Pmi italiane più forti che mai, altro che Paese finito. Utili in crescita, meno debiti e... Ecco come stanno (davvero) le nostre imprese - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 09:21

Pmi italiane più forti che mai, altro che Paese finito. Utili in crescita, meno debiti e... Ecco come stanno (davvero) le nostre imprese

La ripresa delle Pmi ha preso slancio; infatti nonostante la congiuntura poco favorevole, le nostre aziende sono finanziariamente sempre più solide

di Francesco Megna

Pmi italiane più forti che mai, altro che Paese finito

Redditività in leggera crescita e fatturato in aumento in termini nominali per le nostre Pmi, che restano solide e potrebbero finanziare investimenti importanti nel breve termine. Cresce il valore aggiunto, a ritmi maggiori dei costi del lavoro con effetti lievemente positivi sulla produttività e sui margini.

I tempi e ritardi nei pagamenti sono migliorati, dopo una lunga fase di stallo: la ripresa delle Pmi ha preso slancio; infatti nonostante la congiuntura poco favorevole, le nostre aziende sono finanziariamente sempre più solide. Vi è una forte presenza di Pmi, spesso ex microimprese, che dimostrano un potenziale di crescita notevole, ma non sfruttato pienamente, che potrebbero assicurarsi condizioni più favorevoli per l’accesso al capitale di debito tradizionale o di finanza alternativa.

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La distribuzione del fatturato vede una netta crescita delle piccole e medie imprese a discapito delle micro. Un segnale positivo è quello relativo all’indice di indebitamento che rappresenta il totale delle passività rispetto al patrimonio netto. Il leverage finanziario mediano passa dallo 0.95 allo 0.80, e anche questo è un indice positivo, poiché rappresenta un dato sulla riduzione all’indebitamento finanziario. Parallelamente le Pmi hanno rafforzato il proprio capitale a ritmi decisamente più sostenuti.

La ripresa delle redditività lorda non si è quasi fermata: i margini sono cresciuti di poco sopra il 4% (era il 3,2%). Guardando al passato le nostre Pmi hanno livelli di Mol di poco superiori del 5% rispetto a quelli del 2010; e il miglioramento della redditività, dimostra come l'incidenza degli oneri finanziari sui margini abbia raggiunto un minimo storico (12%).

Gli score assegnati ai bilanci delle Pmi riflettono questi miglioramenti strutturali: la quota delle aziende con un bilancio "solido" ha raggiunto un livello massimo, mentre quella delle aziende con un bilancio 'rischioso' è scesa al minimo. In crescita gli investimenti: la dinamica risulta particolarmente sostenuta nel settore del manifatturiero che ha beneficiato degli incentivi di Industria 4.0.

Nonostante questi miglioramenti, i livelli di investimento delle Pmi rimangono identici a quelli di cinque anni fa: le Pmi più solide non hanno difficoltà a reperire capitali ma spesso preferiscono ricorrere a risorse generate internamente o a capitale proprio.

Chi invece fa ricorso al debito bancario (soprattutto le aziende sino a 200 milioni di euro di fatturato), nel 30% dei casi richiede liquidità per acquisto di nuovi impianti e macchinari, spesso associata a linee di smobilizzo crediti a breve termine. Crescono le richieste di prestiti per finanziare progetti di crescita verso i mercati esteri, ovvero per l'implementazione di nuovi business da associare a quello (core) principale. In aumento anche le richieste di finanziamenti a breve termine per pagamento di tasse, contributi, stipendi e fornitori.