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Culture
Duecento anni dalla morte di Napoleone. Race: "Occasione persa dimenticarla"
"La scelta di non dar vita ad un Comitato nazionale di studi per i 200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte da parte della Consulta del ministero per i Beni culturali e per il Turismo è un vero peccato. Mi auguro che il ministro Dario Franceschini ci ripensi. Napoleone, con la sua storia è un grande asset per la promozione turistica di territori e l'Italia, al di là del giudizio politico sull'era napoleonica, il settore ne avrebbe da guadagnarci".
 
Lo dichiara il giornalista  e consulente in corporate e reputation strategy Roberto Race nel commentare la scelta della Consulta del Mibact di bocciare la proposta di un gruppo di studiosi promossa dalla presidente del Centro di Documentazione delle Residenze Reali Lombarde, Marina Rosa. 
 
Race è autore di "Napoleon the Communicator: Thinking with the mind of the winner" versione inglese alla quinta ristampa e aggiornata del precedente "Napoleone il Comunicatore" edito da Egea, la casa editrice dell'Università Bocconi. Il volume uscirà anche in francese e in arabo quest'anno in occasione del Bicentenario. Tra le novità delle edizioni internazionali la postfazione di Charles Bonaparte, ultimo erede di Napoleone e presidente della Federazione Europea delle città napoleoniche, di cui Race fa parte del Comitato scientifico.
 
"E' fondamentale che ci sia un coordinamento a livello nazionale per poter dialogare in maniera sistemica a livello internazionale. Il brand Napoleone funziona ancora oggi e gli itinerari Napoleonici possono essere utili per spingere anche il turismo di prossimità e creare un'offerta in grado di intercettare una domanda di turismo che quando si potrà tornare a viaggiare in primavera, anche se con tutte le limitazioni, potrà essere interessante per quei territori che hanno un legame con l'era Napoleonica.
Credo che il valore aggiunto di un Comitato nazionale stia nella capacità di creare un coordinamento ed è qualcosa che si può fare a costo zero."

"Pochissimi personaggi -spiega Race- hanno avuto la fortuna storiografica e letteraria di Napoleone. Tantissimo si è scritto su di lui, sviscerando ogni aspetto della sua complessa quanto affascinante figura. Ma, alla fine, Napoleone resta un’opera aperta. Capo popolo o Grande Normalizzatore della Rivoluzione Borghese? Genio soltanto Militare o, anche e soprattutto, Statista e Visionario, Grande Profeta, Precursore dell’Idea Europea? Imperatore o Dittatore? Bonaparte è un personaggio così poliedrico da prestarsi a queste ed altre interpretazioni".
 
Una delle sue grandi doti, messa in luce da Race è l’impareggiabile capacità di dialogare con l’opinione pubblica. Una categoria concettuale, quest’ultima, che nasce proprio con lui e che Race evidenzia grazie al suo punto di vista che viene dal lavorare al fianco dei Ceo e dei board di alcune importanti multinazionali e imprese italiane.

L’autore
Advisor in corporate strategy and public affairs per multinazionali e medie imprese, affiancando in prima linea i Ceo e i board delle aziende, Race è promotore del The Ghost Team, il primo network internazionale di ghostwriter per imprenditori, manager, diplomatici, militari e politici, che oggi coinvolge più di quaranta professionisti nel mondo. Ha inoltre promosso e guidato think tank e fondazioni per il sociale.

Il libro
Come un leader costruisce il consenso? Qual è il suo rapporto con i collaboratori? Come coniuga carisma e spirito di squadra? Come utilizza tempi e modi del comunicare per vincere battaglie militari e politiche? Come strumentalizza iconografia, immagine, messaggio culturale per accrescere il suo potere personale? Come eterna se stesso al di là della sconfitta sul campo, unico perdente della storia che riesce a trasmettere ai posteri il proprio racconto di vita, sottraendolo alle manipolazioni dei vincitori in nome di una verità anch’essa artificiosa, costruita a tavolino nel Memoriale di Las Cases?
"Il Napoleone che racconto in questo volume -commenta Race- fa pensare a quei leader che sanno motivare e coinvolgere i loro collaboratori rendendoli partecipi delle sfide, che dovranno affrontare assieme. Quello che per Napoleone è il campo di battaglia per l’imprenditore e il manager sono la fabbrica e il mercato, dove solo chi sa cosa vuol dire essere in prima linea può dare gli ordini ed essere ascoltato.
Un identikit classico di quello che oggi consideriamo un imprenditore di successo. Proprio come tanti leader, Napoleone sa che conta più essere autorevole che autoritario. Napoleone, a modo suo e con tutte le contraddizioni e ambiguità con cui finisce per essere al tempo stesso «dittatore» e alfiere del nuovo diritto partorito dalla rivoluzione francese, è anche portatore di alcuni valori di cui si lamenta spesso la carenza nell’attuale classe dirigente e politico-istituzionale europea. Napoleone- conclude Race- sa bene che «non si può guidare un popolo senza indicargli un futuro». Credo che oggi la rilettura di Napoleone sotto questi termini possa favorire la riscoperta di aspetti della sua figura di una modernità impressionante".

 
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