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Economia
Mes ultra-light, verso il compromesso. Eurobond: spunta la proposta francese

Da fonti governative il mantra è “nessuna condizionalità”. Anche se a quanto pare in Europa, dopo la massima apertura della Germania sull’assenza di meccanismi futuri di austerity sui conti pubblici e il via libera francese all’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità, il fondo salva-Stati, con condizionalità light, si tratta sui termini della flessibilità leggera del Mes

Secondo quanto rimbalza da Bruxelles, dove proseguono le riunioni tecniche fra gli sherpa dei ministri delle Finanze di Eurolandia in vista della riunione decisiva di martedì 7 aprile, i prestiti del fondo Mes che può contare su una dotazione di 410 miliardi di euro dovrebbero essere legati soltanto all'uso dei fondi prestati per fronteggiare l'emergenza sanitaria e i suoi effetti sull’economia, quindi sanità, imprese e ammortizzatori sociali.

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Una formula che potrebbe rappresentare un compromesso fra le esigenze dei Paesi come l’Italia che non vogliono condizionalità "in stile Grecia" all’accesso ai prestiti data la natura della crisi attuale diversa dalle precedenti e le esigenze degli Stati del Nord (Germania, Olanda e Austria, in primis) di far digerire l’ammorbidimento sull'utilizzo del Mes alle proprie opinioni pubbliche e di assicurare che quelle risorse non finiscano sprecate. Per l’ammontare si registrano aperture alle esigenze italiane di un prestito massimo di lunga durata che potrebbe superare il 2% del Pil dello Stato in questione (per l'Italia dunque oltre i 36 miliardi).

Quella del Mes è una delle principali risposte che l’Europa, assieme al fondo anti-disoccupazione Sure appena lanciato per finanziare la cassa integrazione, darebbe nel breve. Resta però aperto il fronte della risposta a lungo termine alla crisi, ovvero gli Eurobond, strumento su cui l’Italia sta martellando le cancellerie europee e su cui la Germania continua a dire “nein”. Misura di medio e lungo termine che servirebbero a spingere il rilancio delle economie una volta superata la fase di crisi nel segno della solidarietà europea.

Per evitare una nuova debacle in sede di Consiglio, una proposta di mediazione è arrivata oggi dal ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire che si è mosso apparentemente dopo aver superato, o quantomeno sondato, il maggiore ostacolo su questa strada ovvero Berlino (Le Maire ne ha discusso a inizio settimana con il ministro teutonico Olaf Scholz).

Il ministro di Macron lo ha chiamato "un fondo europeo temporaneo e e straordinario", allo scopo di aiutare tutti i Paesi dell'Unione europea a perseguire il rilancio dell'economia post crisi in maniera coordinata. "Evitiamo dibattiti ideologici su coronabond o eurobond, ci sta una sola domanda: dobbiamo stare assieme o no? Affrontiamo assieme le conseguenze drammatiche di questa crisi, o dobbiamo dare la triste immagine di un continente diviso"? Perché "o adesso l'Unione ritrova le sue radici, oppure se cederà al panico e agli egoismi sparirà", ha avvertito Le Maire.

"Dobbiamo stare assieme, per questo la Francia propone di creare un fondo con un obiettivo strategico: coordinare gli stimoli necessari per riavviare l'economia finita la crisi". Avrebbe una durata limitata di 5 o 10 anni e potrebbe emettere bond garantiti in comune, sarebbe gestito dalla Commissione Ue e andrebbe a finanziare programmi per far ripartire l'economia, in un quadro "coerente con il green deal".

I Paesi beneficierebbero del fondo a seconda dei danni subiti dalla pandemia. "Per evitare qualunque confusione con i negoziati su bilancio europeo pluriennale sarebbe fuori bilancio". Infine, ma non ultimo "le obbligazioni comuni emesse dal fondo potrebbero essere ripagate sul lungo termine grazie a risorse eccezionali come una imposta (su scala europea) di solidarietà o contributi degli Stati membri".

Ed è forse questo un aspetto su cui Le Maire potrebbe aver fatto leva per vincere le "riserve della Germania" (come le aveva definite Von Der Leyen) sulle emissioni comuni: prevedere fin da subito delle entrate certe e vincolanti con cui ripagarle. Ora, "stiamo per consultare Spagna, Italia e la presidenza dell'eurogruppo. Vedremo la prossima settimana se è possibile trovare un terreno comune su questo approccio”. Chissà che nella riunione del 7 dell’Eurogruppo su Mes e nuovo fondo non arrivi anche il disco verde dell’Italia.

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