Economia
Coronavirus, imprese da salvare o crolla l’Italia: occorre intervento veloce

ECONOMIA ED IMPRESE: PERCHE’ SERVE INTERVENIRE SUBITO IN FAVORE DEL NOSTRO SISTEMA PRODUTTIVO
L'Italia, per il talento dei suoi distretti e grazie alle espressioni di eccellenza imprenditoriale sgranate a macchia di leopardo, esprime ancora un tessuto economico invidiabile per capacità e potenzialità. E da quel tessuto sano dobbiamo necessariamente trovare la capacità di resistere e ripartire, scongiurando che questo terribile dramma sanitario determini anche irrimediabili conseguenze economiche. In una fase così inedita e piena di incertezze, assistiamo però ad un duplice scenario: da un lato gli imprenditori che affrontano quotidianamente con coraggio e abilità tecniche di gestione aziendali e finanziarie mai contemplate e, dall’altro, formule di gestione di risparmio non adeguate ad affrontare gli investimenti sul mercato borsistico nell’interesse degli investitori e della protezione del valore.
In questi giorni sono gli stessi gestori di fondi mobiliari aperti UCITS a lamentarsi di regole di compliance che li spingono senza sosta a liberarsi di titoli illiquidi, che sono poi le azioni di quelle PMI che assicurano servizi e prodotti di cui necessitiamo al punto da restare ore in fila davanti ai supermercati. E’ davvero poco logico: perché i nostri risparmi si trovano a “shortare” proprio quelle imprese autoctone che sono “il datore di lavoro” degli Italiani, essenziali per la formazione del PIL nazionale, cui dobbiamo affidarci per la tenuta e il rilancio dell’economia del nostro Paese, una volta che ci saremo messi alle spalle questa tragica situazione. Oggi, con le regole di compliance i gestori di fondi UCITS sono forzati a ricercare liquidità e non acquistano titoli di PMI, anche se ne riconoscono i fondamentali e le potenzialità, perché hanno una liquidabilità incompatibile con le regole di qualificazione del portafoglio in tempi di crisi e di timore di recessi. Così basta un venditore, per scatenare un effetto domino depressivo e bruciare in pochi giorni una significativa fetta di patrimonio nazionale qualificato nei market cap aggregati delle nostre PMI.
Sarebbe, invece, il caso di mettere in connessione una quota di risparmi degli italiani con le imprese sane del nostro Paese, favorendo anche la solidarietà di filiera. I benefici fiscali riconosciuti a chi investe in start up e PMI innovativa (credito fiscale su parte dell’importo investito), dovrebbero essere estesi a tutti gli investimenti in impresa italiana sostenuti entro e non oltre un termine stabilito, e mantenuti per i successivi tre anni, intesi come sottoscrizione di aumento di capitale, obbligazioni e anche acquisti accrescitivi di azioni o obbligazioni trattate su AIM o su MTA. Dopo l'emergenza gran parte del tessuto imprenditoriale sara' in fase di startup. Allo stesso modo dovrebbe essere incentivata con bonus fiscale l’impresa che disponesse un differimento di crediti commerciali o anticipasse pagamenti di forniture a favorendo una forma di “cash pooling” spontaneo a tutela della tenuta della filiera. In questo modo si stimolerebbe una parte del risparmio degli italiani, così come della capacità finanziaria di alcune imprese ad orientarsi urgentemente e direttamente a sostegno della nostra economia reale in una corale operazione di restart Italia e protezione del valore del nostro sistema produttivo. Guardando alle quotate, bene le recenti disposizioni Consob valide per le società tratte su MTA, ma ora è il momento di disporre qualche presidio a maggior tutela anche del valore delle PMI virtuose quotate AIM. Noi come Electa negli ultimi otto anni abbiamo introdotto formule come Spac, Preebooking company, Spac in cloud e feeder Fund che hanno dimostrato come, anche in momenti economici complessi, gli investitori, il mercato e la Borsa sanno recepire formule innovative che premiamo i progetti imprenditoriali solidi e consentono anche ritorni molto buoni agli investitori portando capitali sulla nostra impresa. Ma anche altri strumenti sono compatibili a valorizzare liquidità su economia reale italiana.
Per affrontare questa imprevista congiuntura, avremmo avuto bisogno di numerosi fondi chiusi (ELTIF , Sicaf, fondi quotati sul MIV , etc) che purtroppo sono ancora rari. Sarebbe quindi utilissimo accordare ai gestori dei fondi UCITS un “grace period” liberandoli da alcuni vincoli, in modo che possano tornare a governare il portafoglio con strategie utili alla tutela del valore e al perseguimento di performance a medio periodo. Non è certo cosa facile modificare regole che si sono stratificate fino a ingessare l’agilità dei corpi di gestione, ma almeno un richiamo accorato ai risk manager, ai cda delle SGR di fondi aperti e alle banche depositarie, lo possiamo fare: “limitate in questo periodo i richiami formali ai gestori che e’ bene restino concentrati sulla sostanza”, così come i gestori vanno esortati a tornare “in plancia” e manovrare per stare al largo dalla costa sottovento che illude gli inesperti di trovare un ridosso, come la ricerca della liquidità in questi mercati.
Bisogna rimettere la barra del timone nelle mani dell’intelligenza e della capacità di gestione, liberandola da piloti automatici in cortocircuito che spingono verso la chimera del ridosso facile quanto ingannevole che rappresenta invece un pericolo da cui non si riesce più a fuggire rimontando il vento perché con le vele a collo si finisce sugli scogli e si rischia di perdere barca e carico. Superata la tempesta, sono convinto che imprenditori e lavoratori manterranno l’orgoglio di appartenenza alla filiera così come i nostri risparmi, agevolati da una revisione di regolamenti e con l’introduzione di nuove proposte, troveranno anche nuovi indirizzi diversi dai fondi mobiliari aperti UCITS: si orienteranno su ETF esplicitamente “acefali” e verso “fondi chiusi” in autentica delega al gestore, liberato da condizionamenti di ossessiva continua ricerca di liquidità.
di Simone Strocchi, Fondatore e Managing Partner di Electa Ventures