Economia
Brand o brand...elli/Da unicorno italiano ai maxi licenziamenti di massa: ascesa e declino di Yoox
La startup nata da un'idea semplice: portare l’alta moda online, in un tempo in cui l’e-commerce era ancora visto con diffidenza, soprattutto nel mondo del lusso

La storia di Yoox
Per anni è stata una delle poche storie di successo dell’innovazione italiana. Un simbolo di coraggio imprenditoriale, tecnologia e visione globale. Fondata nel 2000 da Federico Marchetti, Yoox è nata con un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: portare l’alta moda online, in un tempo in cui l’e-commerce era ancora visto con diffidenza, soprattutto nel mondo del lusso. In pochi anni, la piattaforma si è imposta come leader internazionale nella vendita online di capi firmati di fine stagione, diventando una realtà capace di unire logistica, branding e tecnologia in un modo mai visto prima in Italia.
Il successo è stato tale che nel 2015 Yoox si è fusa con la britannica Net-a-Porter, dando vita a un colosso globale dell’e-commerce di moda: Yoox Net-a-Porter Group, noto come YNAP. La nuova realtà ha consolidato la sua leadership, si è quotata in borsa, e ha attirato l’attenzione dei grandi investitori internazionali. Tra questi, la multinazionale tedesca LuxExperience, che ha acquisito il gruppo nel 2022, segnando una svolta nella governance e nelle strategie aziendali.
Ma a soli tre anni di distanza da quella acquisizione, Yoox si trova nel pieno di una delle crisi occupazionali più gravi della sua storia. All’inizio di settembre, il fondo tedesco ha comunicato l’intenzione di procedere con 211 licenziamenti in Italia, un taglio che coinvolge circa il 20% della forza lavoro nazionale. I numeri sono significativi: a Zola Predosa, sede storica dell’azienda, su 464 dipendenti a tempo indeterminato, 31 risultano in esubero. All’Interporto di Bologna, con 403 dipendenti, sono 134 i lavoratori coinvolti. A Milano, altri 46, ai quali si aggiungono 29 contratti a termine non rinnovati. Una crisi che colpisce duramente soprattutto il territorio bolognese, dove Yoox rappresentava un punto di riferimento industriale.
La motivazione ufficiale dell’azienda è economico-finanziaria. Secondo quanto dichiarato, il gruppo ha registrato una perdita di 191 milioni di euro nell’ultimo esercizio e perdite complessive superiori ai 2 miliardi di euro negli ultimi due anni. Di fronte a questi numeri, LuxExperience ha deciso di procedere con una ristrutturazione che prevede non solo i licenziamenti, ma anche una significativa riduzione delle funzioni operative di Yoox all’interno del gruppo. Un ridimensionamento che preoccupa sindacati e istituzioni, soprattutto perché l’azienda ha dichiarato di non voler ricorrere a nessuna forma di ammortizzatore sociale, né incentivi all’esodo: una scelta che, secondo i sindacati, scarica in modo brutale il peso della crisi sui lavoratori.
La reazione è stata immediata. I sindacati di categoria — Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil — hanno definito il piano di licenziamenti “inaccettabile” e “gravissimo”, denunciando l’assenza di un vero confronto e l’intenzione dell’azienda di procedere senza alcun tentativo di mediazione. Le assemblee sindacali convocate a Bologna e a Milano hanno confermato la volontà di proseguire la mobilitazione, anche attraverso proteste e presidi. “Una crisi come questa — sostengono le sigle — andrebbe affrontata con serietà, al tavolo istituzionale, valutando tutte le soluzioni possibili. Non con un’email che comunica la fine del rapporto di lavoro per oltre 200 famiglie”.
Anche le istituzioni sono intervenute. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha definito i licenziamenti “inaccettabili” durante un question time al Senato, ribadendo l’intenzione del governo di agevolare un confronto tra le parti. Il ministero ha convocato un tavolo per il prossimo 23 settembre, con l’obiettivo di trovare una soluzione condivisa che eviti l’impatto sociale di una decisione così drastica. Parallelamente, la Regione Emilia-Romagna, attraverso l’assessore al lavoro Giovanni Paglia, ha avviato contatti con l’azienda e le organizzazioni sindacali per tentare di introdurre almeno l’uso degli ammortizzatori sociali, finora esclusi da LuxExperience.
Il caso Yoox è diventato così emblematico di un fenomeno più ampio: la fragilità delle eccellenze italiane una volta inglobate in gruppi multinazionali. Per anni, Yoox è stato l’unico “unicorno” italiano, una startup capace di raggiungere una valutazione superiore al miliardo di dollari. Oggi, è il primo unicorno italiano a entrare nella fase discendente della sua parabola. E lo fa in modo traumatico, lasciando sul campo centinaia di lavoratori e mettendo a rischio un know-how tecnologico e logistico che rappresentava un fiore all’occhiello dell’economia digitale nazionale.
In parallelo, il fondatore Federico Marchetti, oggi membro del consiglio di amministrazione del Gruppo Armani, ha ricordato in un post social la figura di Giorgio Armani, recentemente scomparso, che fu uno dei primi a credere nel progetto Yoox. Armani non solo fu tra i primi stilisti a vendere online attraverso la piattaforma, ma scrisse anche la prefazione al libro autobiografico di Marchetti, “Le avventure di un innovatore”, pubblicato nel 2023 e ora uscito in lingua inglese con il titolo “The Geek of Chic”. Nel suo ricordo, Marchetti parla di Armani come di una guida spirituale, che lo accompagnò nei momenti decisivi della sua carriera, dalla lettera di raccomandazione per la Columbia University fino ai progetti più recenti di sostenibilità in Puglia, insieme alla task force del Re Carlo III.