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Culture
Massive Attack: il live a Mantova

Di Chiara Giacobelli

Mantova – Piazza Sordello è il cuore storico di Mantova, meravigliosa città italiana Patrimonio Unesco: proprio qui si affacciano Palazzo Ducale e Palazzo Castiglioni, mentre sullo sfondo si staglia il Duomo e guardando in alto si può ammirare la Torre della Gabbia. Una cornice eccezionale, dunque, per i Massive Attack, che domenica 15 luglio si sono ritrovati a suonare in uno degli scenari probabilmente più belli di tutta la loro storia. Notevole il contrasto tra antichità e modernità, tra quiete e musica ad alto volume, in un mix di passato e contemporaneo, vecchio e nuovo, tradizione e innovazione: è stato forse questo l’elemento che più ha caratterizzato il concerto della band britannica; un altro contesto non avrebbe prodotto lo stesso effetto, insomma.

D’altra parte, lo show non si è discostato troppo nella scelta di suoni, luci, scaletta e collaborazioni dai precedenti tenutisi in Italia negli scorsi anni, essendo stato pubblicato l’ultimo album nel 2010. Si è mantenuto anche il concetto di “collettivo musicale”, dove al fianco dei due componenti fissi Robert Del Naja e Grant Marshall si sono esibiti altri cantanti e artisti nell’ottica di condivisione, collaborazione e rinnovamento costante.

A Mantova sono accorse ben ottomila persone da tutta Italia per un sold out indimenticabile, nonostante il giorno dopo fosse in previsione una seconda tappa all’Umbria Jazz. In scaletta brani ormai noti a tutti come Angel, Inertia creeps e Safe from harm, mentre l’apertura del concerto – che è iniziato intorno alle 22 ed è terminato verso le 23.30 – è stata affidata a Hymn of the big wheel. Una serata altamente elettronica, dai suoni forti e dalle tinte quasi dure, pensate per “svegliare” la gente lanciando messaggi di chiaro impatto emotivo.

Sullo sfondo, infatti, si sono ripetute scritte in italiano e immagini toccanti, come già nei format di precedenti concerti, sebbene in questo caso ci si sia voluti concentrare anche sulle frasi che più ci siamo sentiti ripetere in questi ultimi mesi dal governo Salvini-Cinque Stelle. I Massive Attack non prendono una netta posizione politica, ma come è nel loro stile mantengono viva la critica sociale, specie quella rivolta ai social network, alla globalizzazione, alle fake news e al gossip che pervade le nostre vite. Dunque, un invito a ragionare con la propria testa, a non lasciarsi manipolare da chi ha in mano la comunicazione e le informazioni, per guardare invece dritto in faccia alla realtà, anche quando questo presuppone vedere il brutto del mondo.

Il concerto dei Massive Attack si è inserito all’interno della rassegna “Mantova Arte & Musica” (Shining Production e InsideOut Agency), che ha visto i tre eventi precedenti dedicati a Jamiroquai, Flow Festival e Gianna Nannini. Ad aprire la serata conclusiva della rassegna estiva, molto ben riuscita come le edizioni passate, è stata la band britannica degli Young Fathers, per lasciare quindi il posto a quello che universalmente è diventato noto come il “trip hop”, di cui i Massive Attack sono considerati i fondatori. Di loro si è molto parlato quando la rivista Rolling Stone ha inserito Blue Line e Mezzanine fra i 500 album più belli di sempre, eppure – oltre agli undici milioni di dischi venduti nel mondo e alla musica – c’è un altro motivo che da qualche tempo mantiene il nome di Robert del Naja sulla bocca di tutti, critici d’arte compresi: qualcuno ritiene infatti che sia proprio lui il celebre Bansky. Per ora, Robert sostiene di esserne solo amico, considerando anche la sua passione per l’arte visiva, i graffiti, la città natale di Bristol e le installazioni ai Led. Il mistero, però, resta aperto.   

Per maggiori informazioni: www.massiveattack.co.uk; www.insideoutagency.it  

  

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