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Economia
Piazza Affari maglia nera Ue: -11%. ​​​​​​Bruciati 63 mld. ​​​​​​WS fa -7,8%

Lunedì nero per i mercati finanziari: il blitz del governo italiano in Lombardia per controllare la diffusione del coronavirus e lo scontro sull petrolio, dopo il mancato accordo raggiunto in seno all'Opec+, hanno creato il panico sui mercati e messo al tappeto le Borse europee, con Piazza Affari che ha pagato il conto piu' salato. Il Ftse Mib, arrivato a cedere oltre il 12% in concomitanza con lo stop alle contrattazioni di Wall Street, ha chiuso in ribasso dell'11,17%. Piazza Affari non accusava un calo a doppia cifra dal 2016, dopo l'annuncio del voto sulla Brexit.

I miliardi bruciati in una singola seduta sono 63,5. Alla fine della scorsa settimana, infatti, la capitalizzazione dei titoli raggruppati nell'All Share valeva 592 miliardi e 792 milioni; con il calo di oggi, che per l'indice vale il 10,75%, si scende dunque sotto i 530 miliardi. Prima dell'inizio della brusca correzione dei mercati legata all'epidemia di Coronavirus la capitalizzazione era superiore a quota 700 miliardi: il calo e' dunque di quasi 180 miliardi in poche sedute.

Lo spread e' volato di 43,8 punti a 227 punti, con il rendimento del decennale che si e' portato sopra all'1,41%. Il petrolio wti (contratto di aprile), arrivato a segnare un calo attorno al 30%, ha ridotto le perdite al 18% sul finale, attestandosi a 33,8 dollari al barile. Anche l'euro ha registrato variazioni importanti, schizzando 1,1442 dollari, da 1,1322 di venerdi' scorso. A poco sono valse anche le frasi del presidente Usa, Donald Trump, che il coronavirus non e' una minaccia per l'americano medio, nonche' l'intervendo della Fed, che ha annunciato l'aumento del limite per le operazioni sul mercato Repo da 100 a 150 miliardi di dollari per mitigare i rischi.

A Piazza Affari solo una manciata di titoli di piccole dimensioni sono riusciti a chiudere in territorio positivo. Le blue chips hanno accusato tutte pesanti perdite, con quelle del settore oil in caduta libera. Eni ha lasciato sul parterre il 20,8%, Saipem il 21,5% e Tenaris il 21,38%. Le banche italiane hanno perso oltre il 10%, facendo coppia con quelle europee.

Hanno tentato di arginare le perdite sotto il 10% le utilities, mentre la 'migliore' del Ftse Mib e' stata Pirelli che ha arginato le perdite al 4,37%, beneficiando della notizia che la societa' non ha subito impatti sulle attivita' produttive, nonostante la diffusione del virus in Italia e le misure restrittive introdotte dal Governo Conte. Il gruppo ha anche precisato che l'attivita' produttiva in Cina sta tornando alla normalita'. Le azioni della Bicocca, comunque, stanno sui minimi e quasi alla meta' del prezzo di ipo dell'autunno 2017 (era a 6,5 euro e oggi si attestano a 3,79 euro).

Le Borse europee hanno iniziato le contrattazioni in pesante calo risentendo tanto dell'annuncio shock del governo italino sulla Lombardia, che delle tensioni sul petrolio, scattate dopo che l'Opec+ non e' riuscito a stringere un accordo sui tagli alla produzione di greggio. In effetti la proposta dell'Opec di tagliare l'offerta di ulteriori 1,5 milioni di barili al giorno, a partire da aprile fino alla fine dell'anno, e' stata rifiutata dalla Russia. In seno al meeting e' avvenuto un vero e proprio strappo al punto che non sono state indicate nemmeno le direttive sul futuro dei tagli all'offerta di petrolio che erano stati concordati in precedenza dalle controparti e che scadranno alla fine del mese. Come se non bastasse, il ministro dell'Energia russo, Alexander Novak, ha detto ai giornalisti che, 'a partire dal prossimo primo aprile, inizieremo a lavorare senza preoccuparci piu' di quelle quote o di quelle riduzioni che erano operative in precedenza'.

L'Arabia Saudita ha risposto allo schiaffo russo decidendo di varare sconti massicci ai prezzi di vendita ufficiali del proprio petrolio, al fine di rendere le proprie esportazioni piu' competitive. In piu' secondo indiscrezioni il Paese sarebbe pronto ad aumentare la propria offerta oltre la soglia dei 10 milioni di barili, scatenando una vera e propria guerra dei prezzi. Il presidente americano ha minimizzato, commentando che il crollo del prezzo del greggio 'e' un bene per i consumatori: il prezzo della benzina al distributore sta scendendo!'.

Trump ha anche dichiarato che le discussioni tra Arabia Saudita e Russia sul prezzo e sulla produzione di petrolio e le 'Fake News' sul coronavirus alimentate dai Dem 'sono la ragione della caduta del mercato', con Wall Street che poco dopo l'apertura ha subito addirittura lo stop delle contrattazioni per vendite eccessive. Trump ha cercato di rassicurare che come indicato dal chirurgo nazionale (capo esecutivo dello United States Public Health Service Commissioned Corps e portavoce delle questioni di salute pubblica all'interno del governo federale, ndr) il rischio di contrarre il Covid-19 'e' basso per un americano medio'. Le parole dell'inquilino della Casa Bianca, pero', non sono riuscite ad arginare la raffica di vendite sui mercati finanziari e neppure il provvedimento della Fed di aumentare le operazioni sul mercato Repo da 100 a 150 miliardi di dollari.

Gli investitori sono pronti a scommettere che l'istituto Usa scendera' di nuovo in campo a meta' marzo per tagliare i tassi di interesse, dopo la sforbiciata di 50 punti base della scorsa settimana, con il costo del denaro all'1-1,25%. A Piazza Affari il bilancio delle blue chips e' un bollettino da paura: i titoli del settore petrolifero sono crollati di oltre il 20%. Anche le banche hanno accusato cali pesanti: da Unicredit giu' del 13,4%, a Intesa Sanpaolo in ribasso dell'11,5% a Ubi che ha ceduto il 12,5%. Banco Bpm e' stata la peggiore accusando un calo del 14,3%. Bper e' scivolata del 13,5%. 

Hanno tenuto 'leggermente' meglio le utilities: Enel ha perso il 9,9%, Terna il 7,3%, Snam il 9,2% e A2a il 10,7%. Sul finale Diasorin e' riuscita ad arginare le perdite al 3,1%, superando la performance di Pirelli che per gran parte della seduta e' stata la migliore, finendo in calo del 4,3%. La societa' guidata da marco Tronchetti Provera ha beneficiato della notizia che la societa' non ha subito impatti sulle attivita' produttive, nonostante la diffusione del virus in Italia e le misure restrittive introdotte dal Governo Conte. Il gruppo ha anche precisato che l'attivita' produttiva in Cina sta tornando alla normalita'.

Nel resto d'Europa Francoforte del 7,9%, Parigi dell'8,39% e Madrid del 7,96%. Londra ha registrato un ribasso del 7,69%. A Parigi Socgen (-17,65% ), Cre'dit Agricole (-16,86%) e Bnp Paribas (-12,28%) hanno accusato le perdite piu' pesanti. A Francoforte Lufthansa (-8,19%) ha perso ancora quota, totalizzando da inizio anno un ribasso superiore al 35%. Venerdi' scorso la compagnia aerea ha drasticamente ridotto i propri voli. Come segnale positivo va segnalato che si sta fermando la corsa all'oro, considerato come il bene rifugio per eccellenza: il prezzo del'oro giallo sta cedendo quasi 26 dollari l'oncia, portandosi a 1670 dollari l'oncia.

Per contro gli investitori continuano a comprare treasury Usa, anch'essi considerati un bene rifugio: il rendimento sta crollando del 26%, pur essendo risalito allo 0,52%, rispetto ai minimi di giornata. La performance e' provocata anche dall'attesa che la Fed tagliera' i tassi e c'e' chi non esclude che a stretto giro portera' il costo del denaro a zero. 

Oltre Oceano, si chiude in forte calo la peggiore giornata a Wall Street dalla crisi finanziaria del 2008. Il Dow Jones ha perso 2.018,43 punti, il 7,8%; l'S&P 500 ha ceduto 226,41 punti, il 7,62%; il Nasdaq ha lasciato 624,94 punti, il 7,29%. Le forti preoccupazioni hanno spinto gli investitori verso i beni rifugio: i rendimenti del decennale sono tornati sopra lo 0,4%, dopo essere scesi allo 0,318%, minimo storico, mentre il trentennale è sceso per la prima volta sotto lo 0,9% in giornata, tornando poi sopra l'1%. Il petrolio Wti ha chiuso in ribasso del 24,6% a 31,13 dollari al barile, ai minimi degli ultimi quattro anni. Si tratta della seconda peggiore giornata della storia per il Wti, da quando nel 1983 ha cominciato a essere quotato al Nymex, dopo il 17 gennaio del 1991, quando scoppiò la guerra del Golfo.

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