Culture
Parigi, all’Opéra Bastille una delicata Madame Butterfly














Cio-Cio-San ribattezzata «Madame Butterfly» per le movenze così delicate da ricordare il battito d’ali di una farfalla, è al centro della storia con tutto quello che patisce e prova il suo cuore, innamorato e consacrato all’americano Pinkerton di cui diviene moglie convertendosi al cristianesimo a costo del rinnegamento dell’intera famiglia che l’addita come traditrice.
Tutti i sentimenti e la maniera con cui il personaggio li vive danno la connotazione al dispiegarsi degli eventi e alla successione delle scene, delle arie, dei movimenti coreografici.
All’Opéra Bastille di Parigi (in scena fino al 13 ottobre 2015) nella rappresentazione dell’opera pucciniana ogni cosa, infatti, sembra riprodurre un continuo e timido batter d’ali. La regia così come l’essenziale - anzi spoglia - scenografia e l’accennata coreografia della geisha e di chi le ruota attorno sono state coerentemente studiate e realizzate in sincronia con l’attenzione affettuosa nei riguardi dei reali sentimenti della protagonista.
Due principalmente gli effetti sortiti da questa scelta. Da un lato, la narrazione si mantiene lineare e limpida, dall’altro la musica e le arie trovano l’adeguato spazio per mettersi in evidenza facendo emergere in tal modo potenza e bravura di artisti e musicisti.
Il soprano Oksana Dyka alla perfezione interpreta le arie e riproduce l’animo della sfortunata donna giapponese ; la fedeltà della sua donna di servizio Suzuki è tutt’uno con la performance del mezzo-soprano Annalisa Stroppa ; il luogotenente della Marina americana F.P. Pinkerton (il tenore Piero Pretti) esprime appieno nel primo atto l’infatuazione per la giovane così come la vigliaccheria e il pentimento nel secondo atto quando si ripresenta a lei dopo tre anni con la nuova moglie (il mzzo-soprano Joanna Jakubas) solo per riprendersi il figlio.
Preme sottolineare la posa sempre sospesa di Sharpless, console americano a Nagasaki : il baritono Gabriele Viviani quando canta dà l’idea di voler dire e non dire, proprio per confermare la decisione della generale messa in scena, cioè il timore di ferire il cuore di Madame Butterfly e di metterla a corrente nella maniera più indolore possibile sull’abbandono dell’oramai ex marito…
Una rappresentazione fatta col cuore, nel pieno rispetto anche dello spettatore avvertito dei cambiamenti del tono dei dialoghi (gioviali e più o meno drammatici) solo attraverso un graduale cambiamento di colore dell’enorme schermo di sottofondo ai personaggi.
Giovanni Zambito