Sergio Boroni, il “Principe” dell’imprenditoria italiana che trasforma visioni in realtà - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:17

Sergio Boroni, il “Principe” dell’imprenditoria italiana che trasforma visioni in realtà

Dalla pallavolo professionistica alla logistica, fino alla moda e al design: la storia di un imprenditore che costruisce nuove categorie e trova libertà nell’essere “secondo” solo ai giganti

di Redazione Corporate

Il Principe dell’Innovazione: il viaggio di Sergio Boroni tra sport, impresa e design

Dal volley professionistico al mondo della logistica, passando per la moda e il design: il percorso di un imprenditore che costruisce nuove categorie riconoscendo il primato dei campioni e che qualcuno tempo fa ha definito Principe.

Dallo sport all’imprenditoria

Ci sono percorsi di vita che non seguono strade canoniche e proprio per questo riescono a produrre risultati che talvolta sono unici. È il caso di Sergio Boroni, ex pallavolista professionista, una laurea in Economia e una visione particolare del mondo della creazione di progetti imprenditoriali. Lo sport, racconta, è stato una scuola di vita che gli ha insegnato a gestire la pressione, vivere il presente, affrontare la sconfitta e a far passare molto in fretta la celebrazione della vittoria. Una palestra che gli ha dato da una parte -paradossalmente- l’insicurezza necessaria per lanciarsi nell’imprenditoria e dall’altra il coraggio di esplorare territori nuovi. Senza mai mollare: “Quando ho deciso una cosa vado fino in fondo, costi quel che costi” dice.

Le prime sfide e le lezioni da imparare

Il debutto nel mondo del business è stato con un’idea pionieristica: la prima sartoria online in Italia, un progetto che anticipava di anni l’ingresso sul mercato di piattaforme come Lanieri. Nonostante l’intuizione fosse forte e provocatoria, il progetto era pronto ma non decollò come sperato. “Non avevo ancora le risorse e le competenze necessarie ma quell’esperienza mi ha insegnato più di qualsiasi corso di management”, spiega oggi Boroni. Da quella prima avventura ha portato con sé una consapevolezza: l’innovazione è importante, ma altrettanto lo sono la tempistica e la capacità di costruire strutture solide intorno a un’idea.

La svolta nella logistica

La vera svolta arriva con il settore della micro-logistica, con i ritiri dell’ultimo miglio: “Tutti parlavano di consegne, io ho pensato di concentrarmi sui ritiri: il problema le persone ce l’hanno quando devono spedire, non quando devono ricevere la merce, io ho voluto risolvere quell’aspetto”. In pieno centro a Milano aprì un’attività di brokeraggio di spedizioni, riuscendo a trasformarla in un punto di riferimento per studi legali, notai, commercialisti e grandi aziende. Mentre molti concorrenti chiudevano, lui ha continuato a crescere, puntando sulla qualità dei rapporti personali e sulla costruzione di un sistema concreto e davvero utile per i clienti. Questa esperienza e la stessa logica di pensiero lo hanno portato a individuare una nicchia ancora inesplorata: la possibilità di semplificare il più antipatico ma l’unico e veramente necessario dei processi postali. Grazie allo sviluppo di un software proprietario e a un dialogo diretto con i massimi vertici di Poste Italiane, Boroni ha creato un sistema che consente di inviare raccomandate cartacee senza recarsi fisicamente negli uffici postali. Un’innovazione che oggi sta coinvolgendo migliaia di rivenditori convenzionati e che risolve drasticamente un problema tanto fastidioso quanto irrinunciabile.

Brera Eyewear: il design che incontra l’impresa

Parallelamente, la passione per il mondo del design e della moda lo ha portato a fondare Brera Eyewear. Qui la sua visione si è espressa in modo ancora più radicale e libero: invece di seguire il modello tradizionale dei grandi player che acquisiscono licenze di marchi di moda, lui ha scelto la strada opposta, stringendo collaborazioni con architetti e designer di fama mondiale e dando vita a capsule collection firmate da loro ma prodotte a marchio Brera. Un modello che ha creato una nuova categoria di consumo e che ha mostrato come sia possibile costruire un brand dal respiro internazionale partendo da un’idea diversa, fuori dagli schemi. “Mi piace creare da zero ciò che prima non c’era. Non cerco la speculazione ma voglio vivere la soddisfazione di dare vita a qualcosa di nuovo”, racconta Boroni.

Ispirazioni e chi lo ha definito Principe

Il vero riferimento costante della sua vita è sicuramente e senza paragoni Giorgio Armani, del quale si sente rappresentato e rappresentante: “Ha creato un mondo nel quale sto bene, condivido tutto di lui e ammiro la sua storia, la persona, il lato creativo e quello manageriale”. A seguire Leonardo Del Vecchio, simbolo di visione, coraggio imprenditoriale e attenzione a chi sta davanti ma soprattutto dietro il suo lavoro. C’è un concetto che definisce Sergio Boroni, ed è quello dello stare bene nell’essere il secondo dietro ai grandi, irraggiungibili, giganti, enormi… ma non molto liberi; questa definizione ha portato qualche tempo fa un collega giornalista a definirlo “un Principe”. Non un re che deve difendere un trono, ma una figura libera, elegante, capace di muoversi tra i settori con disinvoltura ma comunque allo stesso tempo rispettata. “Non punto a eguagliare i leader di settore, hanno realizzato risultati in condizioni diverse dalle mie. Al contrario, li ammiro, mi faccio ispirare da loro e ragiono su concetti che li hanno portati a realizzarsi. Dietro di loro c’è
uno spazio infinito e molto fertile, un terreno in cui è possibile creare senza pressioni e costruire un’identità solida perché tutti sono focalizzati a diventare il numero uno di qualcosa mentre a me va bene essere il numero due, l’unico, è lì che voglio posizionarmi
”. Un approccio che unisce ambizione e consapevolezza, e che lo rende un unicum nel panorama imprenditoriale italiano.

Progetti futuri

Oggi Boroni sta lavorando a tenere vivo quello che ha fatto nascere ma non rinuncia a spaziare in nuovi progetti che vanno dalla moda al cinema, fino a collaborazioni con professionisti di altre discipline. L’obiettivo rimane lo stesso: mettere la creatività al centro del pensiero per differenziarsi da quello che già c’è, costruire sistemi funzionali e generare valore reale. “Il lavoro è uno strumento totale e l’unico che fa esprimere le qualità delle persone ma deve incastrarsi anche con altre esigenze di vita. È questo che mi permette di affrontare ogni sfida con entusiasmo e di mantenere la libertà necessaria per emozionarmi”.