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Economia
Mediobanca, Del Vecchio si rafforza. Richiesta alla Bce di salire al 20%

Iter concluso venerdì in Banca d'Italia, Del Vecchio muove sul 20% di Mediobanca. L'imprenditore veneto, patron di EssilorLuxottica e di Covivio e primo socio di Mediobanca con poco meno del 10%, ha ufficialmente inoltrato alla Bce, tramite Bankitalia, la richiesta all'autorizzazione (obbligatoria) a salire al 20% dell'istituto di Piazzetta Cuccia. Notizia anticipata da Repubblica e che ha trovato conferma da fonti finanziarie.

mediobanca
 

Il passaggio era atteso e se ne era già vociferato nei mesi scorsi, dopo il repentino ingresso nel capitale della banca, costruito a sorpresa in poco tempo.

La nuova mossa, che per ora rappresenta appunto soltanto una richiesta e che, anche se autorizzata, sarà un'opzione a disposizione di Del Vecchio e della holding Delfin, va letta, secondo quanto viene spiegato, su due fronti.

Da un lato, c'è la volontà di diversificare gli investimenti, ora concentrati su EssilorLuxottica (occhialeria) e Covivio (immobiliare), aumentando il peso della componente finanziaria, che vede una quota di spicco di Generali.

Dall'altro lato la mossa, che, sottolineano le fonti, "non è ostile", vuole anche contribuire, specialmente in un momento in cui le quotazioni sono scese molto a causa della pandemia da coronavirus, a una difesa del mondo finanziario italiano in un momento in cui Mediobanca è "orfana" del patto di sindacato che fino agli anni scorsi di fatto blindava il controllo dell'istituto. Assieme a Generali, Piazzetta Cuccia "rappresenta un pezzo strategico del nostro sistema economico e ha bisogno di stabilità", aveva fatto sapere lo stesso Mr Luxottica a novembre scorso, quando aveva espresso gradimento per il piano industriale di Alberto Nagel. 

alberto nagel mediobanca
 

Piazzetta Cuccia, che alla chiusura di venerdì capitalizzava qualcosa più di 5 miliardi, ha in pancia il 13% circa di Generali, di cui è il primo socio, davanti a un gruppo di imprenditori (Caltagirone, lo stesso Del Vecchio, la famiglia Benetton, i De Agostini) che pesa per oltre il 15% nel capitale del Leone.

In Mediobanca, invece, il secondo socio è Vincent Bollorè al 5,74%, Mediolanum con il 3,3%, seguito nuovamente dai Benetton, col 2,1% e da Fininvest, col 2%. Complessivamente l'ex patto di sindacato, che ora è un accordo di consultazione, vale circa il 12,6%.

E' Generali, è la convinzione della maggior parte degli addetti ai lavori, il fine ultimo della mossa dell'imprenditore di Agordo, terza compagnia assicurativa europea, leader nel settore delle polizze Vita e Danni e con in pancia 60 miliardi di titoli di Stato italiani. Compagnia, che assieme a Mediobanca, aveva anche precisato Del Vecchio, fa parte di un "settore dove l'Italia deve giocare da protagonista".

andrea enria ape
 

Già, ma come? C'è chi dice con un aumento di capitale per la compagnia triestina per crescere per linee esterno sul modello di Essilor-Luxottica per non rimanere preda in futuro di un comparto soggetto a consolidamento.

E che cosa farà ora la Vigilanza? Difficilmente, spiega ad Affaritaliani.it chi segue da vicino le operazioni del patron di Delfin, la Bce accenderà la luce rossa di fronte a una salita (era attesa ad aprile) che dopo l'emergenza Covid ha subito un'accelerazione, dopo un'istruttoria durata quasi sei mesi.

Il motivo? Con l'advisor ad hoc, ex direttore generale del Tesoro e ministro dell'Economia Vittorio Grilli (lo studio Erede ha curato la parte legale), Del Vecchio ha sondato il terreno prima in Banca d'Italia dove poi ha fatto partire l'iter conclusosi venerdì. 

Certo è che la configurazione che vede il controllo di un imprenditore privato in una banca, oltretutto strategica per lo scacchiere nazionale come Mediobanca, è una completa anomalia in Europa, dove gli unici istituti che presentano questa caratteristica  e che si contano sulle dita di una mano lo fanno perché sono frutto di scelte di famiglie fondatrici.

In più, c'è la governance con una catena di spocietà lussemburghesi a capo della galassia Del Vecchio, aspetto che potrebbe far storcere il naso alla vigilanza. Così, di recente la partecipazione del 9,9% detenuta in Mediobanca è stata girata dalle due piccole società lussemburghesi Aterno e Dfr Investment alla cassaforte Delfin, ma sempre con base nel Granducato. In 60 giorni (fino a un periodo massimo di 90) arriverà il responso della Vigilanza. In tempo per presentare le liste per l'assemblea di Piazzetta Cuccia sul bilancio e sul rinnovo delle cariche sociali.  

@andreadeugeni

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