IIA, presentato lo studio in collaborazione con CRIF sui dati di rischio atmosferico legati ai comportamenti ESG delle imprese - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 11:20

IIA, presentato lo studio in collaborazione con CRIF sui dati di rischio atmosferico legati ai comportamenti ESG delle imprese

Brandimarte (IIA): "Lo studio con CRIF dimostra che il futuro dell’assicurazione passa dalla capacità di leggere i dati in chiave ESG"

di Redazione Corporate

IIA e CRIF: reso noto il nuovo studio sui dati di rischio atmosferico oggettivi e soggettivi legati ai comportamenti ESG delle imprese

In un contesto nazionale sempre più vulnerabile agli eventi climatici estremi e caratterizzato da una delle coperture assicurative più basse del continente, la corretta valutazione del rischio atmosferico è diventata un fattore cruciale per aziende e assicuratori. Lo studio presentato da CRIF insieme alla Italian Insurtech Association (IIA) durante l’Insurtech Summit 2025 propone un modello innovativo di analisi, che integra indicatori oggettivi di esposizione ai rischi con elementi soggettivi legati ai comportamenti ESG delle imprese.

I dati ANIA indicano che nel 2023 i danni economici causati dagli eventi climatici avversi in Italia hanno superato i 6 miliardi di euro, di cui circa 5,5 miliardi riconducibili a eventi atmosferici. Il Paese resta tra i più esposti d’Europa, con una copertura assicurativa ancora molto limitata: solo il 22% dei beni risulta assicurato contro le calamità naturali, a fronte di una media mondiale del 43%. In questo contesto, l’introduzione dell’obbligo di copertura CatNat per le PMI rappresenta un passaggio cruciale per favorire una riduzione del protection gap e favorire una maggiore diffusione delle polizze contro gli eventi estremi.

A giugno, un precedente studio CRIF aveva dimostrato l’esistenza di una correlazione tra comportamento ESG e sinistrosità nel segmento property e liabilty: le imprese con peggiori performance ESG presentavano un rapporto sinistri/premi superiore del 60% rispetto alla media, mentre quelle più virtuose registravano un rapporto sinistri/premi inferiore del 40%.

Il nuovo studio segna un’evoluzione dell’analisi precedente, spostando il focus sul rischio atmosferico. Il rischio atmosferico, come il rischio assicurativo in generale, non dipende solo da fattori oggettivi come la pericolosità geografica o la vulnerabilità dei beni. Esiste un rischio soggettivo, di natura comportamentale, che incide in modo significativo sul livello di rischio atteso e che è legato anche all’attitudine ESG delle imprese: le imprese con alta attitudine ESG hanno una frequenza sinistri del 60% inferiore rispetto alla media, mentre quelle con bassa attitudine ESG hanno una frequenza sinistri del 30% più alta della media. L’applicazione dei criteri ESG si dimostra solida a livello settoriale e permette di discriminare il rischio anche in aree geografiche particolarmente esposte.

Nel settore food&beverage, ad esempio, le imprese con ottima valutazione ESG hanno una frequenza sinistri inferiore del 50% rispetto alla media del settore, mentre quelle con pessima valutazione ESG mostrano una frequenza superiore dell’80%. A livello di area geografica, in Piemonte ad esempio, regione storicamente esposta a eventi atmosferici intensi, le imprese con valutazione ESG elevata registrano una rischiosità inferiore del 40% rispetto alla media regionale, mentre quelle con valutazione ESG bassa mostrano una rischiosità più che doppia rispetto alla media.

Lo studio propone una lettura innovativa del rischio climatico-atmosferico basata sull’integrazione tra rischio oggettivo e rischio soggettivo e nella valutazione di quest’ultimo, accanto all’attitudine ESG di un’impresa e al suo rischio economico-finanziario si possono considerare anche indicatori micro-territoriali capaci di fornire un’indicazione della qualità del tessuto urbanistico e della solidità del contesto economico locale, consentendo una segmentazione del rischio estremamente granulare.

Questo studio evidenzia in modo inequivocabile che l’ESG non è solo una variabile reputazionale, ma un elemento tecnico decisivo per la valutazione del rischio e per la crescita sostenibile del settore”, dichiara Giuseppe Dosi, Head of Insurance di CRIF. “Dati e AI sono sempre più utilizzati per migliorare la valutazione tecnica del rischio e per definire le esigenze del cliente e sono condizione necessaria per colmare il protection gap, ampliare l’accesso alle coperture e costruire un mercato assicurativo più moderno, competitivo e inclusivo. La traiettoria è chiara: le compagnie che integreranno davvero questi modelli guideranno la prossima fase di sviluppo del settore”.

Lo studio ha dimostrato in modo inequivocabile che l’integrazione dello score ESG nei meccanismi tariffari può contribuire in maniera significativa alla redditività del settore assicurativo. Per le compagnie, questo approccio non è solo un’opportunità economica, ma anche strategica: l’adozione di criteri ESG consente di modulare premi e condizioni in funzione della sostenibilità delle imprese assicurate, incentivando comportamenti virtuosi. In questo modo, le assicurazioni diventano attori chiave nel favorire la transizione verso modelli più responsabili, rendendo al contempo più accessibile la protezione in un tessuto imprenditoriale storicamente sotto-assicurato.

Tale leva tariffaria, se ben calibrata, può ridurre il rischio complessivo del portafoglio e generare valore condiviso tra compagnie, clienti e società. In questa prospettiva si innesta il tema dell’insurance inclusion, cardine dell’azione di IIA, che mira a ridurre il gap di protezione e ampliare la platea di imprese e persone tutelate, facendo leva su dati, tecnologia e modelli predittivi avanzati.

"Il nostro obiettivo come Associazione è trasformare il mercato assicurativo in un ecosistema aperto, digitale e inclusivo", dichiara Simone Ranucci Brandimarte, Presidente Italian Insurtech Association. "Lo studio con CRIF dimostra che il futuro dell’assicurazione passa dalla capacità di leggere i dati in chiave ESG. Non parliamo di un trend, ma di una rivoluzione culturale che richiede collaborazione tra tutti gli attori della filiera. L’Italian Insurtech Association è impegnata a guidare questa trasformazione, perché innovazione e sostenibilità devono essere il cuore di un settore competitivo e vicino alle persone".