Imprenditori della movida ko. E quelle partite Iva ignorate... - Affaritaliani.it

Economia

Imprenditori della movida ko. E quelle partite Iva ignorate...

Di Gaetano Gorgoni

“Col decreto ristori mi pago una rata dell’affitto”

 

Sono fermi da mesi, tranne una breve parentesi estiva, hanno mutui da pagare, tasse e bollette che lievitano col tempo. Qualcuno ha trovato altri lavori di fortuna per tirare a campare. Sono gli imprenditori che gestiscono locali della movida, sale da ballo, lounge bar, ma sono anche quelle partite Iva dimenticate che si occupano di pubbliche relazioni. Non si tratta del p.r. che ti dà i biglietti d’ingresso in discoteca, ma sono organizzatori, imprenditori che investono i propri soldi nel mondo dell’intrattenimento, strettamente collegato al mondo del turismo, dove circolano centinaia di migliaia di euro. Paolo Peroli, responsabile del comitato esercenti di Milano, spiega che le partite Iva che giravano intorno al mondo dei locali da ballo, lounge bar e altro sono a secco da mesi: “È una situazione drammatica per tantissime famiglie, che prima del covid erano benestanti e oggi sono nella povertà (aiutati da qualche benefattore tra parenti e amici). Le spese vive non sono state azzerate: affitti, utenze e, poi, persino la TARI da pagare, nonostante non avessimo lavorato!”.

La categoria più dimenticata è quella delle pubbliche relazioni: un mestiere in cui organizzazione e rapporto col pubblico è fondamentale. Il singolo imprenditore che svolge questo lavoro non ha percepito alcun aiuto. Gli aiuti sono arrivati alle aziende: bar, ristoranti e discoteche hanno percepito i soldi del decreto ristori, cioè qualche migliaio di euro a testa che non risolve il problema di decine di migliaia di euro da pagare tra affitti, utenze, tasse e altri oneri. “Ringraziamo il governo, ma con quei soldi riusciamo a stento a pagare qualche mese di affitto. Chi non ha messo da parte i soldi sufficienti per reggere alle chiusure è costretto a consegnare i libri in tribunale. Non c’è altra strada, perché altrimenti bisognerebbe consegnare la propria attività alla malavita, agli usurai e agli speculatori. Le perdite su tre locali di cui sono socio, tra cui un bar a Milano, sono del 90%: col decreto ristori mi pago una rata dell’affitto! Pensate a un piccolo bar che paga a Milano 1500 euro di affitto al mese: cosa risolve con 3000 euro del governo? Certamente sono soldi utili, ma non ti salvano dal baratro, se non hai tue risorse a sufficienza. Chi ha avviato attività proprio nel periodo precedente è il più penalizzato, avendo utilizzato i risparmi per avviare la sua impresa”.

In Germania le cose sono andate diversamente: “Ho ricevuto lo stesso fatturato dichiarato nell’anno precedente” - ci spiega Giuseppe, un pizzaiolo salentino emigrato, che ha fatto fortuna lontano dalla sua Nardò (in provincia di Lecce). “Con il nostro comitato esercenti avevamo proposto al governo di corrispondere a tutte le imprese almeno il 35/40% del fatturato dell’anno precedente: in questo modo avremmo potuto pagare tutte le tasse e avere da mangiare, ma non siamo stati ascoltati. Conosco tanti imprenditori che non hanno la possibilità di lavorare e non hanno nessuno che li aiuti: sono disperati” - spiega l’imprenditore milanese.  Ci sono delle partite Iva completamente dimenticate in questa pandemia: le 70.21.00 (codice Ateco), cioè che si occupa di pubbliche relazioni. “Molti padri di famiglia come me fanno parte di questa categoria di partite Iva e soffrono da un anno: non sanno quale destino li attende”. “L’industria del divertimento è ferma: stiamo parlando di un settore che fattura miliardi e nel 2019 si classifica al primo posto della top ten dell’economia italiana - spiega l’informatico e pr leccese Giuseppe De Padova - Aperitivi, degustazioni di prodotti tipici, discoteche, concerti live, parchi divertimento, visite culturali: tutto fermo. Dietro ogni concerto che viene organizzato c’è un mondo che lavora, dai tecnici a chi si occupa di luci, impalcature, regia, distribuzione, pubblicità, pubbliche relazioni. Non c’è solo l’artista, ma anche chi lavora per lui!”.La speranza per il mondo della movida e della musica è di riaprire per la prossima estate (distribuzione del vaccino permettendo). “I bar potrebbero già essere aperti, rispettando il distanziamento, in tutta Italia: se i centri commerciali lo possono fare, perché gli altri no? Negli aeroporti i bar sono aperti anche in zona rossa e ci si siede ai tavoli (senza mascherina): il virus colpisce a seconda del bar? Evita in aeroporto?”.