Grecia, Varoufakis: creditori terroristi
I correntisti greci devono davvero temere per i loro risparmi? Già bloccati dal congelamento d'emergenza dei depositi e con l'acqua alla gola perché la liquidità nelle banche elleniche durerà al massimo fino a lunedì, i risparmiatori vedono agitarsi lo spettro di un prelievo forzoso sui depositi. Un elemento di tensione in più nella calda vigilia del referendum sul piano proposto dai creditori internazionali ad Atene, intorno al quale si gioca buona parte del futuro del Paese e le cui conseguenze si allargheranno a tutta l'Unione. Una vigilia scaldata anche dalle parole del ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che accusa i creditori internazionali della Grecia di "terrorismo". In un'intervista al Mundo, aggiunge: "Ciò che Bruxelles e la Troika vogliono oggi è che vinca il 'sì' così che possano umiliare i Greci".
Il tam tam sui c/c è partito con l'indiscrezione del Financial Times, secondo il quale gli istituti greci si preparerebbero a piani di 'bail-in', cioè di ristrutturazione con il coinvolgimento diretto di azionisti, creditori e correntisti. Secondo le fonti del quotidiano della City, "almeno una banca" starebbe pensando seriamente di tagliare del 30% il valore dei depositi sopra gli 8mila euro; progetti che lo stesso Varoufakis ha bollato come "calunnie".
Varoufakis ha scritto sul proprio account Twitter che l'articolo "è una calunnia che il direttore dell'associazione delle banche greche ha smentito questa mattina". "Farebbe parte di una completa ristrutturazione del settore bancario, una volta ripreso il programma di aiuti per la Grecia", ha detto una delle fonti citate dal Ft. Nel caso della crisi cipriota, alla ristrutturazione delle banche hanno partecipato i c/c sopra i 100mila euro, sotto i quali i depositi sono garantiti; la soglia è d'altra parte quella indicata dalla direttiva Ue che ha rinnovato il fallimento ordinato degli istituti di credito, e il cui recepimento è stato avviato anche in Italia proprio in questi giorni.
La maggior parte delle banche greche è chiusa da lunedì scorso, con i cittadini che possono prelevare al massimo 60 euro e alcuni sportelli dedicati ai pensionati, la cui fetta di denaro si limita a 120 euro ogni tre giorni. Lo stesso direttore dell'Associazione bancaria, Louka Katseli, ha detto che in cassa c'è solo 1 miliardo: basta fino a lunedì, poi bisognerà vedere se la Bce potrà aumentare o meno la liquidità d'emergenza che pompa verso il sistema finanziario greco. Un altro elemento che accende l'attesa per il referendum di domani: dalle 7 alle 19 i greci saranno chiamati alle urne per accettare o rifiutare le proposte di riforma avanzate dai creditori, in cambio di un nuovo piano di aiuti (il referendum: cosa si vota e cosa accadrà dopo). Anche in base all'esito, Mario Draghi capirà come trattare Atene nel board già in agenda per lunedì.
L'incertezza è massima e i sondaggi parlano di un Paese spaccato, nonostante sembra in netta maggioranza la fetta di chi vuol restare nell'euro e da tutte le cancellerie europee sia stato fatto passare il messaggio che il voto di domenica è proprio una scelta tra permanenza nell'Eurozona e uscita. Anche le piazze ateniesi si sono spaccate nelle due grandi manifestazioni della vigilia; in quella per il 'no' il premier, Alexis Tsipras, ha lanciato il suo ultimo appello invitando a votare "contro i diktat". In Italia, sono Cgil, Cisl e Uil a scrivere un appello comune per "far convergere tutti gli sforzi per rafforzare la permanenza della Grecia nell'Unione, consentendo una ristrutturazione del debito con tempi più flessibili così da consentire e ristabilirne un percorso di crescita sostenibile".