Borse volatili, tensione sui bond. Spread sopra quota 200 punti - Affaritaliani.it

Economia

Borse volatili, tensione sui bond. Spread sopra quota 200 punti

Seduta volatile per le Borse Ue, che dopo un'apertura in rialzo hanno visto prevalere incertezza sulla scia della pressione che colpisce l'obbligazionario

FOCUS BORSE/ Rapida inversione di tendenza per Piazza Affari che dopo un avvio in positivo ha preso la via del ribasso insieme ai bancari, partiti bene e poi andati in rosso. Resta alta la tensione sui bond con lo spread BTp/Bund a 201 punti base. Si sono indebolite comunque anche le altre Borse europee: Francoforte e' passata in rosso con un -0,10%, Parigi e' tornata sui livelli della vigilia e Londra cede lo 0,24%. Milano segna la performance peggiore con un calo dello 0,74%. La performance peggiore e' quella di Yoox Net-a-Porter che lascia sul terreno il 2,7% all'indomani dei dati preliminari del 2016 con il fatturato del quarto trimestre leggermente inferiore alle attese del mercato. Ma sono ancora le banche a dare il tono con Bper che cede il 2% cosi' come Ubi Banca. Male anche Intesa Sanpaolo (-1,6%), Banco Bpm (-1,17% dopo il -5,98% della vigilia), Banca Mediolanum (-0,9%) che a breve diffondera' i dati e Mediobanca (-0,8%) che aveva aperto in netto rialzo e ha poi girato nel giorno del cda che approva i dati. Tiene Unicredit (+0,16%) al terzo giorno di aumento di capitale con le risparmio che prima non hanno fatto prezzo in apertura e poi sono entrate per essere subito fermate in asta di volatilita' a +2,36%. In rialzo dello 0,57% i diritti. Il titolo migliore del listino e' Enel con un +0,46% in attesa dei dati domani e dopo il giudizio positivo di Morgan Stanley

Non si allentano le tensioni sullo spread Btp-Bund che in mattinata è tornato sopra i 200 punti base fino a un massimo intraday a quota 203,58. Il differenziale tratta ora a 198,924 pb rispetto alla chiusura di ieri a 197,391.

"L'incertezza sul futuro assetto dell'area euro conseguente al denso calendario elettorale del 2017 sta influenzando notevolmente le scelte degli investitori, portandoli sempre piu' a concentrarsi sui titoli core, dove per core il cerchio magico si sta restringendo di fatto a tre Paesi: Germania, Usa e Regno Unito", sostengono gli analisti di Mps Capital Services, puntualizzando che per tutti gli altri Stati dell'area "si registrano allargamenti degli spread, piu' marcati, e pressoche' uniformi per entita', in Italia, Portogallo e Spagna".

Sui Btp pesano le incertezze politiche, i timori di declassamento del rating dell'Italia e il botta e risposta tra Roma e Bruxelles sui conti pubblici del Paese.

"Non e' difficile immaginare" che le questioni politiche francesi e i sondaggi sulle presidenziali di Parigi resteranno il driver primario dell'obbligazionario dell'Eurozona almeno fino alla fine della settimana, fanno poi notare gli strategist di Unicredit.

Gli esperti ricordano che mancano ancora due mesi al primo turno di votazioni e tante cose quindi possono ancora cambiare nella corsa all'Eliseo.

Pertanto sara' difficile assistere a una riduzione di volatilita' sugli spread del Vecchio Continente nel prossimo futuro. I problemi non riguardano pero' solo l'Italia e la Francia.

Dal Fondo Monetario Internazionale e' arrivato un nuovo monito sulla situazione greca. Per l'Fmi Atene rischia ancora una volta di uscire dall'euro, con le trattative tra il Paese ellenico e i creditori internazionali in fase di stallo.

Inoltre il Fondo non intende partecipare al piano di salvataggio se prima le varie controparti non si accorderanno su revisione economiche molto piu' profonde e su una sostanziale riduzione del debito che resta "altamente insostenibile".

Le prospettive di crescita inoltre non possono migliorare senza un taglio delle passivita' di Atene e senza riforme sulle pensioni e sul sistema fiscale.

Dal fronte macro infine non sono arrivate notizie confortanti stamattina. La produzione industriale spagnola e' calata dello 0,5% a livello mensile mentre e' cresciuta dell'1,9% su base annuale a dicembre.

Il dato tendenziale ha deluso nettamente il consenso degli economisti che si aspettavano una lettura piu' solida, con un incremento del 2,8% a/a. A novembre il dato era salito dell'1,5% su base congiunturale mentre era aumentato del 2,8% a livello tendenziale.