Lavoro, Ichino: "Riforma anche senza i sindacati. Per Renzi via l'articolo 18 per sempre"
“Bisogna fare la riforma del lavoro anche senza i sindacati, se i sindacati non capiscono l’importanza”. Il senatore giuslavorista Pietro Ichino butta benzina sul fuoco sul terreno scivoloso della legge delega sul lavoro, o Jobs Act, in cui il governo deve riscrivere anche il delicato capitolo delle tutele nei licenziamenti (articolo 18). Materia che sta facendo salire la tensione fra la Cgil e il premier Matteo Renzi.
“Bisogna saperla fare anche senza il sindacato", ha spiegato poi l'ex Pd in un'intervista a Mix 24. "Il sindacato tedesco nel 2001-2002 accettò la sollecitazione forte di Schroeder, leader social democratico, e fecero quella riforma. Sì, bisogna farla sapendo poi che una volta fatta nessuno proporrà di tornare indietro”.
Ma si fa per decreto? “La via maestra è fare la legge in fretta e bene come mi sembra che stiamo facendo, certo se ci fosse un grave inciampo su questa strada…Ieri in commissione al senato abbiamo approvato.. io spero e credo che il PD sia capace di far digerire questa scelta anche alla propria minoranza”. E sui sindacati: “Una parte del sindacato è ancora convinto che la sicurezza del lavoratore, il lavoro stesso, possano essere dati per legge. Mentre la sicurezza del lavoratore è data da un mercato in cui abbonda la domanda di lavoro, ma per questo dobbiamo aprire il sistema agli investimenti stranieri. L’Italia è chiusa agli investimenti stranieri”. Pensa che potrebbe esserci un Autunno caldo? “Io non credo, perché il cuore dell’autunno caldo oggi ha perso il suo valore. I sindacati minacciano lo sciopero ma non lo fanno, e credo non lo faranno”.
“Attenzione, l’articolo 18 riguarda 9 milioni di rapporti di lavoro dipendente su 18 milioni, quindi è una protezione che riguarda meno della metà dei dipendenti italiani. Renzi ha sbagliato quando ha detto che riguarda solo quei 10 mila per cui vengono emesse sentenze. Il fatto che ci siano state solo 10 mila sentenze in un anno si riferisce solo al contenzioso, che riguarda l’area di incertezza sull’applicazione della norma”, ha aggiunto poi Ichino. "Il vero punto di scontro è l’interpretazione del contratto a tutela crescente. Sarà per sempre o per tre anni? E’ un punto?", chiede Giovanni Minoli, conduttore di Mix24. “C’è una discussione su questo punto, noi su questo punto abbiamo accettato, in seno alla maggioranza, l’arbitrato del governo, ma io credo che anche Matteo Renzi nel suo discorso alla Camera e al Senato di martedì sia stato molto esplicito. Credo - ha concluso Ichino - che la logica di questo profondo cambiamento su cui stiamo lavorando porti a una sicurezza che non è più data dal vecchio sistema. Io spero che l’esito sia per sempre e mi sembra che il governo vada in questa direzione e che anche Renzi sia molto convinto”.