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Economia
Carige, i target sono già falliti. Non basta capitale per fare banca
Lapresse

Costerà oltre 400 milioni, l’ennesima e ultima pulizia dai crediti malati di Banca Carige. E’ il rosso nel conto economico dell'istituto ligure che deriverà dalla cessione all’ex Sga, oggi Amco, la società pubblica attiva nella gestione degli Npl, dell’ultimo pacchetto da 2,7 miliardi di sofferenze e incagli che verrà rilevata per 1 miliardo. È lo scotto da pagare per ripulire quasi completamente la banca dalla zavorra dei crediti malati che ha afflitto l’istituto dalla fine dell’era Berneschi fino a oggi.

Un lascito pesantissimo che dalla fine del 2013 ha inanellato perdite da svalutazioni per oltre 3,5 miliardi e per il quale la banca ha dovuto continuamente bussare al mercato e ai poveri azionisti a caccia di risorse fresche per analoga entità per non fallire. Ora siamo all’ultimo atto, quello definitivo per la messa in sicurezza della martoriata banca genovese. A meno di rocamboleschi e del tutto remoti colpi di scena, da lunedì Carige potrà dire di essere al sicuro.

L’aumento di capitale da 700 milioni in corso questa settimana non può non andare in porto. C’è la garanzia, anche dell’inoptato, da parte del Fondo interbancario dei depositi, il consorzio del sistema bancario italiano, che ha messo la pezza definitiva sul salvataggio, affiancato da Cassa Centrale Banca che entra di soppiatto come socio di minoranza per poi salire sulla tolda di comando acquisendo in futuro le azioni dal Fondo a forte sconto. Nessuno dubita sul successo di un’operazione studiata a tavolino e che garantisce il ripristino pieno dei requisiti patrimoniali della banca.

I 700 MILIONI PER COPRIRE LE NUOVE PERDITE DA CESSIONI DI NPL E LA CHIUSURA DEI CONTENZIOSI

Le nuove risorse sono necessarie sia ad ammortizzare il nuovo buco che si creerà dalla vendita all’ex Sga delle sofferenze e degli incagli sia a chiudere i contenziosi annosi con Credito fondiario e Amissima che peseranno a livello patrimoniale per oltre 160 milioni di euro. I tre commissari straordinari, Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lerner chiudono così del tutto i conti con il passato, restituendo ai nuovi soci, cioè il sistema bancario nel suo complesso e la trentina Ccb, una Carige ripulita del tutto dalle scorie del passato, sia dei contenzioni pregressi che del cumulo di sofferenze.

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CARIGE E’ SALVA, MA IL MOTORE E’ IMBALLATO DA TROPPO TEMPO

Tutto bene si dirà? Vero senza dubbio. Ma un conto è aver evitato un disastroso fallimento, un altro è quello di riavere in pista una banca capace di reggersi in piedi in futuro con le proprie gambe. Una banca con coefficienti patrimoniali solidi grazie alla nuova iniezione di capitale, senza quasi più crediti da svalutare, ma capace di generare reddito in futuro? Qui la risposta è assai meno univoca. Anni di perdite continue e continui aumenti di capitale hanno fiaccato la banca. Molti clienti se ne sono andati, i depositi e l’attivo sono scesi a rotta di collo.

BANCA DIMEZZATA IN 5 ANNI

Negli ultimi 5 anni i ricavi si sono dimezzati da oltre 700 milioni ai 322 milioni con cui Carige chiuderà il bilancio a fine del 2019. L’attivo di bilancio è sceso da poco meno di 50 miliardi ai 24 miliardi attuali. Gli impieghi sono scesi da oltre 20 miliardi a poco più di 11 miliardi, i depositi sono calati del 20%. Una banca dimezzata negli ultimi 5 anni.

banca carige
 

IL 2019 SI CHIUDE CON UNA PERDITA DI QUASI 800 MILIONI

Ora andrà archiviata l’ennesima perdita stimata dai commissari per quest’anno in 783 milioni, poco più dell’importo complessivo dell’aumento di capitale in corso. Il dato positivo è che in futuro non peseranno più sui conti le svalutazioni sui crediti malati che sono stati il vero Tallone d’Achille della banca. Ma basta questo a risalire la china, a riacciuffare la clientela fuggita, a far risalire il credito, a far sviluppare il wealth management come è scritto nelle intenzioni per il futuro? Qui i dubbi sono tanti.

LE AVVERTENZE CONSOB

La stessa Consob nelle avvertenze del prospetto mette le mani avanti e spiega: “Sebbene si ritenga che il dimensionamento dell’aumento di capitale sia funzionale al ripristino dei requisiti di vigilanza, anche laddove il rafforzamento patrimoniale avesse esito positivo, non si può escludere che, per effetto di un andamento gestionale del Gruppo Carige significativamente divergente in negativo rispetto a quello previsto nel piano strategico, non vengano raggiunti gli obiettivi ivi prefissati nelle tempistiche attese, e, conseguentemente, possa risultare compromessa la prospettiva della continuità aziendale”. Così l’Authority dei mercati. In parole povere spiega che il nuovo piano strategico che accompagna l’aumento potrebbe rivelarsi insufficiente in futuro a far ripartire su basi solide la banca.

IL PIANO PER IL FUTURO E’ CREDIBILE?

Ed è proprio il piano elaborato dai commissari al 2023 che potrebbe inciampare sulla realtà. Il piano prevede il primo utile per soli 1 milione di euro nel 2021. Gioca fortemente le sue carte su un drastico taglio dei costi che scenderebbero di oltre 120 milioni dal consuntivo di fine 2018 pari a una sforbiciata del 22%. I ricavi sono previsti in crescita dai 405 milioni del 2020 ai 561 milioni del 2023, con il margine d’interesse che tra il 2020 e il 2023 salirebbe secondo i commissari da 122 milioni a ben 224 milioni. Anche le commissioni nette sono viste in forte crescita del 20% tra il 2020 e il 2023 quando sempre secondo i commissari l’utile netto si collocherebbe a 74 milioni. I piani a lungo termine sono suscettibili di forte aleatorietà, date le variabili che non sono solo endogene, ma anche esogene.

I DUBBI

Come poter confidare che non siano cifre scritte solo sulla carta? Qualche perplessità arriva guardando alle previsioni sugli impieghi che insieme al livello dei tassi determinano il margine d’interesse. Per il piano gli impieghi resteranno fermi e stabili dal 2020 al 2023 a quota 11,7 miliardi. A fronte della stasi degli impieghi come è possibile supporre che il margine d’interesse cresca di oltre 100 milioni sui livelli del 2020? O si pensa a un forte aumento dei tassi nei prossimi anni oppure con i volumi fermi pare improbabile tanta crescita nel margine. Anche sul fronte commissionale da dove arriva tanta fiducia nella crescita? Sulla clientela che una volta fuggita potrebbe tornare a Carige solo perché ora la banca è stata salvata sul piano patrimoniale? Pare più un atto di fede che una realtà tangibile. Certo viene meno il peso delle svalutazioni sui crediti malati che di fatto tende a pochi milioni di euro l’anno a fronte delle pluri-centinaia di milioni di euro cui Carige ci aveva abituato. Ma è sull’operatività industriale che tanta fede nelle rinascita pone più di un dubbio.

L’ANNO DELLA GESTIONE COMMISSARIALE

Basta del resto guardare l’andamento dell’ultimo anno quello a gestione commissariale. Certo la priorità per i commissari era trovare un compratore, un cavaliere bianco pena il crac. Ma nel frattempo la gestione industriale ha ulteriormente frenato. Il piano strategico del 26 luglio 2019 prevedeva a fine 2019 un margine d’interesse a quota 134 milioni. Sono bastati 4 mesi e ora la stima definitiva vede il margine d’interesse a fine anno a 121 milioni, anziché 134 milioni, quasi un -10% in pochi mesi.

Anche le commissioni nette hanno perso in 4 mesi 6 milioni. Erano stimati 213 milioni a luglio, oggi sono 207 per fine anno. E quanto ai ricavi l’estate scorsa si supponevano 347 milioni oggi come da prospetto la stima è scesa a 332 milioni. Solo andando indietro di un anno va ricordato che il 2018 venne archiviato con ricavi per 457 milioni. 12 mesi dopo i ricavi si fermeranno a 332 milioni.

L’agonia industriale di Carige è proseguita quindi anche lungo tutto il 2019. Certo da lunedì prossimo la nuova Carige avrà gambe robuste (capitale più che adeguato e sofferenze eliminate) su cui camminare, ma per tornare a fare gli utili oltre al pesante taglio dei costi occorrerà fare nuovi ricavi. E qui il motore della banca è fermo ormai da moltissimi anni. Toccherà a Ccb,il nuovo socio forte del futuro, farsi venire nuove idee. Altrimenti Carige sarà pure stata salvata, ma vivacchierà senza infamia e senza lode all’ombra del sistema del credito.

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