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Economia
Dl banche: ok Senato a fiducia, disco verde definitivo con 171 sì

Si' dell'Aula del Senato alla fiducia chiesta dal Governo sul decreto legge sulle banche. I voti a favore sono stati 171, i contrari 105, un astenuto. Il voto del Senato, sul testo gia' approvato dalla Camera, comporta il via libera definitivo alla conversione in legge del decreto legge che doveva avvenire entro il 15 aprile. Oltre alla maggioranza, il si' era stato preannunciato anche dal gruppo Ala. Le principali misure del decreto legge sono la riforma delle Bcc e la regolazione della Gacs, la garanzia dello Stato sulle cartolarizzazioni delle sofferenze bancarie. Previste anche disposizioni fiscali relative alle procedure di crisi. Diverse le novita' introdotte dalla Camera e confermate dal Senato, tra cui una norma sull'anatocismo.

Il primo pilastro del provvedimento e' la riforma delle banche di credito cooperativo. Sul testo del Governo sono intervenute modifiche decise alla Camera e confermate al Senato sulla procedura di 'way out', la via d'uscita prevista per gli istituti che non intendono aderire alla holding. In tal caso una o piu' banche congiuntamente potranno costituire entro 60 giorni dall'entrata in vigore della riforma una Spa cui conferire l'attivita' bancaria. Il controllo della nuova societa' resta alla cooperativa originaria, che conserva le riserve indivisibili e conferma la missione mutualistica, ma dovra' comunque fare un versamento del 20% sul capitale netto. E' stata confermata la soglia dei 200 milioni di patrimonio netto per poter portare la Spa bancaria fuori dal perimetro cooperativo. Altra novita' introdotta dal Parlamento riguarda le specificita' territoriali con la possibilita' per il gruppo altoatesino 'Raiffeisen' di rimanere autonomo e la possibilita' di far entrare nella holding dei 'sottogruppi' territoriali. Il secondo pilastro del provvedimento e' quello della Gacs, il meccanismo di garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze bancarie.

Fra le novita' decise alla Camera e confermate al Senato la concessione delle garanzie anche agli intermediari finanziari, oltre che alle banche e l'aumento di 20 milioni, fino a 120, della dotazione del relativo Fondo ministeriale. Il Parlamento e' intervenuto anche su un'altra serie di temi, a partire dall'anatocismo. E' stata anche ampliata la platea dei beneficiari dell'imposta unica di 200 euro introdotta, per il solo 2016, sulle compravendite immobiliari giudiziarie. Gli acquirenti 'prima casa' vengono esonerati dall'obbligo di rivendita dell'immobile entro due anni. Tra le altre misure introdotte figura anche la possibilita' di ricorrere gratuitamente alla Banca d'Italia per ottenere la dichiarazione necessaria per protestare gli assegni anche nel caso di assegni cartacei. Il decreto legge infine consente due giorni di tempo in piu' per l'accredito del pagamento in caso di pagamento delle multe tramite bonifico.

Npl, Intesa boccia il dl Governo.UniCredit concede più tempo a Vicenza

Il messaggio a Renzi e Padoan dai banchieri italiani dev'esser arrivato forte e chiaro se è vero, come ha appena confermato anche il viceministro dell'Economia Enrico Zanetti, il governo è al lavoro sul tema degli istituti di credito, fra cui anche quello delle sofferenze, confezionando una soluzione di sistema.

Mentre il Governo incassa la fiducia sul decreto banche in Senato, i big del sistema bancario italiano infatti bocciano i Gacs ovvero i singoli veicoli di garanzia pubblica sulle tranche senior di cartolarizzazioni di non performing loans (sofferenze) contenuti all'interno del dl e frutto di una lunga trattativa tra il nostro Paese e Bruxelles.  I Gacs "sono uno strumento per un particolare tipo di problema. Qui è opportuno mettere in sicurezza un sistema di crediti più ampi che sono in difficoltà ma buoni", ha sottolineato infatti a margine  della prima giornata del Salone del Risparmio, il presidente del Cds di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. Una voce che pesa essendo il gruppo guidato da Carlo Messina la prima banca italiana per capitalizzazione di Borsa, ma soprattutto per capillarizzazione lungo lo Stivale.

Secondo Gros-Pietro che ha parlato all'indomani dell'incontro al Tesoro fra i banchieri italiani, il ministro dell'Economia, il presidente dell'Acri (fondazioni) Giuseppe Guzzetti e i vertici di Cdp, "quello degli Npl è il principale problema cheabbiamo in Italia e va trattato con attenzione. Sarebbe facile forzare il recupero dei crediti ma significherebbe mettere in difficoltà imprese, clienti e banche. I crediti in difficoltà riguardano soprattutto le Pmi e sono pochi verso le famiglie e le grandi imprese. Il recupero accelerato e molto energico dei crediti potrebbe mettere in difficoltà soprattutto le piccole imprese. Allo stesso tempo" il recupero forzato "avverrebbe a valori che non sono ragionevoli. Non avrebbe senso cedere questi crediti a prezzi che sono soliti pagare i fondi avvoltoi". "Intesa Sanpaolo", ha proseguito Gros-Pietro "sta lavorando su questo tema. Noi intendiamo continuare su questa strada e se altre banche vorranno seguirci, saremo contenti".

Gros Pietro poi non si è voluto sbilanciare sull'ipotetico ruolo che il governo potrebbe giocare in questa partita. "Su questo non posso parlare", ha detto. Non si sa "se vuole avare un ruolo". Mentre con l'Ue "non si è mai trattato sul tema attuale, su come accompagnare i creditori nel loro rapporto con le banche. Un tema che non è mai stato trattato a livello sovranazionale", ha concluso.

Insomma, a quanto pare, dopo che il Gacs è già stato liquidato come poco impattante, si fa strada l'ipotesi di due veicoli privati per gestire, in modo separato, le sofferenze a livello di sistema. Una soluzione alla quale Palazzo Chigi sta lavorando anche per gli aumenti di capitale che sono in arrivo (in particolare quello immimnente di Banca Popolare di Vicenza).  Nel corso dell'incontro di ieri, secondo le indiscrezioni, si sarebbe cominciato a finalizzare il lavoro preparatorio svolto nelle settimane scorse dal Mef, da Cdp e da alcuni advisor (circolano i nomi di Citi e Goldman Sachs) con l'obiettivo di entrare quasi immediatamente nella fase operativa. Magari già la settimana prossima, quando entrerà nel vivo il dossier delicato della Popolare berica.

La rapidità è indispensabile anche per evitare di lasciare i titoli del settore - già sufficientemente provati- ancora sulla graticola. Per quanto riguarda i due veicoli, da una parte ce ne sarà quindi uno che si occuperà di garantire gli aumenti di capitale delle banche, permettendo così il raggiungimento dei ratio patrimoniali della Bce. Dall'altra dovrebbe agire un fondo che acquisterà I crediti deteriorati e si finanzierà sul mercato emettendo Abs (asset backed securities), avvalendosi della garanzia pubblica per le tranche senior. Il tavolo convocato da Renzi ieri a palazzo Chigi aveva la finalità di mettere al sicuro gli aumenti di capitale di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, indispensabile per riportare sopra il livello di guardia gli indici patrimoniali dei due istituti, scongiurando il ricorso al primo bail-in italiano che potrebbe dare un colpo di grazia al mercato e costituire un effetto domino.

Il probabile, secondo i rumors, passo indietro di UniCredit (che non vuole ritrovarsi sul groppone una massa di inoptato dalla garanzia) sulla ricapitalizzazione dell'istituto vicentino per 1,75 miliardi sta infatti mettendo in allerta Governo e authority. Intanto, il gruppo ha esteso la garanzia sull'aumento da 1,75 miliardi dal 30 aprile fino alla seconda metà di maggio. Domani partirà quindi il pre-marketing per sondare il mercato e l'avvio dell'operazione, sulla base del calendario attuale, è atteso il 18 aprile, ovvero subito dopo il via libera della Consob al prospetto informativo.

Se Intesa (già impegnata sull'aumento di Veneto Banca) ha chiuso la porta a eventuali collaborazioni sul tema delle ricapitalizzazioni,  UniCredit è l'istituto che ha garantito a fermo l'operazione ma, secondo quanto filtra, il contratto avrebbe clausole precise che vanno oltre la tipica mac (material adverse change), clausola che permette di sfilarsi in caso di condizioni avverse di mercato.

In parallelo ci sarebbe anche il faro acceso dalla Consob sul prospetto: gli uffici coordinati da Giuseppe Vegas stanno sollecitando integrazioni del documento. Tra i rischi connessi ci sarebbe la redditività: dai dati preliminari del trimestre, la banca berica chiuderebbe in rosso, con uno scostamento delle previsioni. E proprio l'andamento della banca farebbe parte di una delle clausole che UniCredit vorrebbe impugnare per tirarsi fuori. Un'opzione che piace alla Borsa dove il titolo della banca guidata da Ghizzoni guadagna a metà giornata quasi il 3% a 3,004 euro, ma con punte in mattinata anche di oltre il 5%.
 

 

 

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