottobre 2015, quando Salvini e Savoini vanno alla corte di Re Mohammed dove, tra gli altri, incontrano un magnate della tv e i ministri dell’immigrazione e dei lavori pubblici come racconta Claudio Giordanengo, organizzatore del tour nonché dentista di Paesana (Cuneo) che si presentava come “responsabile esteri della Lega” e a marzo si è candidato a Saluzzo. Giordanengo, al contrario di altri, parla più esplicitamente: “L’iniziativa era nata con un intento provocatorio: la Lega che va a parlare di immigrati in Marocco”. C’erano altri interessi? “C’era un interesse parallelo, credo legittimo, di unire alla missione politica anche la presentazione di aziende interessate a operare in Marocco.

Se poi ci sono stati altri personaggi che hanno stabilito rapporti economici non lo so”. Salvini comunque soddisfatto delle missione, come folgorato dal Marocco il primo novembre 2015 twitta “È una terra stupenda”, e in un’intervista al Corriere afferma: “Qui in Marocco si deve investire”. Qualcuno lo ha preso in parola. Nelle settimane successive i rapporti con gli emissari del governo di Rabat andranno avanti, suggellati da più visite di Khabbachi a Milano, fino all’appuntamento clou di Parigi, all’hotel Le Méridien Etoile. Ma non va tutto per il verso giusto. Khabbachi dà conto a Savoini e al compagno di un incidente che ostacola le operazioni di intermediazione per cui si erano spesi: i dossier delle imprese italiane erano da tempo sulla scrivanie delle autorità marocchine, già verificati. I due italiani restano di sasso: non avevano ancora fornito alcun elenco. Qualcuno li ha battuti sul tempo. I sospetti ricadono subito sugli intermediari marocchini, ma poco importa. A ore torneranno via aereo in Italia con il premio di consolazione.

 

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