Caro ministro, zitto e studia
di Andrea Deugeni
Scivolate su scivolate. La squadra di Matteo Renzi non sta dando prova di grande acume politico e di saper muoversi con intelligenza nell'intricata matassa degli interessi in gioco. Non si era mai visto poi che, addirittura prima di arrivare alle Camere per la fiducia, il presidente del Consiglio emettesse una nota per smentire il proprio sottosegretario, appena nominato nella persona (sulla carta) esperta di Graziano Del Rio.
Ma andiamo con ordine. La sparata sui Bot dell'ex sindaco di Reggio Emilia ed ex ministro degli Affari Regionali nel governo Letta, ora alter ego di Matteo Renzi, nasconde un errore di forma e di sostanza.
Di forma: caro Del Rio, gliel'hanno insegnato che non si parla mai prima del premier incaricato, soprattutto quando questo deve ancora presentarsi in Parlamento per illustrare il programma di governo su cui chiederà la fiducia? E poi: questa incontinenza verbale, da stoppare assolutamente, proprio su un argomento così price sensitive come i Bot in cui mettono una parte della loro pensione persino le vecchiette che non sanno che esistono altri strumenti finanziari come le azioni o i corporate bond? Terribile che questa scivolata sia stata fatta da una persona designata a ricoprire il delicato ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Tradizionalmente, uomo di back-office, ruolo ben interpretato in passato da Giuliano Amato nel governo Craxi e da Gianni Letta nell'esecutivo Berlusconi.
Di Matteo Renzi sì che possiamo tollerare il profluvio di parole perché deve incantare le masse per spingerle a gettare il cuore oltre l'ostacolo, ma non da Del Rio, che si era distinto nel governo Letta proprio per il suo understatement e poco incline alla partecipazione ai salotti televisivi, uomo di governo che deve invece stare in silenzio e lavorare nell'ombra.

Oltre a quelli formali, Del Rio è incappato anche in errori di sostanza. Come ha ben spiegato l'ex Pd e ora senatore di Scelta Civica Pietro Ichino sull'Unità, aumentare il prelievo sui Bot consentirebbe alle casse dello Stato di introiettare poco più di un miliardo di euro. Grandi cifre? No, perché rappresenta soltanto quanto serviva a fine 2013 al governo Letta per scongiurare l’aumento di un punto dell'Iva dal 21 al 22%, denari che lo Stato incasserebbe oltretutto colpendo la convenienza dei Bot che poi vuol dire in ultima istanza colpire il debito pubblico, il grande male dell'Italia. La nostra atavica debolezza. Oltretutto, caro Del Rio, proprio ora che i mercati grazie al "whatever it takes" di super Mario Draghi sembrano aver scordato che abbiamo il terzo debito pubblico più alto al mondo?
Poi nel Pd, sulle rendite finanziarie, sono recidivi. L'onorevole Angelo Rughetti, membro della Commissione Bilancio della Camera, molto vicino a Matteo Renzi, ha proposto di aumentare la tassazione sui capital gain. A Milano? A Piazza Affari? Abbiamo sentito bene? Una delle borse più piccole del Vecchio Continente a cui le aziende italiane, storicamente sottocapitalizzate, ricorrevano per finanziarsi in maniera alternativa al tradizionale canale del credito reso asfittico ora dal credit cruch? Ma lo sanno i Democrat che una mossa del genere mette in fuga i capitali e vanifica la performance del Footsie Mib, che è stata una delle migliori (+16,56%) in Europa nel 2013? Semmai, ora, bisognerebbe fare il contrario e cioè detassare gli investimenti in borsa per dare più vitalità al sistema produttivo italiano.
Che cosa poteva accadere di peggio ossia che uno dei membri più anziani della squadra di governo, Graziano Del Rio, ricercatore universitario e padre di ben 9 figli, aprisse incautamente bocca per dargli fiato?
Oggi la seconda scivolata. Questa volta del neo ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, che non ha ancora compreso di essere entrata al governo di un Paese e pensa ancora di essere alla ricerca di spazio nei centristi fra Monti e Casini. La Giannini è incappata in una scivolata sugli scatti di anzianità del corpo docente, scatti che, secondo l'erede della Carrozza, vanno superati perché rappresentano “il frutto di un mancato coraggio politico del passato”. L'uscita ha fatto infuriare i sindacati di categoria che invece, come hanno spiegato nel loro comunicato, erano pronti ad accoglierla con gli auguri per il nuovo mandato. Ed invece le hanno dichiarato subito guerra.
Cari ministri del governo Renzi o dimostrate di padroneggiare la materia che vi è stata assegnata oppure state in silenzio e studiate.