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Culture
Arte, in mostra a Novara l’Ottocento dei collezionisti
Gugliemo Ciardi, Laguna, 1882

di Raffaello Carabini

Bentornato Ottocento. È stato per decenni considerato il “secolo più basso” nella storia della nostra arte, quello in cui si concretizzò in forma definitiva il passaggio del centro di riferimento culturale dell’Occidente da Roma e l’Italia tutta a Parigi e dintorni. Quello in cui il gusto italiano non è riuscito a fare il “salto di qualità” che avrebbe potuto permettere il diffondersi di nuove visioni artistiche, di nuove correnti, non solo la ricerca affannosa di inseguire il “carro del vincitore”, su cui innalzavano la bandiera della novità i vari Courbet, Manet, Monet, Seurat, Cézanne e compagni.

Naturalmente in Francia si viveva la Restaurazione dopo la grande rivoluzione e le novità napoleoniche, mentre l’Italia era impantanata nel Risorgimento nazionale, una possibilità propulsiva offerta a molti e alla borghesia montante la prima, una ricerca di sé stessi e della propria identità come nazione il secondo, che non permetteva le “distrazioni” di un’arte innovativa. Eppure...

Proprio dalla raffigurazione delle battaglie e delle situazioni (il ferito, la fanfara, i bimbi che giocano alla guerra) legate a quel periodo prende il via la bella mostra Ottocento in collezione. Dai macchiaioli a Segantini, aperta al Castello Visconteo Sforzesco di Novara fino al 24 febbraio. Un percorso espositivo che ci mostra come l’arte italiana fosse allora il medium più efficace – potremmo dire “nazional popolare”, prendendo a prestito un’aggettivazione utilizzata per un altro mezzo di comunicazione di massa – per mettere gli italiani, ancora profondamente divisi in ogni ambito, una storia recente caratterizzata sì da drammatiche tensioni ma soprattutto piena di aspirazioni e sogni comuni.

Specie se vista da chi si affacciava sul nascente mercato dell’arte e voleva essa celebrasse i fasti della vita moderna, mostrasse i paesaggi intatti del Bel Paese, rivelasse le ingiustizie della società, per proiettare la propria identità di nuova classe al potere, e perciò in grado di commissionare e collezionare nuovi “oggetti identitari” quali i quadri. Segue questo taglio quasi borghesemente autocelebrativo la mostra novarese, in cui sono esposte 80 opere provenienti tutte da collezioni private e perciò poco viste, benché siano di qualità assai elevata.

Ammiriamo una riabilitazione dell’800 italiano, più “privata” e di “buon gusto” e dedicata tutta alla seconda metà del secolo, di quella che sarà ufficializzata, diciamo così, dalla grande esposizione Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini, che prenderà il testimone della riscoperta del XIX secolo a partire dal 9 prossimo fino al 16 giugno nei Musei di san Domenico, a Forlì. Un percorso ricco e articolato, quello novarese, che porta in mezzo a scene di città ed episodi di vita contadina, fa ammirare la varietà del paesaggio italiano, ritrae “il quotidiano familiare della nuova borghesia” e le sue suggestioni per l’antico, l’esotico e, inevitabilmente, per Parigi e il mito della Belle Époque. E chiude da un lato con la nuova attenzione al lavoro e ai risvolti sociali e dall’altro con la voglia di andare “oltre il reale”.

Numerosi gli artisti che si avvicendano nelle sale: citiamo nel mazzo pittori come Induno, Fattori, Cremona, Fontanesi, Corcos, De Nittis, Morbelli, Mancini, Pellizza, Previati, cui fanno da contorno alcune sculture di Rosso, Gemito, Grandi, Troubetzkoy. E numerosi altri, spesso sorprendenti, a volte ingiustamente dimenticati, che ci conducono dall’ultima fase del romanticismo e del purismo al realismo, dall’eclettismo storicista al simbolismo, dal neorinascimento al divisionismo. Esempi eclatanti – segnaliamo almeno Buon viaggio di Giacomo Favretto, la fenomenale Berthe in campagna di Giovanni Boldini, il toccante capolavoro Petalo di rosa di Giovanni Segantini – di un collezionismo che era status symbol esclusivo e identitario, allora molto più di oggi.

 

 

info

 

Ottocento in collezione. Dai macchiaioli a Segantini

Castello Visconteo Sforzesco – piazza Martiri della Libertà n. 215, Novara

fino al 24 febbraio

orari: da martedì a domenica 10/19

ingresso: € 10; ridotto €8 (over 65, under 26, gruppi, convenzioni); scuole €5; gratuito (bambini sotto i 6 anni)

catalogo edizioni METS Percorsi d’arte

informazioni: tel. 0321.394059; www.metsarte.com

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