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Culture
La Grande Onda di Hokusai all’Ara Pacis
Katsushika Hokusai La [grande] onda presso la costa di Kanagawa, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji, 1830-1832 circa Silografia policroma Kawasaki Isago no Sato Museum

Di Maura Babusci

 

Katsushika Hokusai deve la sua fama universale alla Grande Onda, la più nota della serie delle Trentasei vedute del monte Fuji, e all’influenza che le riproduzioni delle sue opere ebbero sugli artisti parigini di fine Ottocento, tra i quali Manet, Toulouse Lautrec, Van Gogh e Monet, protagonisti del movimento del Japonisme. L’opera del maestro indiscusso dell’ukiyoe (letteralmente “immagini del Mondo Fluttuante”), va ora in scena al Museo dell’Ara Pacis di Roma nell’ambito della mostra “Hokusai. Sulle orme del Maestro”, visitabile fino al 14 gennaio 2018.

Il percorso espositivo include 200 lavori, un’opera vastissima e versatile che ha avuto grande diffusione nel tempo grazie ai numerosi seguaci. Tra silografie policrome e dipinti su rotolo, la produzione del Maestro è posta a confronto con quella di alcuni tra gli artisti che, seguendo le sue orme, dettero vita a nuove linee, forme, equilibri di colore all'interno del tradizionale filone dell’ukiyoe. Tra questi Keisan Eisen, apprezzato sia in patria sia tra gli estimatori europei di arte giapponese dell’Ottocento per i suoi ritratti, una figura artistica presentata in Italia per la prima volta. Tra le opere di Eisen, ad esempio, vi è la bellissima e imponente figura di cortigiana che Van Gogh dipinge alle spalle di Père Tanguy nell'omonimo ritratto, pubblicata anche in copertina del Paris Le Japon Illustré nel 1887, icona di bellezza femminile di epoca Edo. Eisen, pur traendo ispirazione da Hokusai per il paesaggio, realizzò creazioni completamente nuove e originali, riflesso della vivacità culturale di Edo e del mondo seducente dei quartieri di piacere, interessato in particolare alla bellezza delle cortigiane e dei loro preziosi kimono. A confronto con le opere dell’artista sono proposti anche diversi dipinti su rotolo dei suoi allievi Katsushika Hokumei, Teisai Hokuba, Ryūryūkyo Shinsai, Gessai Utamasa, Totoya Hokkei, che rivelano come medesimi soggetti codificati fossero reinterpretati dai diversi autori in termini figurativi del tutto originali.

Hokusai ha esplorato soggetti di ogni tipo: il paesaggio, la natura, gli animali e i fiori, i ritratti di attori kabuki, di bellezze femminili, di guerrieri e anche immagini di fantasmi, di spiriti, di esseri e animali semileggendari. Era uno sperimentatore anche di formati e tecniche: dai dipinti a inchiostro e colore su rotolo verticale e orizzontale, alle silografie policrome di ogni misura destinate al grande mercato, fino ai più raffinati surimono, utilizzati come biglietti augurali, calendari per eventi, incontri letterari, cerimonie del tè e inviti a teatro. I volumi dei Manga raggruppano centinaia di schizzi e disegni esemplificativi dello stile innovativo ed eccentrico del Maestro. Stampati in solo inchiostro nero con qualche tocco di rosso leggero, rappresentano modelli per ogni genere di soggetto messi a disposizione di giovani artisti e pittori.

 

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il supporto dell’Ambasciata Giapponese, è organizzata da MondoMostre Skira e Zètema Progetto Cultura, curata da Rossella Menegazzo. Pone una accanto all’altra la rappresentazione di località ma soprattutto oggetti scelti per il loro valore simbolico e benaugurale legato a un preciso momento dell’anno, della stagione, delle festività e delle credenze popolari con un repertorio d’immagini legate al mondo della seduzione femminile, raffinati dipinti su carta o su seta nel formato del rotolo verticale da appendere. I dipinti con il Monte Fuji protagonista, mostrano il  tocco leggero e puntuale del Maestro nella resa del riverbero rosato delle luci dell’aurora sul monte e sui campi ai suoi piedi. Infatti, trova spazio nell’esposizione la serie “Trentasei vedute del monte Fuji,” pubblicata da Hokusai tra il 1830-31, con l’opera iconica della “Grande Onda”, che ebbe un impatto fondamentale sulla rappresentazione del paesaggio, in generale sulla storia dell’arte.

 

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