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Economia
Moda, la lettera degli imprenditori associati alla Camera Buyer al Governo

Moda, la lettera degli associati alla Camera dei Buyer italiani

Gli imprenditori associati alla Camera dei Buyer italiani della moda, a nome di tutti multibrand a loro associati, sottoscrivono al presidente del Consiglio Giuseppe Conte una lettera sulle condizioni di crisi dell'intero settore: 

"Ecc.mo Presidente,                                                                                                              Milano, 18 Novembre 2020

Mi pregio con la presente oltre a porgerLe i miei saluti, di sottoporLe alcuni temi, in qualità del mio ruolo di Presidente della camera nazionale dei Buyers italiani (CBI), associazione che rappresenta le 100 eccellenze delle insegne italiane più prestigiose del multibrand lusso moda: 500 punti vendita in 200 centri storici delle città più belle di Italia con 5.000 vetrine che costituiscono uno dei principali focus point di attrattività per il turismo nazionale e internazionale. Gli stores di Camera Buyer Italia nascono infatti da famiglie storiche del territorio che impiegano migliaia di dipendenti e distribuiscono più di 2.000 marchi lusso moda per un fatturato aggregato che supera i 2mld di euro. La situazione che stiamo affrontando sul nostro Retail, inutile sottolinearlo, è particolarmente critica e comunque mai vista prima, un fenomeno totalmente nuovo per il quale la “best practice” e l’esperienza del passato non bastano ad affrontare le difficoltà. Mai più che in questo momento, un approccio sistemico di filiera diventa importante, in cui tutti gli attori in gioco, lo Stato e il Suo Governo, gli Imprenditori e le Banche debbono fare appello ad una coscienza e responsabilità sociale. 

La lezione principale che tutti i nostri imprenditori stanno vivendo si esprime attraverso una maggiore creatività̀ nel perseguire lo sviluppo e proattività̀ imprenditoriale, in tempi di incertezze indipendentemente dagli aiuti governativi. Preservare l’impresa, i propri investimenti e la forza lavoro diventa un mantra per il loro sviluppo economico. In questi momenti non si deve andare veloci, dove basterebbe il singolo ma piuttosto andare oltre: essere insieme diviene la chiave di volta del modus operandi. Le nostre imprese non sono in grado, da sole, di reggere ancora per molto a continui stop and go (lockdown-apertura-semilockdown-apertura-lockdown), e necessitano di poter esprimere o dialogare con le istituzioni. Abbiamo chiuso le nostre attività̀, utilizzato lo smart working, preservato per quanto possibile posti di lavoro, adottato tutti i protocolli di sicurezza, incamerato le perdite legate alla chiusura per il lockdown, richiesto finanziamenti alle banche e contemporaneamente, come accennato, ripensando i business model delle nostre imprese. 

Stiamo facendo la nostra parte! Il supporto istituzionale, specie nei confronti del sistema bancario, diventa sempre più importante ed urgente; non che lo Stato sia assente ma dovrebbe dare più evidenti segnali di una presenza autorevole ed autoritaria (soprattutto quando i nostri codici ateco non compaiono nei provvedimenti emanati). Non voglio dire con quanto sopra che il Governo non consideri con la dovuta attenzione gli operatori della moda e tutti i retailer multibrand che rappresentano una componente significativa del nostro PIL; un esempio, la concessione a tutte le imprese del tessile di un credito d’imposta sul surplus di giacenze a fine anno mettendo un tetto massimo di 45 Milioni di euro al suo utilizzo, sottovalutando forse l’entità del surplus di giacenze che ammonta a cifre tali da generare, per tutto il tessile, un credito d’imposta decisamente superiore al tetto massimo inserito.

L’impegno per contrastare il virus è mandatorio, senza lasciarsi indietro però le nostre imprese e con esse distruggere centinaia di migliaia di posti di lavoro. Tutte le azioni da mettere in campo ed i relativi investimenti non possono essere solo presi a prestito ma devono essere generati ed è il nostro sistema di imprese che li deve generare. Piuttosto che accennare ad un primato della salute sull’economia dovremmo pensare all’equilibrio di questi aspetti e alla rilevanza del capitale sociale e come portare avanti entrambi e sullo stesso piano. La mia nota lungi dal polemizzare è solo per trasferirle un punto di vista.

Alla luce di quanto sopra ci permettiamo di condividere con lei alcune nostre proposte che riteniamo possano essere assolutamente coerenti con i suoi provvedimenti e contemporaneamente permettere alle nostre imprese sia di sopravvivere che di essere pronte quando si dovrà ripartire: eliminazione del tetto massimo di spesa di 45 Milioni di euro con riferimento al credito d’imposta concesso al settore tessile sul surplus di giacenze del 2020 rispetto alla media dei tre periodi d'imposta precedenti; posticipo dei versamenti contributivi, per un lasso temporale più esteso rispetto a quello attualmente previsto, allo scopo di non pesare eccessivamente sulla liquidità delle nostre imprese. Ci auspicheremmo, infatti, di poter utilizzare in primis i finanziamenti bancari per investire nella ripresa e, solo successivamente, per versare i contributi dovuti; ulteriori e maggiori sgravi fiscali specificatamente dedicati alle imprese del nostro settore che investono nello sviluppo dello smart working, dell’ecommerce e degli asset a supporto: computer, impianti e infrastrutture logistiche, software etc.; ulteriori sgravi fiscali e contributi a fondo perduto, anche per sostenere gli investimenti di cui al punto precedente, calcolati su dati aggiornati in termini di calo di fatturato; estensione e potenziamento del credito d’imposta relativo alle locazioni di beni strumentali (negozi, logistiche e uffici); applicazione degli sgravi e degli incentivi di cui sopra a tutti gli operatori del settore che hanno subito un calo di fatturato del 15% rispetto all'anno precedente, a prescindere dalla localizzazione territoriale di esercizio dell'attività e dalla modalità di vendita (anche tramite canali on line).

I nostri imprenditori sono consapevoli che questa è una fase di reinvenzione, investimenti, creatività e sacrifici ma si aspettano una comprensione ed un dialogo maggiore sui loro problemi che vada aldilà di sole chiusure. Gli associati e gli imprenditori di CBI cercano inoltre questo dialogo per evitare che la richiesta di salvataggio e supporto arrivi dai propri dipendenti, proprio in un’ottica di responsabilità sociale. Dobbiamo insieme ricreare logiche olistiche dove il profitto sia ridistribuito ed il mantenimento dei posti di lavoro se non addirittura il loro incremento sia un obiettivo comune. Certo della sua comprensione, nella coscienza che solo con il Suo aiuto si possano ricreare, le condizioni di un vivere adeguato e di una prossima normalità". 

Le manifesto la mia più Alta Stima. Giacomo Santucci, Presidente- Camera Buyer Italia – THE BEST SHOPS. Sottoscrivono la presente lettera i membri del Consiglio direttivo di CBI: Giuseppe Angiolini, Claudio Betti, Maurizio Coltorti, Andrea Molteni, Giacomo Vannuccini e Sabina Zabberoni. 

 

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