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Economia
PopBari, commissari al lavoro sul management. Si guarda al dopo-assemblea

Dai commissari straordinari della Banca Popolare di Bari, Antonio Blandini ed Enrico Ajello arrivano parole di fiducia sull’esito dell’assemblea degli azionisti (convocata per il 29, il 30 in seconda convocazione; sembra sia state raggiunte le 22 mila deleghe. Con altre 10 mila l'assemblea va in prima convocazione), assise chiamata a trasformare la Popolare in Spa, ad aumentare il capitale e a cederlo poi a Mediocredito centrale (Mcc). 

Pare però che Blandini e Ajello, come raccontato da Affaritaliani.it, nutrano qualche timore sul via libera dei soci al cambio di forma giuridica della banca, disco verde che se non arrivasse aprirebbe la strada alla risoluzione in stile Banca Marche.

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Sulla trasformazione in Spa, infatti, sono tutti apparentemente d’accordo, ma sia i commissari sia i vertici della Banca d’Italia sia il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, che sta seguendo in prima persona questa partita per il Governo, e sia alcuni esponenti dell'esecutivo stesso temono il colpo gobbo da parte degli azionisti (69 mila in tutto che devono esprimersi a distanza entro la scadenza del 27 giugno), alcuni dei quali sarebbero convinti di poter avviare - con il “no” alla trasformazione societaria - una sorta di trattativa con il Mef per ottenere di più rispetto ai 2,38 euro per azione messi sul tavolo. Un valore che Blandini ha definito già “elevatissimo per una banca commissariata che ha perso tutto il suo capitale”.

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Quello che questi soci non sanno è che, con le nuove regole comunitarie, in realtà l’offerta è prendere o lasciare: non ci sono più infatti le condizioni politiche per risolvere la crisi come altre in passato e cioè con maggiori esborsi di denaro pubblico.

Rispetto agli auspici di inizio operazione, la politica nazionale e locale non sta dando una mano ai commissari, che speravano in una discesa in campo di tutti i partiti, affinché spronassero i soci e il territorio per favorire l’esito positivo del voto assembleare. Forze politiche ora forse timorose di contrariare l’elettorato, specialmente in un momento come questo dove la Puglia si sta avviando a una difficile campagna elettorale che terminerà con il voto del 20 e del 21 settembre. La sfida fra Raffaele Fitto e l'attuale governatore Michele Emiliano che scalda maggiormente la politica a livello nazionale. 

E non tranquillizza addirittura che un ex potentato locale come la famiglia Jacobini, artefice per 60 anni dei tronfi e dei disastri dell'istituto di credito pugliese, non abbia alcun interesse a stoppare l'addio al modello popolare. Con il “no” alla Spa, infatti, la banca verrebbe messa in liquidazione e per la vecchia gestione si aprirebbero le porte dell’accusa di bancarotta, mentre per il momento lo scenario è soltanto quello dell’azione di responsabilità nei confronti degli ex-vertici. Attualmente solo promessa.

Così mentre è stato coinvolto nella preparazione dei lavori assembleari anche Morrow Sodali, leader mondiale delle informazioni di mercato, ingaggiato dalla banca per dare informazioni agli azionisti (e la Comin&Partners per la comunicazione), Blandini ed Ajello sono già al lavoro sulla fase post-commissariale per lanciare messaggi di fiducia a tutti gli stakeholders sulla nuova era che si aprirà a Bari. A cominciare dalla governance.

Alcune fonti interne alla banca spiegano che il piano dei commissari, d’accordo con Fondo interbancario e Mcc, è volto infatti alla individuazione di un nuovo management, in grado da un lato di tagliare tutti i ponti col passato e dall’altro di gestire una nuova realtà che dovrà aggregare altri istituti per far nascere una grande banca del Sud. Dopo l’assemblea e si spera il passaggio alla nuova forma giuridica, infatti Blandini e Ajello gestiranno la transizione restando sino a fine anno (non ci saranno né proroghe né trasformazioni del loro mandato) per occuparsi di alcuni adempimenti formali.

E in autunno la nuova assemblea dovrà varare poi il futuro consiglio. Sempre entro fine anno andrà anche trovato un nuovo direttore generale (l’attuale Paolo Alberto De Angelis è a termine) e un nuovo capo del personale. Dopo gli strali lanciati a fine febbraio dal M5S all’ex Veneto Banca Cristiano Carrus, chiamato dai commissari straordinari come chief financial officer per gestire i conti del gruppo nella fase emergenziale post-Jacobini, la ricoferma del banchiere non è assolutamente scontata.

@andreadeugeni

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