Economia
Dazi, la guerra commerciale tra Usa e Cina cambia rotta: scattano le tasse portuali di Pechino sulle navi americane
Da oggi Stati Uniti e Cina si tassano a vicenda le navi in arrivo nei loro porti, aprendo un nuovo fronte della guerra commerciale che potrebbe aumentare i costi del trasporto

Pechino risponde ai dazi di Trump: tasse portuali per le navi americane in arrivo in Cina
Da oggi, martedì 14 ottobre 2025, entra in vigore una nuova fase della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Entrambi i Paesi hanno deciso di imporre tasse reciproche sulle navi che entrano nei rispettivi porti, colpendo direttamente il cuore del commercio mondiale: il trasporto marittimo.
Tutto è iniziato lo scorso aprile, quando l’amministrazione di Donald Trump ha annunciato nuove tariffe sulle navi cargo di costruzione cinese dirette verso gli Stati Uniti. L’obiettivo è ridurre la dipendenza americana dall’industria navale cinese e rilanciare la cantieristica statunitense, oggi molto indietro rispetto ai livelli produttivi di Pechino.
Dal 14 ottobre, infatti, tutte le navi di proprietà o gestione cinese che attraccano nei porti americani devono pagare una tassa di 80 dollari per tonnellata per ogni viaggio, fino a un massimo di cinque volte all’anno. Le navi costruite in Cina ma gestite da operatori non cinesi pagheranno invece 23 dollari per tonnellata. La misura rientra nella cosiddetta "Section 301", lo stesso strumento legale con cui Washington aveva già accusato Pechino di pratiche sleali nel 2018.
La risposta cinese è arrivata immediata e decisa. Il ministero del Commercio ha annunciato una misura speculare: da oggi tutte le navi americane che attraccano nei porti cinesi dovranno pagare una tassa speciale, definita a Pechino come pedaggio di rappresaglia. "Se volete combattere, combatteremo fino alla fine. Se volete negoziare, la nostra porta rimane aperta", ha dichiarato un portavoce del ministero.
Secondo quanto comunicato dal ministero dei Trasporti cinese, le nuove tasse portuali partono da 400 yuan a tonnellata netta, circa 56 dollari, e aumenteranno progressivamente fino a 1.120 yuan entro il 2028. Verranno colpite tutte le navi di proprietà, gestione o bandiera statunitense, così come quelle costruite negli Stati Uniti o controllate da società americane per più del 25%. Saranno invece esentate le navi costruite in Cina, anche se appartenenti a compagnie americane.
Gli effetti economici si faranno sentire soprattutto sulle grandi compagnie di navigazione. Secondo Bloomberg, la società statale cinese Cosco, uno dei maggiori operatori mondiali nel settore dello shipping, sarà la più penalizzata dalle tariffe americane, con costi aggiuntivi stimati in circa 1,5 miliardi di dollari entro il 2026.
In totale, i dieci principali operatori di navi cargo potrebbero affrontare spese aggiuntive per oltre 3,2 miliardi di dollari. Alcune compagnie, come la francese CMA CGM, hanno già deciso di dirottare parte della propria flotta lontano dai porti americani per evitare i nuovi dazi, mentre i vettori cinesi, come Orient Overseas Container Line, hanno dichiarato di voler mantenere le proprie rotte verso gli Stati Uniti. Cosco, grazie al sostegno del governo cinese, dovrebbe essere in grado di assorbire i maggiori costi e continuare a operare.