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Economia
Leonardo, Fincantieri alla finestra su Oto Melara. Gli interessi tedeschi

L'allarme dei sindacati e l'incontro del 16 novembre con Profumo

Le trattative hanno messo in allarme i sindacati preoccupati per il futuro dei quasi 1.800 dipendenti, fra gli stabilimenti di Pozzuoli, Brescia, Livorno e La Spezia (il sito più grande con 900 tute blu), di tutta la business unit Sistemi di Difesa che dà lavoro a un indotto che impiega in tutto altre 3.600 maestranze. Oltre 5 mila occupati in tutto, per cui le sigle hanno fatto partire le assemblee nelle quattro fabbriche con due ore di sciopero già proclamate a Brescia (100 dipendenti che producono di armamenti navali di calibro più basso) e chiederanno certezze a Profumo stesso il 16 novembre, in una riunione aziendale dell’Osservatorio Strategico, un organismo interno di relazioni sindacali. 

"Assistere senza un confronto tra le parti sociali, a possibili scelte strategiche per il futuro dell'industria della difesa nel nostro Paese, appare ancora una volta una scelta del Governo non smentita da Leonardo. Per queste ragioni nelle prossime ore si terranno assemblee nei siti produttivi interessati, al termine delle quale non si escludono iniziative di mobilitazione di fronte al silenzio istituzionale e delle imprese", hanno tuonato in una nota congiunta martedì Francesca Re David, segretaria generale della Fiom e Claudio Gonzato, coordinatore nazionale gruppo Leonardo sempre per il sindacato delle tute blu di Corso d'Italia.

Il rischio spezzatino della ex Oto Melara

Il timore di Fiom, Fim e Uilm, che chiamano in causa anche il governo nella sua veste di doppio azionista di controllo tramite il Ministero dell'Economia (di Leonardo) e Cdp (di Fincantieri), è anche quello che l’operazione di vendita per far cassa e permettere al gruppo guidato da Profumo di focalizzarsi su altri business e di concentrare gli investimenti nell'elettronica, si possa risolvere con uno spezzatino finale della ex Oto Melara, con i cannoni per le navi militari che finirebbero nell’orbita del colosso della cantieristica con sede a Trieste e la componentistica per i carri armati invece monetizzata oltre confine.

@andreadeugeni

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