Economia
Manager / Labubu, chi è Wang Ning: l’uomo che ha trasformato un pupazzo "brutto" in un business da milioni di dollari
Wang, presidente e Ceo di Pop Mart International Group, ha fatto il suo ingresso nella top ten dei più ricchi della Cina con un patrimonio netto stimato in 22,7 miliardi di dollari. Il profilo

Labubu
Labubu, Wang Ning e il boom dei pupazzi che fanno impazzire il mondo: dalla Cina al cuore della cultura pop globale
C’era una volta un piccolo mostro con denti aguzzi, orecchie appuntite e un sorriso malizioso che sarebbe diventato la superstar del collezionismo mondiale. Si chiama Labubu, ed è l’eroina involontaria della storia di Wang Ning, il giovane imprenditore cinese che, grazie a un’intuizione, ha scalato le classifiche dei miliardari globali.
Wang, 38 anni, presidente e Ceo di Pop Mart International Group, ha fatto il suo ingresso nella top ten dei più ricchi della Cina con un patrimonio netto stimato in 22,7 miliardi di dollari. Accanto a lui, nella classifica Forbes, compaiono giganti come Zhang Yiming (ByteDance), Ma Huateng (Tencent) e Zhong Shanshan (Nongfu Spring). Ma Wang ha un vantaggio: è il più giovane tra i grandi magnati del Paese.
Non dipinge, non scolpisce, non scrive fumetti. La sua arte è un’altra: fiutare dove va il vento e trasformarlo in business. Mentre i giganti della tecnologia correvano verso l’intelligenza artificiale o le super-app, Wang ha puntato tutto su scatole misteriose e pupazzi dall’aria strana. Una follia? No, strategia. Ha capito che i giocattoli non sono più soltanto ricordi d’infanzia, ma simboli di identità. Che un Labubu attaccato a una borsa di Rihanna dice più di mille post su Instagram. E che il collezionismo, se mescolato a sorpresa, diventa una febbre mondiale.
Labubu, però, non è nato in un ufficio marketing, ma dalla matita dell’artista di Hong Kong Kasing Lung. Cresciuto ad Amsterdam, Lung ha dato vita nel 2015 alla serie The Monsters, ispirata alla mitologia nordica. Tra quelle creature, Labubu è il più iconico: ribelle, femminile, caotico ma con un cuore buono.
La svolta arriva però nel 2019 con Pop Mart: i disegni diventano pupazzi in "blind box", scatole misteriose che nascondono varianti, alcune rarissime. Un meccanismo che gioca sull’attesa e sull’esclusività, generando file interminabili davanti ai negozi di Pechino, Londra, Milano, New York e Seul. Un fenomeno che ricorda un po' la mania dei Tamagotchi negli anni Novanta.
Il successo dei Labubu passa soprattutto dai social. Instagram, TikTok e WeChat hanno fatto da cassa di risonanza, mentre popstar come Dua Lipa li hanno portati al braccio come accessori da collezione. Anche il mercato lo ha premiato: nel 2024 le azioni Pop Mart a Hong Kong sono triplicate e le vendite hanno raggiunto 1,8 miliardi di dollari, di cui 423 milioni solo dai Labubu.
Insomma Wang Ning non si è limitato a cavalcare una moda, l'ha scritta. Ha ribaltato il senso del made in China, da sempre accostato all'etichetta di "cheap", e se Labubu è il volto dell’ugly-cute, lui è quello di una Cina che ha smesso di copiare e ha iniziato a dettare tendenze.