"Benvenuti a Cipìernola", torna in libreria Giuse Alemanno
di Alessandra Peluso
Giuse Alemanno anche questa volta stupisce con il suo stile narrativo caratterizzato da una sottile ironia a raccontare accadimenti drammatici e soprattutto a far divertire con le gestualità e la teatralità tipica salentina. Scrive “Benvenuti a Cipiernola” edito da Città Futura nell'ambito delle narrazioni “I libri di Icaro” e si apre immediatamente uno scenario divertentissimo, misto tra il serio e il faceto. Presenta una carrellata di personaggi dalle caratteristiche singolari in modo definito e preciso tanto che sembra di assistere alle scene del grande Totò e Don Peppino, o con don Gennà, il grande genere napoletano che ha creato la storia del cinema italiano. Leggere “Benvenuti a Cipiernola” (piccolo paese inventato del Salento) diverte e guida alla riflessione sui tanti modi di fare e di essere dei salentini non ancora cambiati. Ci sono Don Fefè e Ciccillo coinvolti in un'intricata storia della gatta Brici considerata la fonte di un miracolo a Sant'Antonio Abate in casa di Tecla e Carmela. Emergono i paradossi e i fraintendimenti dominano la storia. Il linguaggio appartiene ad Alemanno: istrionico, colorito nel quale la narrazione diventa una commistione tra dialetto salentino e italiano per nulla sgradevole. Sono diversi gli episodi che si susseguono tenendo il filo della trama nella piccola “Cipìernola” di Don Fefè e Ciccillo. Si legge anche una certa rassegnazione quando l'autore scrive per bocca di Giuseppe Calasso, onorevole comunista di Copertino, che negli anni cinquanta difendeva i contadini e il loro lavoro. “Cosa abbastanza consueta: in Italia, se vuoi farla franca, basta usare l'esplosivo. La storia recente del Bel Paese della carzetta è lì a testimoniarlo”. (p.11). Inoltre si divincolano pittoresche descrizioni degne di essere evidenziate: «La strada tra Cipìernola e Oria costeggiava un campo d'aviazione da dove erano partiti i bombadieri americani e un giorno a venire ci avrebbero parcheggiato migliaia di profughi tunisini spittirrati da Lampedusa. Poi terre rosse e oliveti a perdita d'occhio. Oria si vedeva da lontano, spalmata com'era sulle ultime colline delle Murge pugliesi, spiccava il castello, vanto della città e di Federico II». (p. 49).
La bellezza dei racconti di “Benvenuti a Cipiernola” fa pensare persino al celebre Giovanni Verga che riprende - con stupende novelle - le storie dei contadini e di molti personaggi del popolo ritratti con maestria dallo scrittore nel descrivere abitudini, credenze, stili di vita della popolazione siciliana, tra tutti ricordo “Rosso Malpelo”, “Cavalleria rusticana” e tantissime altre novelle. Giuse Alemanno riprende una parte del Sud e lo riporta in scena con cura e attenzione nei dettagli ma soprattutto con grande disinvoltura. Il libro in questo caso appare come un teatro in cui si esibiscono i tanti protagonisti e comparse della vita di un meridione che si dimostra negli anni cinquanta come oggi legato a tradizioni, modi di dire e fare che piuttosto che costituire un pregiudizio, e quindi un limite, Alemmano ne fa una chiave di successo e un pregio attraverso l'arma dell'ironia. “Benvenuti a Cipìernola” è un benvenuto al lettore - senza giudizi né pregiudizi - che si accosta alla lettura con generosità e riso proprio come credo l'istrionico autore lo ha scritto intriso della sua bizzarra maestria. Alemanno come in ogni sua pubblicazione racconta un mondo - il suo, il nostro - con acume e leggerezza pur narrando drammi che hanno coinvolto le terre del Salento e non solo.