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Economia
Consob, la chiamata ai "Btp patriottici". Ma Savona aveva il "tesoro" svizzero

Chissà se Paolo Savona, presidente della Consob, sarà un domani in prima fila nel donare oro alla patria? In fondo la sua proposta, lanciata pochi giorni nella relazione annuale dell’Authority che presiede, di bond irredimibili, cioè di titoli di Stato perpetui da far sottoscrivere agli italiani, è proprio questo. 

Patriottismo finanziario con il risparmio degli italiani convogliato a sostenere il debito pubblico del Paese. Con un certo grado di sacrificio ovviamente. Nella proposta di Savona i bond di Stato perpetui avrebbero un tasso annuo del 2% e non avendo scadenza di fatto lo Stato finirebbe per non restituire mai il capitale ma solo gli interessi con indubbi vantaggi per il bilancio pubblico. Un po’ meno per i risparmiatori italiani che di fatto rinuncerebbero al rimborso dei titoli sottoscritti accontentandosi di un  rendimento annuo (il 2% ipotizzato) che nell’arco di 50 anni ripagherebbe l’intero investimento. 

paolo savona ape 13
 

Un soccorso del risparmio privato al deficitario bilancio dello Stato che sarà messo in ulteriore fibrillazione nell’era post Covid. Fin qui i bond di Guerra potrebbero essere anche una buona idea. Peccato che difficilmente gli italiani correrebbero a comprarlo. Sul mercato troverebbero alternative più fruttuose. 

C’è da aspettarsi però che proprio Savona sia, in un domani ipotetico se la sua idea farà breccia, il primo fervente sottoscrittore dei Btp salva conti pubblici. Se però guardiamo alla storia personale e di come Savona gestisca le sue finanze, non c’è  per ora da aspettarsi molto. 

L’ex ministro degli Affari Europei nel governo Conte e ora da più di anno presidente della Consob, non ha mai amato troppo gli investimenti domestici. Ha sempre privilegiato lidi esteri per il suo portafoglio. Fino a tutto il 2017, prima di assumere incarichi pubblici, aveva un portafoglio finanziario tutto in Svizzera. 

Una polizza vita da 546mila euro e altri 768 mila euro in un conto corrente bancario. Poco più di 1,3 milioni tutti con casacca elvetica. Non solo ma Savona aveva anche 50mila azioni di Euklid, il fondo londinese fondato e gestito da suoi ex allievi che investe sui mercati con gli algoritmi. 

Ci furono polemiche all’epoca del suo insediamento a ministro proprio per il suo essere azionista di un fondo d’investimento e di possedere attività finanziarie in Svizzera. Per uno che propugnava il piano B di euroexit non proprio il massimo, soprattutto se assumi incarichi istituzionali in Italia. Qualcosa si è mosso nel frattempo ma forse non  abbastanza. 

Nella dichiarazione patrimoniale del 2019, l’ultima disponibile e che fotografa la situazione al 2018, Savona ha incrementato l’investimento nella polizza vita portandolo a 790 mila euro, in comproprietà al 50%. E ha asciugato il conto corrente elvetico da 768mila euro a soli 9.370 euro. Più polizza Vita meno cash. Interpellato da Affaritaliani.it per avere un aggiornamento della sua situazione finanziaria, Savona ha risposto in modo tranchant dicendo di aver “chiuso la polizza Vita e di aver riportato la liquidità in Italia su un conto di una banca italiana”.

Quindi a sentire Savona sarebbe finita la passione esterofila del suo portafoglio. Non quella in Euklid però. Savona mantiene il suo ruolo di azionista con le 50mila azioni classe B della società di trading londinese dei suoi ex allievi. Ora staremo a vedere. Savona sostiene di avere riscattato la polizza Vita estera e avere riportato soldi in Italia. Saranno pronti un domani a essere investiti nei suoi bond di Guerra, a rischio di ottenere rendimenti non certo soddisfacenti? E un capitale che non verrà mai restituito?  Si vedrà lo spirito patriottico del presidente della Consob.

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