Intesa, 2013 in rosso. Il Ceo Messina chiude altre 400 filiali e sospende il premio aziendale
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Intesa Sanpaolo approfitta dei write-off della concorrente UniCredit e prima dell'asset quality review della Bce effettua svalutazioni contabili sull'avviamento per 5,8 miliardi di euro sull'attivo che mandano il bilancio 2013 in rosso per 4,5 miliardi di euro a fronte dell'utile di 1,6 miliardi di euro del 2012. Come promesso da tempo e grazie agli accantonamenti, il Ceo Carlo Messina però ha confermato la distribuzione di un dividendo cash di 5 centesimi di euro per le azioni ordinarie e di risparmio. Numeri comunque piaciuti al mercato che, in avvio di seduta, premia il titolo con un rialzo del 2,07% a 2,38 euro per azione.
Al netto delle svalutazioni, fa sapere la prima banca italiana per capitalizzazione di borsa, Intesa avrebbe invece chiuso il 2013 con 1,21 miliardi di euro di utile, ben oltre le attese del mercato che si attendeva (senza le rettifiche) profitti vicini a 900 milioni di euro, con un calo del 24,1% rispetto al 2012.
Nel solo quarto trimestre dell'anno il rosso è ammontato invece a 5,19 miliardi, per effetto dei 5,79 miliardi di euro di rettifiche di valore. Ca' de Sass precisa che le svalutazioni dell'avviamento e delle altre attività immateriali effettuate riguardano "operazioni prevalentemente carta contro carta" che, nel dettaglio, sono provenienti per circa 3,9 miliardi dalla divisione banca dei territori, per 1,1 miliardi dal corporate&investment banking e il resto è suddiviso tra banche estere e banca Fideuram.

Andando a vedere il conto economico dell'istituto, il bilancio registra proventi operativi netti per 16,29 miliardi di euro (-8,9% sul 2012). Il risultato dell'attività di negoziazione ammonta a 1,16 miliardi e include plusvalenze per 84 milioni derivanti dalla cessione della quota in Generali.
Il risultato della gestione operativa si attesta a 7,94 miliardi (-11,4%). Sulla perdita netta di 4,55 miliardi pesa poi anche la contabilizzazione di imposte per 875 milioni. A fine 2013 i crediti verso la clientela del gruppo erano pari a 344 miliardi di euro (-8,7%), di cui oltre 31 miliardi di crediti deteriorati, al netto delle rettifiche di valore. Sul fronte dei crediti problematici, le sofferenze sono cresciute a 12,9 miliardi, rappresentano il 3,8% del totale dei crediti della banca e hanno un grado di copertura del 62,5%. A commento dei risultati, il Ceo Messina e la sua squadra fanno sapere che per il 2014, "rimarrà prioritario preservare il carattere di sostenibilità dei risultati da conseguire" e "saranno costantemente presidiate l'efficienza, la produttività e la qualità dell'attivo".
Intanto, il mercato attende di conoscere i dettagli del piano industriale contenenti le strategie (quadriennali) della banca fino al 2017, strategie grazie alle quali, a fine piano, il gruppo punta a raggiungere un utile netto a 4,5 miliardi di euro, con un tasso di crescita medio annuo del 38,3%, proventi operativi netti per 19,2 miliardi di euro (+4,1%) e un risultato corrente al lordo delle imposte pari a 7 miliardi di euro (+29,6%). Nell'arco di piano, tra 2014 e 2017, la banca prevede di distribuire agli azionisti dividendi in contanti per circa 10 miliardi di euro.
Verrà venduto, entro il 2017, come annunciato da tempo l'intero portafoglio di partecipazioni non core. Si tratta sostanzialmente delle partecipazioni non bancarie (fra cui Alitalia e Rcs), per un valore di libero complessivo che ammontava a 1,9 miliardi di euro alla fine del 2013.
Il nuovo piano (con un Roe target del 10%) prevede l'ennesima razionalizzazione della rete per 400 filiali (400 chiusure che si vanno ad aggiungere alle 400 del vecchio piano) che dovrebbe portare il numero finale degli sportelli in Italia a circa 2.800, quasi la metà delle filiali possedute da Intesa prima dello scoppio della crisi del 2008.
Non è chiaro ancora però il criterio con cui avverrà la sforbiciata sulla rete, essendo già stati adottati in passato i criteri della sovrapposizione territoriale degli sportelli e della profittabilità degli stessi. La razionalizzazione delle filiali comporterà 4.500 esuberi (per circa 2.300 persone derivante dalla semplificazione organizzativa, per circa 300 dalla semplificazione societaria, per circa 1.000 dalla razionalizzazione del presidio territoriale, per circa 400 dalla digitalizzazione e per circa 500 dall'efficientamento della concessione del credito), 1.500 all'estero e 3.000 in Italia. Esuberi che, fa sapere la banca, saranno tutti riassorbitinelle iniziative dell'istituto. Il piano infatti prevede un ''grande progetto per la riqualificazione, che permette di riassorbire la capacità in eccesso su iniziative prioritarie''. Messina poi ha sospeso il premio aziendale nel 2013.