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Culture
Un tuffo nel mondo di Caravaggio. La mostra a Milano
1. Michelangelo Merisi da Caravaggio Vocazione di San Matteo, 1599-1600 olio su tela, 322 x 340 cm Roma, San Luigi dei Francesi, cappella Contarelli

di Raffaello Carabini

 

Le chiamano “mostre immersive”. Si tratta, in realtà, di quelli che un tempo erano documentari d’arte. E che poi sono diventati prima docudrama e poi docufiction con l’aggiunta di spezzoni relativi alla vita degli artisti oppure ai personaggi delle loro opere, ricreati in scenografie d’epoca oppure di graphic design. (Detto tra parentesi li inventò a metà anni Ottanta la regista e studiosa della Rai Anna Zanoli, a cominciare dal pluripremiato Raffaello alla cui realizzazione partecipò anche il vostro cronista.)

I cambiamenti sono relativamente pochi e dovuti quasi esclusivamente al progresso galoppante delle tecnologie di ripresa e di riproduzione che le immagini hanno avuto in questi anni. Infatti grazie all’alta definizione, arrivata ora agli 8K, e alla qualità delle lenti, i proiettori possono proporre filmati molto fedeli anche su teli o sfondi di grandi metrature, nonché sempre più elaborati e trattati con gli stupefacenti effetti speciali a disposizione dei registi.

È quanto avviene nelle mostre immersive, dove su tre o addirittura quattro pareti, e magari anche sul soffitto e sul pavimento, appaiono le immagini di quadri, opere, personaggi, ricostruzioni storiche, ambienti dove agivano i protagonisti sia nella situazione attuale che in quella probabile d’antan e così via. E nell’epoca dei millenial che preferiscono di gran lunga il guardare al leggere stanno diventando un’attrazione importante.

Come dice ad affaritaliani Massimo Vitta Zelman, presidente di Mondo Mostre Skira, “queste mostre, se ben documentate e realizzate con la dovuta attenzione culturale, utilizzano le forme di comunicazione tecnologica per servire l’arte, per offrire punti di vista che la semplice riproduzione cartacea non permette e a volte anche la stessa visione dell’opera nel luogo in cui si trova, per questo sono rilevanti per la componente didattica che possiedono e perché permettono soprattutto ai ragazzi di ritrovare linguaggi più vicini a loro”. Ma aggiunge “certo che vedere la bambina che, sfogliando un giornale, muove le dita, cerca icone, divarica pollice e indice per allargare una fotografia, e poiché non si muove nulla, chiede “è rotto?”, è piuttosto inquietante, è una prospettiva preoccupante. Perché ci deve essere, e nell’arte c’è sempre, la realtà prima di tutto!”

Ma tant’è, anche Vitta Zelman ha ceduto alla tentazione e – dopo decine di rassegne espositive di altissimo livello, da Leonardo a Renoir, da Arcimboldo a Monet, da Cézanne al Picasso di prossima apertura – ha finanziato l’ultima mostra immersiva aperta in Italia: Caravaggio. Oltre la tela, che fa da corollario alla grande esposizione dedicata allo stesso artista chiusa un anno fa e vista da oltre 400mila visitatori.

Aperta al Museo della Permanente nel capoluogo lombardo la rassegna ne segue una analoga, Caravaggio Experience che si può ancora seguire a Rimini nella Sala dell’Arengo fino al 28 p.v. dopo aver toccato Roma, Torino e Città del Messico. Il pittore milanese è certo quello più “illustrato” visivamente, la sua vita “maledetta” e la sua arte innovativa sono fonte inesauribile di narrazioni e rivisitazioni. Quest’ultima è rigorosa e scientificamente accurata, grazie anche all’utilizzo del video mapping per riproporre opere inamovibili delle chiese romane e maltesi o la fragile e scandalosa “Morte della Vergine” del Louvre. Il documentario è diviso in quattro parti (in altrettanti ambienti che permettono così di soddisfare un maggior numero di fruitori) e dura circa 45 minuti. Dalla formazione di Caravaggio, prima a Milano e poi a Roma, al suo trionfo romano sotto la protezione del Cardinal del Monte; dai bassifondi dove preferisce vivere alla fuga dopo l’omicidio, a Napoli, a Malta, in Sicilia e ancora a Napoli, che lascerà nuovamente per trovare la morte sulla via per Roma, a Porto Ercole il 18 luglio 1610.

La narrazione è ricca e ha momenti spettacolari, ma ricorda certi programmi della Angela family, molto lineari e nazionalpopolari, senza avere il coraggio di un’esternazione politically incorrect, con pochissima fiction e riprese negli ambienti di allora come sono oggi. Con l’abile scelta di lasciare alle dicerie e ai commenti ipotetici dei contemporanei le domande più inquietanti e le risposte più scioccanti, senza interpellare critici e accademici.

Ma soprattutto senza far capire veramente la differenza di Caravaggio rispetto agli altri contemporanei (perché non c’è un confronto di quadri dallo stesso tema?) e la novità del Merisi (i piedi sporchi degli addetti alla “Crocifissione di Pietro” spiccano – più dell’allora sgradevole ordinaria fatica dell’evento, che non ha nulla di mistico – perché sono le prime cose che tuttora vede il devoto, immediatamente all’altezza dei suoi occhi, da dove avrebbe dovuto essere inquadrata la tela), senza far capire la sua necessità di non tirare in chiaro i fondi delle tele per le troppe commissioni (già, ma gli altri perché perdevano tempo a farle chiare?), senza dire come e quanto venisse pagato (era già stipendiato da vari prelati e riceveva commissioni di cui tutti parlavano quando lascia la sua modesta abitazione senza pagare l’affitto...), senza spiegarci perché buttò all’aria la sua carriera nell’Ordine di Malta dopo soli quattro mesi (gelosia per un modello preteso come compagno da un altro più importante cavaliere?) e via dicendo.

Queste “mostre immersive”, che non hanno la forza immediata che possiedono le opere, che vivono di rimandi, di suggestioni, hanno bisogno sì di chiarezza espositiva e di discorsività nel racconto, ma anche di appeal, di idee, di, al limite, provocazioni, soprattutto se mancano (erano così onerosi i diritti per qualche scena dai numerosi film realizzati sulla vita del Merisi?) momenti intensi di ricostruzione storica, e anche di una qualunque forma di 3D e di interattivittà, che ormai per i “nativi digitali” non rappresentano nemmeno più un plus.

 

 

Caravaggio. Oltre la tela. La mostra immersiva

Museo della Permanente

via Turati, 34 – Milano

fino al 27 gennaio

orari: tutti i giorni tranne giovedì 9.30/20, giovedì 9.30/22.30

biglietti € 14; ridotti € 12 (militari e forze dell’ordine, insegnanti, gruppi adulti e famiglie); ridotti scuole € 6; gratuito fino a 6 anni, guide turistiche, accompagnatori di gruppo e di disabile

info: www.caravaggiomilano.it; tel. 026597728

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