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Culture
Cinema, in uscita “Shugaley”, il film ambientato nella guerra civile libica

Dalla fine di aprile sarà visibile su internet “Shugaley”, il nuovo film russo ambientato nella guerra civile libica. Lo ha reso noto Alexander Malkevich, presidente della Fondazione per la tutela dei valori nazionali russi.

Il lungometraggio, diretto dal regista russo Denis Neimand, non è il primo film ambientato nella Libia squassata dalla guerra civile seguita al rovesciamento e all’uccisione di Muammar Gheddafi. Nel 2016, infatti, uscì nelle sale “13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi" prodotto da Michael Bay, dedicato all’attacco terroristico contro il consolato americano di Bengasi, che ebbe luogo l’11settembre 2012, in cui rimase ucciso l’ambasciatore USA in Libia John Christopher Stevens.

“Shugaley” racconta di come un’équipe di sociologi russi in missione in un paese arabo, entri in possesso di alcuni dati sensibili e ritenuti compromettenti dal locale governo, finendo per essere rapiti e detenuti in una prigione privata. In realtà la trama è ispirata a una storia vera, quella di Maxim Shugaley e Samer Sweifan, un sociologo russo e il suo traduttore arabo, arrestati in Libia lo scorso anno, mentre svolgevano una ricerca demoscopica proprio per conto della Fondazione presieduta da Malkevich. I due sono ancora oggi detenuti in una prigione situata nell’aeroporto di Mitiga nei pressi di Tripoli, gestita dalla milizia salafita “Rada”, legata al Ministero degli Interni del GNA, il Governo di Accordo Nazionale guidato da Fayex al Sarraj.

Come noto il GNA controlla Tripoli e la Tripolitania ed è impegnato in un aspro conflitto con l’Esercito di Liberazione Nazionale (LNA) di Khalifa Haftar, sostenuto dal Parlamento di Tobruk e che detiene il controllo della Cirenaica e dell’intera parte orientale del paese. Lo scontro si è ulteriormente acuito dopo l’offensiva scatenata da Haftar nell’aprile del 2019. Dopo un’iniziale avanzata, Haftar ha dovuto arretrare e stabilizzare le sue posizioni. Le milizie legate a Sarraj, infatti, molto spesso caratterizzate da un approccio religioso e ideologico di marca islamista, hanno potuto contrattaccare grazie all’aiuto ricevuto soprattutto dalla Turchia di Erdogan, che le ha rifornite di armi, droni e sofisticati dispositivi bellici, nonché di nuove truppe reclutate tra i veterani dei gruppi islamisti precedentemente impegnati nel conflitto siriano.


Intense scene di guerra e gli intrighi collegati al grande gioco geopolitico in atto in Libia costituiscono il piatto forte offerto agli spettatori da “Shugaley”.
 

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