Economia
Il reddito di cittadinanza cambia pelle: percettori al lavoro in enti locali

Il sostegno ai più deboli non verrà cancellato, ma si punta a incentivare il lavoro di chi è in grado di svolgere mansioni e a minimizzare
Reddito di cittadinanza, ecco come la Meloni vuole cambiarlo
Nota è l'avversione del governo per il reddito di cittadinanza. Ma è altrettanto naturale pensare che si debba trovare strumenti di assistenza per i meno abbienti e di incentivo al lavo. Ecco perché, come riporta Verità e Affari, il governo sta già lavorando per varare in uno dei primi Consigli dei Ministri la riforma del Rdc. Come si legge sul quotidiano diretto da Franco Bechis, continuerà a ricevere come oggi l'assegno chiunque sia inabile al lavoro e anche tutta quella fascia che ha perso il lavoro a pochi anni dal diritto alla pensione e non riesce più a riconvertirsi. Il nuovo sistema invece punterà a non fare diventare il reddito di cittadinanza un sussidio infinito per tutta la fascia di 20-40 enni che invece a un lavoro potrebbe essere indirizzata eventualmente anche attraverso uno specifico iter formativo.
L'obiettivo è ridare vigore ai lavori socialmente utili. Il governo agirà in due modi: ridurrà i trasferimenti, bloccando le assunzioni di cui pure gli enti locali hanno bisogno. In cambio metterà a disposizione dei comuni il piccolo esercito dei percettori del reddito di cittadinanza under 55 e ovviamente abili al lavoro, che per potere percepire il sussidio dovranno lavorare per gli enti locali nei settori da loro individuati almeno 4 ore al giorno, a cui si aggiungeranno alte due ore di formazione al lavoro obbligatoria ove necessaria. Per legge ai comuni si daranno poteri speciali per verificare che effettivamente chi deve andare al lavoro poi lo faccia con regolarità.